Mi è passata sottocchio la foto di Civitanova anni ‘50 e la memoria è corsa subito a quella bella e dinamica città che era meta di nostre “spedizioni” di fine settimana. C’erano belle sale cinematografiche, negozi a conduzione familiare dove la faccia del proprietario era garanzia della qualità venduta, si andava a passeggiare sopra il molo e, in qualche caso, ci si bagnava con gli spruzzi delle onde che superavamo gli scogli. Ci si fermava, talvolta, a comperare il pesce appena sbarcato dai barconi, richiamati dalle grida delle mogli dei pescatori: “Mòru venne qua da me che lo péscio è vivo”. Si aspettava che nel trabucco, posto lungo il molo tirassero su la grande rete a bilancia, per vedere se c’era qualche pesce, indovinandone la specie.
Oggi è tutto cambiato. I negozi sono fotocopie di quelli di altre città, perché affiliati a griffe super reclamizzate. Sono scomparse le botteghe artigiane e le grandi officine come Cecchetti. Distrutto pure il ricordo della grande fornace Ceccotti. La stazione ferroviaria non è più un posto di socializzazione ma è un “luogo” dove non trovi uomini che parlano il dialetto de li marinà ma conversi con robot programmati. Nell’antica Citanò c’era pure tanto altro. Preferite la città di oggi o quella di ieri? Quali i vostri ricordi?
Alberto Maria Marziali
23 maggio 2024