La Cina – Ora ci aspetta la Cina questo paese sterminato, il terzo al mondo per estensione dopo la Russia e il Canada, con una popolazione oltre il miliardo di abitanti, chiuso per secoli verso l’esterno, con regole e tradizioni diverse dalle nostre, una lingua e una scrittura difficili per noi occidentali, crogiolo di gruppi etnici e di religioni ma oggi proteso in un processo di modernizzazione che sta sorprendendo il mondo. Sono già stato in Cina tre volte in venti anni e ogni volta mi ha sorpreso per quanto ho visto di cambiato. La terza volta è stato tre anni fa. Mi sorprenderà ancora anche questa volta? Fin dal primo momento la Cina riesce di nuovo a stupirmi! I controlli dei passaporti sono veloci e in un momento siamo in territorio cinese. È più complessa la pratica per i veicoli e per le patenti di guida perché la Cina non ha ratificato la convenzione internazionale sulle patenti e sulla circolazione dei veicoli. Così dobbiamo andare fino a Yining per le pratiche relative. Una nuova autostrada ci porta in città. Ai lati campi di grano e granturco. Un misto tra antico e moderno, la nuova autostrada e le strade normali utilizzate per asciugare i prodotti agricoli. In una sosta vediamo un gruppo di ragazzi di una scuola impiegati nella pulizia dei bordi di una strada. Purtroppo sarà l’unico esempio di cura del territorio al di fuori delle città, pulitissime ma con i dintorni molto sporchi. Siamo nello Xinjiang regione autonoma a prevalenza mussulmana, accanto agli ideogrammi cinesi anche le scritte in arabo. Mancano completamente scritte in caratteri latini che troveremo solo usciti dallo Xinjiang, entrando nel Gansu.
L’imperatore… telefonino – Arriviamo a Yining e andiamo a un centro tecnico di quella che potremmo definire la Motorizzazione Civile. Ci controllano i veicoli come nelle nostre revisioni periodiche. È sabato sera, sono le ore 20:30 e lavorano. Sarà forse per questo che la Cina corre? Il giorno dopo è domenica e ci permettiamo un giorno di riposo e di vagabondaggio in città, anche taglio di capelli, ne avevamo tutti bisogno. In città convivono antico e moderno, palazzi recenti, negozi alla moda, centri commerciali a fianco di bancarelle di prodotti agricoli e di abbigliamento comune. I telefoni sono ovunque, tutto il territorio cinese, strade, città, paesi ovunque viva un cinese è coperto dalla telefonia mobile, senza zone d’ombra, senza perdita di segnale. La sola China Mobile, una delle società di telefonia, ha quasi trecento milioni di abbonati. Numeri che impressionano. Il telefonino è in mano a tutti, come in India, anche a persone che vivono in baracche o in case di fango.
La Motorizzazione Civile – Il lunedì andiamo nell’ufficio per avere le targhe e le patenti di guida. L’ufficio è impressionante, c’è tutto quanto serve per avere la patente e gli altri documenti, non è necessario portare nulla. Dalla visita medica, alla fotografia del soggetto, alle fotocopie e pagamento sul posto senza code all’ufficio postale. E naturalmente in funzione per tutto il giorno. Forse i nostri ministri dei trasporti dovrebbero fare una visita a questo ufficio. Dopo il controllo dei numeri di telaio ci vengono date le targhe. Peccato, non sono più le targhe metalliche di una volta che dovevi fissare avanti e dietro e che tutti portavamo a casa per ricordo dopo aver pagato la relativa multa per il dichiarato smarrimento. Solo una targa di cartone plastificata. Forse tra poco sparirà anche questa e sarà sufficiente la targa nazionale.
Coltivazioni di cotone – Partiamo per la valle di Urumqi, la capitale dello Xinjiang. Dobbiamo scavalcare un colle nella catena del Borohoro Shan del massiccio del Tian Shan a 2.000 metri. L’autostrada in pianura è terminata, la parte in salita verso il colle è ancora in costruzione, i lavori sono impressionanti: gallerie e ponti dall’altezza vertiginosa si susseguono senza sosta. Scavalchiamo il colle sulla vecchia strada, pur di montagna è larga a sufficienza per consentire il transito e l’incrocio dei semirimorchi da venti metri che sono normali in Cina. Sul colle un lago dalle acque azzurre contornato da vette che superano i 5.000 metri. È il lago Sayram Hu. Da queste montagne nascono i fiumi Manas e Tarim che si perdono nel deserto. Dal colle inizia la discesa in un terreno desertico e stepposo. Nella valle il deserto è interrotto dalle oasi dove il terreno è coltivato a grano, granturco e cotone e gli alberi creano gradevoli zone d’ombra. Villaggi o città grandi secondo la disponibilità di acqua. Alla nostra sinistra il deserto del Gurbantungut Shamo, a destra le montagne del Borohoro Shan. Un grande lavoro di irrigazione ha creato vasti campi di cotone, ove la raccolta è ancora in parte fatta a mano. Montagne di cotone si vedono negli stabilimenti dove il prodotto viene trattato, pulito e imballato. I campi sono il risultato di un accurato lavoro di irrigazione, dove anche gli alberi sono bagnati singolarmente con tubi che portano acqua a ciascuno, senza provocare quel disastro ambientale creato in Unione Sovietica che non ha avuto risultati positivi. Dopo i campi di cotone, campi di peperoncini sono tinti di rosso fino all’orizzonte.
Una straordinaria trasformazione – Il massiccio del Tian Shan in territorio cinese è simile a una Y orizzontale, il ramo settentrionale è la catena del Borohoro, il ramo meridionale la catena del Halke Shan e la gamba la catena del Bogda Shan. A nord e a sud due deserti, il Gurbantungut a nord e a sud il famoso deserto del Taklimakan, il deserto del non ritorno, il deserto dalle mille leggende delle carovane svanite nel nulla. Passiamo da Urumqi la capitale del Xinjiang. Un carovaniere della via della seta o solo un viaggiatore del secolo scorso resterebbe esterrefatto. Quella che era un tempo solo un posto di tappa lungo la via della seta o un piccolo centro di scambi e commerci è oggi una grande città, con fabbriche, palazzi moderni, centri commerciali, milioni di abitanti. Di qui passa l’ attuale ferrovia che collega la Cina al Kazakistan, di qui passerà la nuova linea ferroviaria ad alta velocità già in costruzione che vuole proiettare la Cina verso l’Europa. A monte di questa modernizzazione c’è anche il desiderio del governo cinese di “cinesizzare” la regione abitata dalla minoranza etnica Uygur, teatro in passato anche di disordini. continua
Gianni Carnevale
10 dicembre 2022
Puntata 4 – https://www.larucola.org/2022/12/05/94515/