Il professore universitario e critico d’arte, nonché presidente dell’associazione culturale “Irdidestinazionearte”, Massimo Pasqualone e l’artista Carlo Gentili omaggiano Mario Monachesi, poeta e poeta visivo maceratese.
Scrive Massimo Pasqualone: “Mario Monachesi, tra parola e visione. Poeta visivo, poeta, artista, operatore culturale etnodemoantropologo sul campo. Mario Monachesi è una delle voci più autorevoli di quella straordinaria ricerca che, a cavallo tra i due secoli, ha dato alle Marche personaggi unici. La parola è, per Monachesi, tutto, più del verso di dannunziana memoria, parola che scolpisce, che indaga, che sviscera, che si fa visione e previsione, che diviene immagine, nella migliore tradizione italiana dei vari Olga Casa, Daniela Zampini Kalepyros, Maurizio Guala, Guido Ziveri, Piero Taverna, Rodolfo Vitone, il giovanissimo Germano Celant, Danilo Giorgi, Bruno Lo Monaco, Claudio Tempo, Lella Carretta, Paola Campanella, Francesco Vaccarone e tanti altri.
Ricerca verbovisiva, in cui Monachesi eccelle, come testimoniano i tanti premi ed i riconoscimenti nazionali e internazionali, nella convinzione “Ut pictura poesis”, che il vortice della scoperta è nell’unione delle arti, nel connubio tra immagine e parole, non bastanti né l’una né le altre da sole. Ogni artista, ogni esperienza poietica, infatti, assume nell’opera d’arte quel di più che gli permette di dire gli attimi e i frammenti, persino i secondi di una vita tra le vite, in una poetica del correlativo aggettivo che esprime nel testo artistico la forza di una comprusione che si dispone con sovrapposizioni spaziali, per un tempo senza tempo ed uno spazio che oserei dire metafisico.
Come ha sottolineato Aldo Carotenuto “La capacità di entrare in sintonia emozionale con un’altra persona, ovvero la capacità di essere empatici, implica di conseguenza il saper cogliere queste fioriture affettive che accompagnano tutta una serie di atteggiamenti ed espressioni individuali, non codificabili verbalmente “.
Altre volte è decisa critica sociale il percorso artistico, soprattutto con la decriptazione dell’esistente volta ad andare oltre la superficiale tessitura e rete delle relazioni umane, improntate, oggi più che mai, ad un falso modello di convivenza, fatta di completa e assoluta apparenza, un mostrare senza sostanza, un far vedere senza né essere né avere. Siamo all’autunno della civiltà, un imminente kulturberbstgefuhl, direbbe qualche filosofo di lingua tedesca (soprattutto il Nietzsche di Così parlò Zarathustra) una civiltà destinata a sparire dalla faccia della terra, l’unico essere sulla faccia della terra che uccide il suo simile è l’uomo, anzi una subumanità che ha fatto del denaro e del profitto il suo unico credo. Ed allora ci dice l’artista, occorre lanciare il grido dall’arme, occorre che l’artista si faccia guardiano dei valori morali ormai desueti, antichi come le montagne, direbbe Gandhi, ma naufragati in un bitume melmoso che tutto copre e tutto impasta. È questa la via percorsa da Mario Monachesi”.
Scrive Carlo Gentili: “Mario Monachesi con le sue “poesie visive” traccia straordinari percorsi di eleganza narrativa, diretta, solare e cristallina. La sua arte si esprime attraverso quelli che potremmo definire “quadri di parole”, davanti ai quali sostare solamente per riappropriarci del piacere di fantasticare, come davanti ad un camino acceso gustando un buon vino di collina esposta al sole. Il mondo poetico di Mario è diretto, genuino, essenziale, capace di scavare solchi profondi che ci parlano di volti, fatiche e mani nodose, risvegliando magicamente un assopito mondo di un passato a noi sconosciuto, tra sognanti nubi campestri mattutine. Si tratta di magiche rime poetiche da incorniciare ed appendere nelle pareti più belle del nostro mondo interiore per riflettere sull’essenza della vita, sul mondo magico di gioia e lavoro che ci connettono alla terra: quella stessa terra amata, sudata, sognata, sofferta, pianta ed accarezzata dai nostri padri, quando erano fanciulli prima di noi, sognando il futuro”.
17 dicembre 2022