Finita la scuola, i bambini, sostanzialmente si dividevano in due gruppi, in base al lavoro e alla residenza dei genitori. Per alcuni era una immersione totale nella campagna e per altri c’erano le strade e i vicoli del paese.
Ai contadinelli, aspettava una lunga estate di giorni senza fine, di giochi all’aperto, incombenze di piccoli lavori, come portare da bere a chi lavorava nei campi, dare il pastone ai polli, raccogliere le uova, ma restava anche tanto tempo per scorrazzare, bagnarsi nel fosso o nel fiume, cercare nidi, catturare i grilli, rincorrere le farfalle…
Per quelli di paese, invece, c’erano le lunghe permanenze in casa, aspettando che il calore del sole si attenuasse, per poi uscire in strada e aprirsi ai giochi, un po’ come le corolle delle Belle di Notte, che si dischiudono solo col buio. Per tutti erano giochi, giochi e giochi. Ricordo, poi, che c’era la incombenza del libro con i compiti per le vacanze. Un appuntamento che per molti non era il massimo del piacere.
Acchiapparella, salta muletta, salti con la corda, a “‘ccòstamuro” con le monetine, tiro alla fune, mosca cieca, “bbuscarella”, gioco con le figurine o con le biglie di vetro e di coccio, le bambole di pezza, e chi più ne ha più ne metta. Ovunque si sentiva il garrire delle rondini sovrapporsi alle grida gioiose dei bimbi. Quanto è stata bella la nostra infanzia! Grazie Signore. Una meraviglia.
In campagna ci si rotolava nel fieno appena tagliato e si sentiva l’odore della vita. Quando chiudevano le scuole sembrava che l’estate non finisse mai e le giornate erano lunghissime e piene di un sacco di cose da fare. Per chi, come me, ricominciava la scuola a ottobre era un tempo infinito. Si stava sempre all’aperto! Si facevano lavoretti e faccendine da bambini e senza mai dire di no; in casa ci sono tante cose da fare anche piacevoli e poi i giochi sempre al sole. A settembre si mostrava l’abbronzatura presa all’aperto e non al mare!
Nei primi giorni di vacanza, la sera, si andava ad ammirare le lucciole nei fossi e a prenderle tra le mani. Qualche ragazzino si specializzava nella caccia di rane o di lucertole. Che bei ricordi! Quanta serenità e libertà si respirava! Ricordi bellissimi, mi commuovo nel pensare a quelle estati, a quelle esperienze che i nostri figli e nipoti non potranno mai assaporare. Tutto era diverso, bello e buono, soprattutto le persone, più semplici, sincere, amorevoli e disponibili.
Qualche bambino approfittava dell’estate per andare a vivere dai parenti. Appena finita la scuola correvano dai nonni e dagli zii in campagna e l’estate non finiva mai. Le serate erano tiepide e caratterizzate dall’odore del fieno. Si viveva molto all’aperto. A raccogliere le uova nel pollaio, a mangiare la frutta matura in cima all’albero. Era normale aiutare durante la mietitura e vivere le feste nell’aia. Fare scorribande con gli amici. Il gelato era un optional delle domeniche: niente ci mancava! Tempi passati che non ritorneranno più e chi li ha vissuti è stato fortunato… le sensazioni che abbiamo vissuto sono indescrivibili. Molti erano poveri ma ricchi dentro.
Mi viene anche in mente che qualcuno, appena terminata la quarta elementare iniziava a prepararsi per la quinta. Una classe che si temeva perché c’era da sostenere l’esame finale. I maestri ci terrorizzavano per questo evento. Ne andava anche della loro credibilità e prestigio. Magari tra l’erba fresca si stava con un amico coetaneo o in gruppetti e ci si interrogava a vicenda. Oggigiorno le mamme non ti fanno più stare tra l’erba alta perché si ha in testa il terrore dei probabili serpenti, nascosti, ma allora vivevamo in assoluta libertà ed eravamo felici. Quanta dolce nostalgia di quelle estati che dalla chiusura delle scuole, si prolungavano fino all’inizio di ottobre. Tempi lontani e irripetibili e la frase “stavamo meglio quando stavamo peggio”, diventa sempre più nostalgica e realistica!
Alberto Maria Marziali
14 ottobre 2022