La violenza verbale, materiale o fino a giungere all’omicidio, sulle donne è su tutte le pagine dei giornali e su tutti i telegiornali. Si deve assolutamente, doverosamente e giustamente, eliminare. Sì! Ma come? Oggi, con le leggi vigenti, la donna maltrattata o, peggio, picchiata, se facesse una denuncia otterrebbe, solo per un fatto grave, una breve carcerazione o, molto spesso l’ordine che l’uomo non può più avvicinarsi alla casa di lei. La cronaca poi, purtroppo, ci dice come va a finire la cosa.
Ora è antica convinzione che prevenire è meglio che curare. I nostri saggi avi lo sapevano. Tutti i contadini avevano sempre, in ogni aia colonica, qualche cane. Uno di questi era il più cattivo e serviva per proteggere la casa. Arrivando una persona che chiamava, a voce, quelli di casa (non c’era campanello perché non c’era l’elettricità) i cani iniziavano ad abbaiare e il vergaro urlava : “A cuccia!” I cani più buoni se ne andavano ma quello feroce avrebbe sicuramente attaccato la persona. Il padrone di casa diceva al visitatore di aspettare un attimo e legava a catena il cane più cattivo così che l’ospite potesse entrare tranquillamente in casa. Mi direte: allora leghiamo l’uomo che fa angherie alla donna. No!
Secondo me sono bellissime le chiacchiere fatte sui giornali e i numerosissimi dibattiti fiume in televisione e altrettanto eccellenti sono le manifestazioni con le scarpe rosse e le panchine di egual colore ma di certo non possono fermare l’uomo, che non è più tale quando tratta la donna come uno straccio inutile. Solo una legge precisa e rigorosa lo può fermare. Una legge che condanna il reo e lo reclude in un posto dal quale non può uscire e dove psichiatri specializzati lo curano per reinserirlo nella società.
Oggi la legge è lacunosa e fatta all’acqua di rose. Qualche tempo fa un uomo che aveva picchiato la sua donna, e aveva altri precedenti, è stato condannato a due anni di prigione. Quando è uscito ha ricominciato a picchiarne un’altra e la condanna è stata che costui non poteva più avvicinarsi alla casa di lei. Lui, qualche giorno dopo, lo sapete perché le cronache ne hanno ampiamente parlato, l’ha uccisa.
Questo mi ha fatto venire in mente un fatto accaduto diversi anni fa. Una donna, sulla quarantina e di struttura fisica normale, aveva un marito che pesava intorno al quintale e che il sabato sera andava all’osteria e si ubriacava. Verso le ore undici qualcuno andava a dire alla moglie che il marito era completamente ubriaco e non era in grado di tornare a casa. Abitavano a circa un chilometro dall’osteria e la moglie, che lo amava veramente, prendeva la carriola, quella con una ruota avanti e dietro le due stanghe, andava all’osteria e, facendosi aiutare da qualcuno, caricava il marito e se lo riportava a casa. Noi, ragazzacci, a volte, andavamo ad aiutarla ma non per solidarietà ma perché sapevamo che lui aveva il terrore di volare e allora, mentre lo trasportavamo, dicevamo: “Sono il capitano e tu sei sull’aereo dell’Alitalia…” a questo punto lui si aggrappava alla carriola e urlava che voleva scendere e noi ci divertivamo da matti. Sì, eravamo proprio scemi. Ma eravamo ragazzacci incoscienti. Però, almeno, aiutavamo quella poveretta.
Ora vi chiedo… se un giudice o chiunque avesse voluto aiutare quei due, avesse detto all’ uomo, quando era sobrio: “Tu non devi più, per nessun motivo, avvicinarti al vino”. Voi pensate che avrebbe risolto il caso? No èh? Quindi, il giudice che vieta all’uomo che picchia la moglie di avvicinarsi alla casa della donna risolve il caso? Lo potrebbe risolvere solo se mettesse dietro all’uomo un robusto poliziotto ventiquattro ore su ventiquattro. Ma la cosa ovviamente non è possibile e allora bisogna, se si volesse veramente eliminare maltrattamenti e femminicidi, prendere i giusti provvedimenti con leggi precise e severe, per mettere la persona maltrattante in condizione di non nuocere ad altri, con una costrizione che lo renda non pericoloso supportata da cure adeguate in modo da recuperalo, se possibile, alla sua dignità di uomo.
Cesare Angelettti “Cisirino”
9 agosto 2023