Da Macerata ennesimo segnale che la pandemia è agli sgoccioli: per i festeggiamenti di San Giuliano ha fatto il suo ritorno l’incontro “in presenza” con i poeti dialettali maceratesi, pubblico attento, mai annoiato e numeroso, rare mascherine. Il tempo ha tenuto e il cortile di Palazzo Conventati ha accolto i “magnifici sette”, ossia Mariella Marsiglia, Giuseppina Trippetta, Cesare Angeletti “Cisirino”, Tóto Fusari, Luciano Magnalbò, Roberto Spaccesi e Mauro Valentini. La serata, introdotta da Francesca Marinelli, presidente del CIF Macerata organizzatore dell’evento, è stata condotta da Fernando Pallocchini.
Sette poeti per sette modi diversi d’intendere la poesia dialettale che è in grado sia di esprimere forti sentimenti, come mettere in ridicolo situazioni al limite dell’assurdo ma, purtroppo, reali; oppure raccontare scenette scolastiche ricche di candore e di genuina ingenuità e, ancora, far ridere, amaramente, di quel che combinano i politici, né mancano esplorazioni nel mondo del sociale, del filosofico e del religioso. La poesia dialettale riesce anche a tramandare figure popolari caratteristiche, che sempre più raramente s’incontrano oggi, in questo mondo evoluto/involuto.
La forza espressiva della lingua dialettale (perché di lingua antica si tratta, da cui si è evoluta la lingua italiana) risiede nella immediatezza visiva dei termini che sintetizzano in una parola una intera frase rendendola vivida immagine. Mai ci stancheremo di ricordare una parola cara a Dante Cecchi: sfrosciàsse. Ossia cadere a faccia in giù per le scale sbattendo con il naso. Una parola che è tutta una scenetta facile da tradurre mentalmente in immagine.
24 novembre 2022