Antonio Campetti, collezionista di auto e moto d’epoca, persona dal cuore d’oro

A volte una comune passione può legare le persone, magari in un rapporto di conoscenza non profondissimo ma che, comunque, resiste nel tempo. La passione per le auto sportive mi fece conoscere Antonio Campetti, un ragazzo simpatico e dal viso aperto, con un sorriso che gli coinvolgeva anche gli occhi.

Aveva una carrozzeria su per la lunga di Villa Potenza, con davanti uno slargo erboso dove teneva parcheggiate alcune auto. Passando lì davanti con un amico avevo notato una piccola spider e, siccome stavo cercando una macchina, mi fermai. Era una Innocenti spider 1100 colore azzurrino metallizzato, cerchi a raggi Borrani con gallettone centrale, volante in legno con razze forate, allungabile e sedili da macchina da corsa che volevano una posizione di guida praticamente lunga, distesa. Amore a prima vista. La trattativa con Antonio fu breve e da lui comprai la mia prima auto.

Ogni volta che c’incontravamo da qualche parte erano sempre saluti cordiali. Pochi giorni fa il mio amico (nonché meccanico di fiducia) Mario mi ha donato un libro, fatto che mi ha dato piacere ma anche un gran dispiacere. Il libro è intitolato “Solidarietà in moto” e ha come protagonista proprio Antonio Campetti. Era da un po’ che non lo incontravo e non avevo saputo della sua dipartita, avvenuta un anno fa. Quando Mario, parlando del libro, me lo ha detto sono rimasto di sasso, un gran dispiacere. Dalla lettura del libro, corredato da bellissime immagini di auto e moto d’epoca, queste ultime appartenute a grandi campioni motociclistici, tutte facenti parte della collezione di Antonio, sono venuto a conoscenza di un lato del carattere di questo personaggio che me lo ha fatto apprezzare ancora di più.

Era una persona dal cuore d’oro, sensibile alle difficoltà altrui, il che lo ha condotto a occuparsi attivamente di solidarietà e lo ha fatto nel modo che gli era più congeniale, in affinità con la sua passione per i mezzi storici, moto e auto. Partecipava con successo alle esposizioni presentando le moto con cui Uncini e Capirossi avevano vinto dei campionati mondiali, con quelle di altri campioni blasonati. Fu con la prima partecipazione a una fiera che ebbe un forte risultato economico; in quel periodo era venuto  a conoscenza della situazione del piccolo Denis affetto da un brutto problema al cuore, con la famiglia in difficoltà economiche tali da non poter operare il piccolo. Antonio, d’istinto, dona un milione di lire per aiutare queste persone. Fu il primo atto di solidarietà che ebbe vasta eco e al quale ne seguirono altri.

Anche la Banca Nazionale del Lavoro, che partecipava al progetto nazionale Telethon, per stimolare l’interesse di possibili benefattori chiese ad Antonio di portare nella sede maceratese dell’istituto di credito le sue moto. Campetti aderì con entusiasmo, vista la finalità dell’evento, portando addirittura anche la Miura che venne parcheggiata davanti la sede della banca. Inutile dire che fu un successo. Nel frattempo la collezione s’impreziosiva di altri pezzi importanti e rarissimi: le banalità, pur se d’epoca, non facevano per Antonio. Data la fama della sua collezione gli arrivano richieste di partecipazione da ogni parte. Ormai la sua notorietà è un fatto assodato.

Sempre finalizzato a fare beneficenza contatta la casa d’aste Christie’s, che si dichiara disponibile purché l’asta si tenga in Inghilterra. Antonio invece vorrebbe si tenesse a Montecarlo per cui rifiuta. Anzi, fonda con sede a Vaduz, nel Liechtenstein, una propria casa d’aste, la Acrux. A Montecarlo incontra il principe Alberto Grimaldi che è favorevole al progetto di Campetti, che intende mettere all’asta 19 moto e 5 auto, tra queste una Ferrari 308 GTS offerta da un artigiano maceratese per reperire fondi per l’Opera Sociale Meninos de rua a San Paolo del Brasile. Tutto è pronto ma interviene una “longa manu” e l’asta sfuma. Ci riprova a Ginevra ma questa volta ci si mette di mezzo il maltempo. Altre mostre, altre aste, anche la Miura se ne va, parte dei diritti devoluti alla “Missione Ketty”, Nigeria. Poi se ne va anche Antonio…           

Fernando Pallocchini

2 maggio 2024

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