Dal Medioevo e sino a tempi abbastanza vicini a noi, le rivalità municipali qui nelle Marche, ma anche altrove, erano molto accese e non mancavano le occasioni per dar luogo a contese anche lunghe e aspre, che a noi oggi appaiono quasi sempre assurde o ridicole.
L’antagonismo giungeva a far scendere in lizza anche i santi patroni e, per dare una idea dei battibecchi del passato, prendo a esempio il caso di Macerata e Montolmo. L’orgoglio di avere per santo patrono della loro città il principe degli apostoli e primo papa, è (o bisogna dire era?) fortissimo nei montolmesi (o bisogna dire corridoniani?), e veniva certificato, anno dopo anno, dai festeggiamenti civili e religiosi indetti per San Pietro. Festeggiamenti solenni e dispendiosi, che in passato duravano addirittura otto giorni di fila.
I vicini maceratesi, invece, sono molto devoti a San Giuliano e non è che i loro festeggiamenti fossero da meno. San Giuliano, come si ricorderà, è detto l’Ospitatore perché presiede al buon albergo dei viaggiatori e i montolmesi, sentendosi ben altrimenti protetti, a scanso di discussioni e con sottintesa superiorità usavano rivolgere ai vicini questa precisazione: “Sa’ Gnulià lu vóstru, San Piétro lu nóstru!”
Ebbene, pare che un giorno un montolmese si vantasse così con un maceratese: “Lu Sandu patró vvóstru ve ‘ssicurerà ll’allògghju su ‘sta tèra, ma lu nóstru ce lu ‘ssicura gnènde de mino che im Paradisu, perché le chjàe ce l’ha issu, ce l’ha Sam Piétro nóstru!” (Il santo patrono vostro vi assicurerà l’alloggio su questa terra, ma il nostro ce lo assicura niente di meno che in Paradiso, perché le chiavi ce le ha lui, ce le ha San Pietro!). Rispose il maceratese argutamente e senza risentimento: “S’è sembre saputo che vvuàddri ve ‘nderèssa de più quill’atru munnu, perché in quistu non ge sapéte stà’!” (Si è sempre saputo che a voialtri interessa di più quell’altro mondo, perché in questo non ci sapete stare!).
3 febbraio 2024