“Il Passo di Treia dalle origini a oggi, cenni di storia e protostoria”, un libro edito da Edizioni Simple di Macerata per Divulgazioni ENKI con testi di Don Otello Patrassi e Arcangelo Caracini.
Scrive il curatore dell’opera, Maurizio Angeletti, in quarta di copertina: “Ogni centro, per quanto piccolo o modesto, ha una sua storia,degna di essere narrata a ricordo di Enti, persone e avvenimenti, la cui memoria non è bello né conveniente abbandonare all’oblio: perché la storia di un ‘posto’ è sempre la memoria di chi lo abita”.
Tutti hanno una storia, che ha i suoi presupposti, il suo inizio e la sua continuità. Per non dimenticare il passato a volte ci sono persone che scrivono quanto è accaduto nel corso della loro vita ed è grazie a costoro, che siano storici professionisti o semplici appassionati, che sprazzi del passato rimangono vivi nel tempo. Così è per il Passo di Treia, borgata adagiata nella stretta pianura percorsa dal fiume Potenza, guardata dall’alto dalle città di Treia e di Pollenza, i cui punti focali sono la strada che l’attraversa, il ponte sul fiume, le chiese (in particolare quella della Madonna del Ponte) e i molini.
Sono due i narratori: Don Otello Patrassi e Arcangelo Caracini. Il primo, oltre a scrivere brevi cenni storici generali, narra della Chiesa parrocchiale di Sant’Ubaldo, dello sviluppo della frazione e della Chiesa e del culto della Madonna del Ponte. Più complesso il resoconto di Arcangelo Caracini che parla a lungo dei molini, del convento di Valcerasa, delle attività industriali nate sul luogo per poi toccare argomenti che hanno colpito e colpiscono ancora l’immaginario delle persone, vale a dire le leggende sorte intorno a Monte Francolo: il castello scomparso (ne restano tracce del perimetro), le nicchie (risalenti probabilmente a prima dei Piceni), il racconto dei pellegrinaggi composti da moltitudini di fedeli che andavano a Loreto passando per il Passo di Treia, il passaggio della diligenza…
“Un tiro a quattro e spesso a sei cavalli, trascinanti a rompicollo un carrozzone, col cocchiere seduto in alto e lunga frusta in mano, era lo spettacolo che si vedeva mattina e sera molti anni or sono. La diligenza Camerino-Macerata, col rumore degli zoccoli, delle sonagliere e delle ferraglie, traeva sull’uscio donne e bambini a curiosare. Una fermata di tappa qui per dar modo ai viaggiatori di rinfrescare il becco al caffè o all’osteria. Poi il corno del conducente richiamava alla partenza; due schiocchi di frusta e il carrozzone riprendeva la corsa col suo grande frastuono che man mano si perdeva in fondo alla via”. Sembra ancora di esserci…
Spiluccando tra le righe una curiosità. Fiorente era qui il commercio di uova e pollame, esistente da prima della ferrovia, tanto che… partivano spedizioni di tacchini condotti a branco, come pecore, sino a Roma! Completano il libro alcune belle poesie in lingua dialettale di Arcangelo Caracini. Ringraziamenti d’obbligo da “ENKI divulgazioni”, oltre al già citato Maurizio Angeletti, a una persona rimasta anonima per la ricerca di testi e immagini, a Luigi Serrani per aver fornito parte del materiale e ad Andrea Raggi per l’allestimento grafico.
Fernando Pallocchini
25 dicembre 2022