Il mondo cambia per volere di pochi in tutti gli ambiti di questo nostro inquieto vivere

Sì, va bbè’… il mondo cambia… bisogna adeguarsi… oc corre stare al passo coi tempi… tutte belle frasi fatte che, però, sbattono molto male con la nostra realtà.

D’accordo, in Italia c’era una società maschilista che andava comunque modificata perché uomo e donna sono sì fisicamente ognuno con le proprie attribuzioni (checché se ne dica…) ma sono entrambi esseri umani con pari dignità. Ci sono voluti secoli ma oramai la strada è segnata e andrà seguita fino in fondo: vere dignum et iustum est.

Oggi la politica, sotto la spinta delle lobby potenti, vuole accelerare i tempi dei cambiamenti anche dove non è necessario e lo fa, spesso, pestando i piedi non importa a chi e imponendo delle scelte affatto condivise da gran parte della società.

 Eppure la Natura insegna, bisogna imparare dalla Natura, dai suoi tempi lunghi per le mutazioni epocali, che poi sono quelle necessarie: tempi che generano armonia e una parola oggi tanto di moda ma poco applicata: condivisione. Senza contare che c’è una decadenza in tanti, troppi, ambiti; specialmente in quelli culturali. Solo la tecnologia procede a spron battuto, troppo veloce, tanto che solo dei privilegiati riescono a comprenderla appieno, altri sono solo utilizzatori inconsapevoli. In ambito culturale c’è grande ignoranza, sia da parte dei “creatori” come dai fruitori. Non credete?

Prendiamo la musica. Grandi Maestri componevano complesse partiture sinfoniche, opere liriche interpretate da tenori, bassi, baritoni, soprani, contralti…  (tutti “studiati”) poi siamo passati alla musica leggera, sempre più “leggera” finché, oggi, dobbiamo sorbirci alienanti ritmi con ripetitivi testi rappati e voci fiacche modificate con l’auto-tune quando non stonate, testi che sanno d’infantilismo pieno di volgarità: tutta roba d’importazione Usa e Africa presto scimmiottata da pseudo cantanti.

Vogliamo parlare di Arte? Dai capolavori del passato (pensate solo ai dipinti rupestri e a quanto rappresentavano), ma anche recente vedi futurismo, siamo giunti a vedere nelle mostre barattoli pieni di merda d’artista, a esporre “Vatticlò” (onomatopeismo dialettale quanto mai efficace) nei musei, a realizzare istallazioni effimere che nulla lasceranno di sé, come i dipinti murali destinati a breve vita, sputati via dal sottostante cemento, altro che tecnica d’affresco!

Anche in architettura, a dispetto delle costruzioni millenarie che sono ancora lì a raccontare la storia dei popoli oggi siamo capaci, in nome dello spreco consumistico, a realizzare palazzi il cui cemento durerà per appena cento anni (quando non cederà prima per l’utilizzo di tanta sabbia e poco ferro) lasciando alle genti future in testimonianza… niente.

Vogliamo parlare di cibo? Ogni zona del pianeta ha i propri cibi (è la Natura che li fornisce perché lì servono quelli) e il modo di cucinarli. Ora, a noi che abbiamo le nostre abitudini alimentari (suggerite dalla Natura [come sopra] in base all’ambiente dove viviamo) ci vogliono imporre cibi a noi estranei. Se avessimo dovuto nutrirci di grilli, o vermi, lo avremmo fatto. Tutto ciò è necessario? O, meglio, il solito interrogativo: cui prodest?

Fernando Pallocchini   

8 maggio 2023

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