Restaurata grazie alla Fondazione Carima
La carrozza, esposta in una sala di Palazzo Piersanti, oltre a essere tra i pezzi più significativi della pregevole collezione settecentesca, rappresenta, per tipologia e decori, uno degli esemplari superstiti più interessanti di carrozze di epoca rococò. Riconducibile a dopo il 1750, la vettura è un particolare modello di calèche (elegante carrozza leggera, da passeggio o da parata, a quattro ruote) fatta realizzare per essere esibita, come si percepisce dalla cura dei dettagli, in occasioni speciali e mondane durante la bella stagione.
Note tecniche
L’esemplare è composto da due parti principali, il grande telaio e la cassa o cocchio per i passeggeri. La forma massiccia e allungata del primo, caratterizzato da un possente sterzo tutto intagliato e da due predellini fissi a base circolare, si contrappone alle linee più affusolate ed eleganti del cocchio. La cassa, parzialmente coperta da una capote a soffio rigida in corame e internamente rivestita con un damasco in seta rossa è a due sedili d’onore contrapposti e ha la peculiarità di essere sospesa sul carrabile tramite due robusti cinghioni in cuoio che fungono anche da ammortizzatori. La struttura in noce massiccio del carro e quella della cassa sono caratterizzate da una raffinata decorazione a intaglio di tralci vegetali e volute fogliacee, motivi riproposti in tecnica pittorica e policroma, con aggiunta di piccoli cammei. l’attuale laccatura grigia è conseguente alla ridipintura eseguita nel corso dell’800.
Il restauro è stato finalizzato non solo alla conservazione e al ripristino dell’antico splendore della carrozza settecentesca, ma anche alla conoscenza, attraverso analisi chimiche dei materiali, del manufatto, di cui non si ha alcuna informazione storica circa la sua realizzazione. Aver impostato tale intervento anche come momento conoscitivo ha permesso di apprendere che la struttura è in legno di noce e che la laccatura avorio attuale di epoca ottocentesca ricopre uno strato pittorico verde, mancante per oltre il 70% della superficie interessata e in pessimo stato di conservazione, steso su una sottile preparazione rossa.
Realizzato sotto la supervisione della Soprintendenza ai Beni Storici, Artistici ed Etnontropologici delle Marche-Urbino (nella persona dell’Ispettore Gabriele Barucca), il restauro della carrozza, proprio per la sua natura polimaterica, ha visto l’intervento di più specialisti e l’organizzazione in diverse fasi di lavoro. Per la parte lignea (restauratrice Angela Allegrini) le azioni sono state mirate, stante l’impossibilità di rimuovere la laccatura grigia, alla pulitura, alla disinfestazione, al consolidamento strutturale, al rifacimento delle lacune e al ritocco pittorico in modo da ripristinare l’omogeneità statica ed estetica della vettura. Il restauro delle parti in cuoio e della foderatura in tessuto del cocchio (restauratrice Raffaella Chiucchioni in collaborazione con Annamaria Merli) ha riguardato pulitura, consolidamento, colmatura delle lacune e l’integrazione del rivestimento in seta rossa dove ormai mancante quella originaria in damasco.
Sabina Biocco