In via Centofiorini a Civitanova Alta c’è il museo di “Arti e Tradizioni Popolari” esteso su due piani (600 mq) che meriterebbe maggior divulgazione. Andiamo a tracciare la sua storia.
Pietro Pepa, già daziere del Comune, in pensione (conosciuto come Pierino), era discendente da una famiglia di costruttori di carri agricoli dal 1840 al 1975. Il padre Nazzareno e i suoi fratelli avevano la “bottega” dietro la chiesa del SS. Sacramento. Il carro agricolo, trainato da una coppia di buoi, era chiamato biroccio. Ne esistevano una versione base da lavoro in legno al naturale e una decorata a colori sgargianti, da mostrare con un certo orgoglio durante le feste e le rievocazioni.
Ma quando, dopo gli anni Cinquanta, con l’avvento della meccanizzazione, quei carri furono progressivamente soppiantati a Pierino venne l’idea di cominciare a raccogliere degli attrezzi che ricordassero l’epopea contadina in veloce cambiamento. L’esodo dalle campagne verso le città era già in atto. Dagli anni Settanta girovagando nel Maceratese, fra vecchi clienti e agricoltori, iniziò a collezionare numerosi oggetti, la maggior parte donati ed altri ceduti dietro modesto compenso. Trascorsi vent’anni di appassionata ricerca, gli oggetti stavano diventando numerosi, ponendo il problema di dove collocare tanto materiale di così vivo interesse etnologico.
Pierino si diede allora da fare per trovare una sede al futuro museo. La Confraternita del SS. Sacramento, di cui Pierino era amministratore, stava facendo costruire in via Centofiorini, nei pressi dell’asilo comunale, il “Villaggio della Solidarietà”, una schiera di miniappartamenti destinati a giovani coppie e persone anziane. Siccome alcuni garage erano inutilizzati si volle usarli a fini museali. Dopo numerose peripezie e intere giornate d’impegno volontario di Pierino e di alcuni amici che collaborarono nell’allestimento e nel trasloco delle migliaia di attrezzi, alcuni molto pesanti e voluminosi, finalmente il “Museo delle Arti e Tradizioni Popolari” fu inaugurato giovedì 13 agosto 1992, alla presenza delle autorità e di qualche sponsor.
Purtroppo, quella che doveva essere una sede provvisoria lo è restata per 32 anni fino ad oggi senza che il Comune di Civitanova si sia fatto carico, anzitutto di comprendere l’importanza di tale museo, e quindi trovargli una più confacente collocazione. Questa esposizione si estende in una quindicina di ambienti-sezioni. Il nucleo iniziale è la bottega del birocciaio-falegname, la più completa di attrezzi e utensili a mano, in quanto i familiari di Pierino, come attestato da documenti comunali, sono stati carradori (birocciai) per oltre 130 anni.
Nel 2000 Pierino venne a mancare. Da allora il figlio Nicola e, saltuariamente, il di lui figlio Marko, sono subentrati nell’attività di conservazione e divulgazione museale. Tra i pezzi più interessanti ci sono, naturalmente, un biroccio ben conservato dipinto da Nazzareno Pepa (padre di Pierino); poi una serie di aratri di legno, gli erpici, ecc. Al piano inferiore, tra l’altro, sono esposti un telaio dei primi dell’Ottocento definito povero, la ricostruzione di un’aula elementare con vecchie cartine geografiche appese e una enorme mola di granito facente parte di un frantoio, donata da una famiglia di Fontespina. Curiosa l’origine di un ampio tavolo rivestito di metallo destinato alla norcineria che fu donato dalle suore domenicane che animarono per diversi anni l’asilo in corso Annibal Caro: era stato rinvenuto negli scantinati del loro palazzo.
Non manca la ricostruzione di una cucina di campagna marchigiana di una volta con il camino e il fornello esterno a carbone per cuocere le vivande, con tutti gli utensili originali. Un imponente torchio ligneo a due viti gemelle, per la spremitura delle uve che sembra risalire al Settecento fu donato dalla famiglia romana dell’ambasciatore Giacomo Profili, trovandosi nelle cantine del loro palazzo gentilizio a Civitanova Alta.
Nel 2014 Nicola venne contattato dalla Palomar, società romana di produzione cinematografica, che richiese la concessione in uso temporaneo di numerosi attrezzi e suppellettili destinati all’allestimento delle varie scene del film “Il giovane favoloso”, del regista Mario Martone, sulla vita di Giacomo Leopardi. In occasione di feste patronali, carnevale, ecc. alcuni oggetti sono periodicamente chiesti in prestito da parrocchie e associazioni locali.
Il museo è meta periodica di visite di studio da parte di scolaresche, che vanno dalle classi elementari alle superiori. Crediamo, dopo 32 anni dalla fondazione, sia il caso che anche questo museo, (come già avvenuto per altri a Civitanova) trovi una destinazione più idonea, anche per renderlo più conosciuto ai civitanovesi e per allargare l’offerta turistica ai villeggianti. Dice Nicola: “Al fine di tramandare alle nuove generazioni la vita dei loro padri e nonni, finita solo pochi decenni fa”. Nicola sollecita quindi vivamente l’amministrazione comunale civitanovese a interessarsi fattivamente della questione, onde evitare che, altrimenti, possa verificarsi la malaugurata ipotesi del trasferimento forzato del museo in uno dei centri viciniori, la cui amministrazione comunale si dimostri più sensibile a questa tematica e renda disponibile una sede più consona a ospitare e meglio esporre le migliaia di oggetti raccolti con passione da Pierino Pepa.
La visita del museo è possibile, previa intesa con Nicola Pepa alla mail nitacro96@gmail.com o al numero 366 3464303.
servizio e foto di Eno Santecchia
10 aprile 2024