Perché a San Giuliano si fa il sugo di papera?
Un giorno, cercando persone da aiutare, San Giuliano trovò sotto un cespuglio di rovi una papera ferita: una sassata? una volpe? un cacciatore? Il sant’uomo, conoscendo bene l’uso delle erbe medicinali, curò l’animale che, guarito, gli si affezionò tanto da seguirlo ovunque lui andasse, a mezzo metro di distanza. La sera gli si accovacciava accanto e dormiva al suo fianco. Un giorno, arrivato al fiume, tolti i sandali e sollevata la veste si accinse ad attraversarlo: la corrente era forte e l’acqua torbida tanto da non riuscire a valutarne l’altezza. Accadde una cosa strana. La papera, che di solito lo seguiva, si mise davanti a lui, lo attaccò a beccate così da farlo retrocedere. Il santo, dovendo proseguire, riprovò ad attraversare ma la papera inscenò un’altra tremenda scenata attaccandolo a beccate fin quando lui non desistette infilandosi i sandali e rimettendo in ordine l’abito. A questo punto la bestiola camminò davanti a lui guidandolo lungo la riva del fiume, San Giuliano non vedeva più le acque per via di una fitta siepe e solo dopo aver percorso qualche centinaio di metri, trovata un’apertura tra la vegetazione, la papera girò verso l’acqua e il santo si trovò in un punto del fiume dove c’era un ghiaione piuttosto elevato per cui l’acqua era bassa e non correva così veloce. San Giuliano ringraziò il Signore per averlo salvato con l’aiuto della papera, sollevò la veste, tolse i sandali, prese l’animale, lo baciò e con questo in braccio attraversò il fiume senza pericolo. Da allora furono inseparabili finché, tempo dopo, la papera sparì. Lui soffrì e non riuscì a trovarla. Giorni dopo essa tornò, non era più sola ma aveva con sé sette paperottoli. Fu lieta festa e i piccoli, coccolati da madre e Santo, creb-bero fino a diventare adulti. Giunse alla capanna del Santo una famiglia: padre, madre e 5 figli, il maggiore di 10 anni. L’uomo raccontò a San Giuliano di essere stati cacciati dal padrone del terreno dove lavoravano perché la donna, dovendo accudire ai figli, non aveva più potuto aiutarlo e le cose nella conduzione del campo erano andate male. Si erano così messi in cammino per trovare un altro posto dove lavorare. Il Santo, guardandoli, capì che non mangiavano da tempo e alle sua domanda rispose la donna: “Nell’ultima settimana abbiamo mangiato solo qualche carota trovata in un orto, delle radici commestibili e qualche frutto raccolto da piante selvatiche, non da quelle dei contadini per evitare di essere inseguiti da gente armata di forcone. San Giuliano si commosse e andò a cercare del cibo nella sua povera dispensa: tre uova, fatte dalla papera negli ultimi giorni e una piccola scorta di farina. Al Santo salirono lacrime agli occhi, quelle persone avevano bisogno di cibo e per 7 persone affamate quello che aveva in dispensa era davvero poco. Che fare? Ecco che gli si presentò davanti la papera con i due paperi che erano rimasti ancora con essa. Si accucciò ai suoi piedi. Lui la guardò e comprese… no, non voleva farlo… aveva il cuore infranto… per tanto tempo essa era stata la sua unica amica, quel giorno al fiume gli aveva salvato la vita e lui mai lo aveva dimenticato… ma gli occhi di quei bimbi affamati urlavano più forte del suo cuore spezzato. Chiese alla donna: “Sai fare le tagliatelle?” alla risposta affermativa si chinò, afferrò i due paperi, tirò loro il collo con uno strappo netto e li porse alla donna che, subito, li spennò. San Giuliano si ritirò nella capanna, pregò e pianse in ginocchio. La famigliola dopo il lauto pasto sembrò rinata. I bambini che prima, sofferenti, erano attaccati alla mamma, giocavano felici nel prato; i genitori ringraziavano il Santo per averli salvati dalla fame; la madre volle baciargli le mani ma lui non volle, pensando a cosa avevano fatto poco prima. Poi, guardando quei due poveri genitori, osservando come i loro sguardi stessero accarezzando i figli, sentì un calore attraversargli le mani, alzò gli occhi e vide la sua amica papera giocare con i bambini starnazzando felice… comprese allora di aver fatto la cosa giusta. Ecco, questa è la leggenda di San Giuliano e della papera. E’ da questo racconto che i maceratesi devoti del Santo hanno tratto l’ispirazione di cucinare, nel giorno del patrono, le tagliatelle al sugo di papera. Un modo per ricordare un gesto: il sacrificio di una cosa cara per aiutare gli altri.
Cesare Angeletti