Storia de “Il Veneziano” e nascita degli chalet a Civitanova Marche dagli anni ‘50

Civitanova è un’attiva cittadina di riviera molto dinamica. Cambia in fretta, spesso mi capita di non essere riuscito a fotografare l’ingresso di un negozio storico che in quattro e quattr’otto viene ammodernato. Fissare su carta qualche momento e scorcio non è superfluo.

Sono sul lungomare Nord, dal ristorante il Veneziano, a colloquio con Mirco Ciavattini per farmi raccontare qualcosa del passato del suo stabilimento balneare, con riferimenti alla città. Le prime concessioni demaniali furono rilasciate tra la fine degli anni Quaranta e la fine degli anni Cinquanta, avevano sede tutte nell’area portuale. Erano dei chioschetti senza frigorifero con 10-20 ombrelloni e delle bacinelle per il ghiaccio, fornito dalla “fabbrica del ghiaccio”, sita dietro la chiesa di Cristo Re. Si vendevano solo tre bevande: gassose, aranciate e Peroncini (piccole birre), le prime due erano prodotte dalla ditta Finocchi di Santa Maria Apparente e dal cav. Giovanni Albanesi di Pedaso. Verso la fine degli anni Cinquanta, la realizzazione dei moli Nord e Sud fece avanzare la battigia di circa 25-30 metri; mentre prima c’era solo viale Matteotti, si guadagnò uno spazio da utilizzare. Ciò determinò lo spostamento delle piccole attività turistiche che insistevano nell’area portuale.

“Il Veneziano”, al secolo Luigi Galli (1895-1978), era un gondoliere proveniente dalla città lagunare che incontrò Anna Maria Bartolini e si sposò, insieme diedero avvio all’attività. Nel 1957-59, avendo già esperienza di mare, si era ben attrezzato con i mosconi, ne aveva quattordici; tuttavia, gli mancavano i frigoriferi e la macchina da caffè. Inizialmente coloro che si stavano dedicando a questo nuovo settore erano tutte persone legate al mondo della pesca. Successivamente avviarono altri chioschi molti dipendenti delle industrie “Adriano Cecchetti”, licenziati intorno alla metà degli anni Cinquanta, quando l’amministratore delegato era Giovanni Petrolati. Alcuni di essi si dedicarono con successo ad altre attività in città; altri ancora emigrarono in Argentina, in Belgio e nella città di Toronto, in Canada.

Una familiare di Anna Maria era stata soprannominata “la contessa”, vediamo perché. All’epoca l’albergo Miramare aveva campi da tennis (dove oggi c’è un giardino) ed era la meta preferita della buona borghesia romana. Questa bambina di dieci anni era l’unica ammessa a trascorrere del tempo con le figlie di quei professionisti benestanti. La gente li considerava nobili per lo stile di vita: giocavano a tennis e avevano già belle automobili. Così la bambina fu chiamata “la contessa”. Quelli che oggi chiamiamo chalet “La Contessa” e il “Il Veneziano”, in quegli anni, si erano spostati sul lungomare Nord, diventando rispettivamente il primo e il secondo di quel litorale.

Luigi Galli aveva affittato un appartamento alla famiglia Ciavattini; un giorno manifestò l’intenzione di cedere l’attività: i figli non erano interessati. Il padre, Nello Ciavattini, era stato assessore e poi vicesindaco di Civitanova Marche e, pur non essendo del settore, decise di cimentarsi acquistando la proprietà, anche per restare più in famiglia, svolgendo un’attività insieme alla consorte Franca Torresi. Negli anni Sessanta, per prima cosa comperò dei frigoriferi orizzontali lunghi e aperti, (sotto avevano dei cassetti per la riserva) e la macchina da caffè. Arrivarono le Coca Cola, l’Oransoda, la Lemonsoda, la cedrata Tassoni, il bitter San Pellegrino, il Crodino, e poi i gelati. Unico fornitore era il grossista “Bora” che stava cercando di ampliare i prodotti, rivoluzionando il sistema di vendita, introducendo e fornendo in esclusiva la birra alla spina che poi negli anni successivi fece furore nei pub, pizzerie e bar.

Finita la stagione balneare Nello Ciavattini si metteva in viaggio con la famiglia osservando le attività turistiche e ricettive, in Puglia, nella costiera Amalfitana,  laziale e ligure e nel Canton Ticino, in Svizzera. Si fece apprezzare molto nell’entroterra grazie all’ampia visione ereditata dall’attività politica. Intorno al 1983 organizzò con Ussita un gemellaggio “mare-monti”; durante un’edizione della “Corsa della Spada” si recò a Camerino a cucinare per il Terziero di Muralto. A mio parere fu importante per farsi conoscere in Umbria e nel Maceratese, anche una convenzione per gli ombrelloni con il “Dopolavoro Ferroviario” di Fabriano, per cui i ferrovieri anche di Foligno, Matelica, Tolentino e Macerata si recavano al mare da lui. Facevano colazione e poi in spiaggia; per pranzo andavano alla mensa della locale stazione ferroviaria o nella trattoria all’epoca famosissima chiamata “Rosetta” di Rosa Rocchetti, in via Duca degli Abruzzi.

La famiglia Ciavattini lavorava nello stabilimento, consumandovi i pasti. Qualcuno vedendo pranzare quella decina di familiari chiese: “Perché non ci fate mangiare con voi?”. Ciò fu uno stimolo ad avviare il ristorante, nel giro di tre anni. Negli anni 1970-1972 un grosso contributo fu fornito da Giovanni, fratello di Franca, dalla famiglia Palmini e da Maria Tassetti detta “Marì la coca”. Nel 1992 il padre ristrutturò il tutto, separando il bar dal ristorante, affidando il bar e il servizio spiaggia alla sorella Marusia. In passato Mirco ha gestito a Tolentino “Il Veneziano”, un ristorante di pesce che lavorava di più nel periodo invernale. È tanto forte l’amore di Mirco per la cultura che, in quello che lui chiama gazebo, nell’ultimo decennio sono stati presentati un centinaio di libri di vario genere. Lo ringrazio per avermi accennato ai “primordi” dell’industria balneare, quando una città vocata alla pesca, all’industria e al commercio ha dato una sbirciata al turismo.

Eno Santecchia

14 gennaio 2023

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