Da un approfondimento del “Capitulare de villis” Aquisgrana più vicina a San Claudio

“Capitulare” è un termine carolingio che indica le prescrizioni di una legge. La legge o “Capitulare” che vogliamo prendere in considerazione è definita: “De Villis vel Curtis Imperii”. Essa è stata emanata intorno all’anno 770 e indica quali sono le proprietà di famiglia di Carlo Magno, inoltre ordina che queste siano preservate e mantenute esclusivamente per il sostentamento della famiglia reale.

Il “Capitulare de Villis” descrive in modo dettagliato la organizzazione dell’Ager di proprietà di Carlo Magno, ne sottolinea la struttura che si presenta in forma piramidale con “Ministeria”, Curtis” e “Villae”. Specifica in modo dettagliato ed esaustivo ciò che deve essere prodotto e allevato in ciascun “Ministerium”: vengono elencati i prodotti da coltivare e quali animali devono essere allevati, specificandone anche il numero da mantenere sempre nelle stalle. Il “Capitulare” è così dettagliato da ordinare di rendere piacevoli ed eleganti i cortili delle “Villae” con la presenza di pavoni, fagiani e altri animali incantevoli. La gestione del “Ministerium” è affidata a un “Judex”, che deve esercitare sia il potere amministrativo che giudiziario, nominato direttamente da Carlo Magno. Ai iudices competevano anche altri doveri: dovevano servire a turno nel Palazzo e potevano essere incaricati di ambascerie o partecipare a spedizioni militari. Erano evidentemente i grandi del regno, legati al re da un giuramento di fedeltà.

Il “Capitulare de Villis” ha sempre destato, da parte degli storici, grande interesse e anche tanta confusione a causa dell’elenco dei prodotti che devono essere coltivati nei “Ministeria”. L’identificazione di Aachen con Aquisgrana e quindi la sua ubicazione nel nord Europa ha disorientato gli storiografi, i quali basandosi sulla coltivabilità dei prodotti descritti nella legge, considerando che questi nella quasi totalità possono essere coltivati esclusivamente nell’area del Mediterraneo, non sono in grado di definire dove venivano coltivati i prodotti elencati. Poi il “Capitulare” afferma che solo Carlo Magno o in sua assenza la sua consorte ha il potere di dare ordini in tutto l’Ager. Il nostro interesse è rivolto non solo alla individuazione dell’ubicazione nella quale devono essere realizzate le colture descritte nella legge, ma principalmente all’approfondimento e all’analisi della struttura dell’Ager descritta nel “Capitulare”. Dall’analisi del documento ricaviamo importanti considerazioni:

1 – L’Ager di proprietà di Carlo Magno, per la tipologia di ciò che nello stesso deve essere coltivato, è ubicato nell’area del Mediterraneo.

2 – Aquisgrana col suo “Palatium”, cioè la sua area di potere, analizzando i dettagli delle attività in esso svolte, risulta ubicata all’interno dell’Ager e quindi anche Aquisgrana è ubicata nell’area del Mediterraneo.

3 – Dall’analisi dei documenti dell’alto Medioevo a noi pervenuti, risulta che fino al XI e XII secolo, solamente in quelli relativi ad avvenimenti del Maceratese e dell’Ascolano è indicata la presenza dei  “Ministeria”, delle “Curtis” e delle “Villae”, cioè la ripartizione del territorio di Aquisgrana descritto nel “Capitulare de Villis”.

Ribadiamo che del “Capitulare de Villis” solo la tipologia dei prodotti agricoli elencati nella legge, ha sempre interessato gli storici. Questi, ubicando Aquisgrana, intesa come Aachen, nel nord della Germania, hanno avuto grande difficoltà nell’individuare i luoghi del “Capitulare”. Poiché la collocazione di questa proprietà di Carlo Magno è strettamente legata alla collocazione di Aquisgrana, ma essendo molte colture impraticabili ad Aachen, gli storici hanno considerato Aquisgrana una capitale diffusa presenziata da una Corte itinerante.

Riteniamo quindi che il “Capitulare de Villis” non sia mai stato analizzato dagli storici nella sua completezza, lo abbiamo riletto, ponendo l’attenzione sulla funzione fondamentale della organizzazione dell’Ager con i suoi “Ministeria”, che è esclusivamente rivolta al sostentamento della famiglia allargata del Re e alla produzione e conservazione di derrate alimentari fondamentali per il sostegno delle campagne militari che venivano effettuate ogni estate.

Il numero dei capi di bestiame, l’abbondanza dei vari prodotti agricoli coltivati denotano un diffuso benessere e soprattutto una grande disponibilità di vettovaglie, da utilizzare nelle continue azioni militari. L’efficienza della organizzazione militare la riscontriamo anche dalle prescrizioni per costruire i carri per il trasporto delle vettovaglie, che devono essere leggeri e impermeabili per attraversare indenni i corsi d’acqua, senza arrecare danni alle derrate trasportate.

Il “Capitulare” definisce chiaramente che L’Ager, o “Latifondo”, descrive un territorio sufficientemente circoscritto, come si evince dal fatto che, in caso di conflittualità fra cittadini o tra cittadino e autorità o quando il cittadino deve essere richiamato per un cattivo comportamento, deve recarsi digiuno a piedi dal Re. Ciò testimonia che l’Ager è un’area ben definita e circoscritta. Ogni “Ministerium” è anche gestito da un judex, il quale è un uomo di stretta fiducia di Carlo Magno a cui il re affida la gestione sia amministrativa che legale del Ministerium. Ciò ci conferma che con Carlo Magno non vi è ancora traccia di Feudalesimo, bensì un rapporto diretto e fiduciario tra il Re e chi gestisce la sue proprietà, lo Judex.

L’indicazione del tipo e quantità di  prodotti agricoli da coltivare, di quali e quanti animali allevare, delle peschiere da gestire, dei mulini da costruire, del vino cotto da produrre ci presenta una economia florida e ben gestita, e la vitalità delle varie “Curtis” o “Villae”. Particolarmente interessante è la figura del “Comes Stabuli” descritta nel “Capitulare”. Questa autorità presiedeva lo Stabulum, cioè l’area dove erano ubicate le strutture atte all’allevamento dei vari tipi di animali. La concentrazione nell’alto maceratese di una nutrita serie di toponimi di origine faunistica, tipo: Pieve Bovigliana, Pieve Taurina, Capriglia, Monte Cavallo e altri toponimi attestano come questi luoghi siano stati luoghi privilegiati per alcune tipologie di allevamenti prescritti nel “Capitulare”.

Riteniamo che per alcuni edifici di questa area dell’alto maceratese, che presentano caratteristiche architettoniche syriache, si possa retrodatare l’origine. Uno di questi è senz’altro il castello di Beldiletto, nella sua parte più antica. Si tratta di un vasto quadrilatero, poco lontano dalla corrente del fiume, la cui struttura sembra studiata per l’allevamento del bestiame. I documenti sono fondamentali per la ricostruzione della Storia, ma spesso accade che gli storici partono da un assunto e si sforzano di adattare le fonti, senza averle analizzate scrupolosamente, a ciò che danno per scontato, accettato da tutti e conveniente per il mondo accademico che non ama stravolgimenti della tradizione storica. Gli storiografi rifuggono le contestazioni che richiederebbero ulteriori studi e approfondimenti per confrontarsi scientificamente con chi osa affermare nuove tesi.

Alberto Morresi

Cartina dei Ministeria

30 agosto 2022

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