Seconda parte – da Kazan verso la Siberia – C’è qualcosa di diverso a Kazan, capitale del Tatarstan. Si vedono i primi minareti con la mezzaluna e le cupole delle moschee. I lineamenti degli abitanti sono già orientali, gli occhi già affinati, donne con il vestito lungo e un fazzoletto in testa, ma quasi tutte le ragazze con la minigonna. Pranziamo in due ristoranti di italiani che hanno qui la loro attività. Siamo accolti dall’Istituto di Cultura Italiano e naturalmente ci fa molto piacere vedere l’interesse, in questo lontano paese, per la nostra cultura.
Da Kazan ad Izevsk, la città nota per la sua fabbrica di kalasnikov, su una strada diversa da quella fatta da Borghese cento anni fa. La strada di allora praticamente non esiste più e la nuova strada segue un diverso percorso. Ricominciano i boschi, il terreno è ondulato con continui saliscendi che rendono meno monotono il nostro viaggiare. Per andare da Izevsk vi sono due strade, una nuova che prima di Perm attraversa il Kama su un ponte e la strada seguita da Borghese, leggermente più a sud che invece attraversa ancora il Kama su un traghetto. Scegliamo la seconda anche per rivivere l’emozione di allora. Naturalmente il traghetto è più moderno ma il Kama è sempre enorme.
Sono enormi i fiumi russi, scorrono lenti, maestosi e con la loro massa d’acqua riescono a mitigare il clima delle regioni attraversate. Insieme con la ferrovia transiberiana sono le grandi vie di comunicazione della Russia europea e della Siberia. Vi viaggiano regolari servizi di battelli per le persone e grandi chiatte per le merci: dove non esistono ponti i traghetti fanno la spola tra una sponda e l’altra. Un mondo diverso del quale anche il nostro Po non riesce a dare una idea. Si avvicinano gli Urali, i monti dei quali tanto abbiamo sentito parlare a scuola. Siamo ansiosi di attraversarli, di superare quella barriera fisica che separa l’Europa dall’Asia. In realtà gli Urali sono quasi delle colline, lungo il nostro tragitto non hanno l’aspetto di montagne, sono solamente rilievi coperti di foreste.
L’arrivo al monumento che indica “di qui l’Europa, di qui l’Asia” è una delusione. È al lato di una strada con tanto traffico, a pochi chilometri da Ekaterinburg, con spartitraffico al centro, ed è assai rischioso anche raggiungerlo. Comunque siamo usciti dall’Europa, siamo in Asia, qui inizia la Siberia, anche se come amministrazione la Siberia inizia più tardi, al confine tra la regione di Ekaterinburg e quella di Tjumen. Muoversi in Russia non è facile. Le nuove città sono enormi, senza un vero centro, costruite a zone più che a quartieri e mancano delle grandi direttrici di traffico, dei grandi viali per entrare o uscire dalla città. In questo modo il percorso diventa un vero labirinto, reso più problematico dalle scritte in cirillico e dalla scarsità di cartelli indicatori.
Ekaterinburg è una città che fa parte della storia della Russia. Qui si è chiuso il periodo zarista con la morte dello Zar Nicola II e della sua famiglia. Oggi sul luogo della sua morte è stata costruita una grande chiesa e nel luogo ove fu sepolto è sorto un monastero. Ci sorprende però il fatto che mentre lo Zar è stato riabilitato restano anche in piedi i monumenti a Lenin che lo ha fatto eliminare. A Ekaterinburg abbiamo un altro incontro, l’ennesimo, con la burocrazia russa. In albergo al mattino ci fanno aspettare per quattro lunghissime ore perché debbono fotocopiare tutti i nostri passaporti, la pagina del visto, la pagina del rinnovo, il foglio che ci è stato consegnato all’ingresso, poi si sono messi a registrare tutti i dati, ad archiviare le fotocopie e poi altro tempo trascorso per portare i passaporti e una seconda fotocopia agli uffici della polizia per una nuova registrazione. Ma tutto questo serve a qualcosa? Non lo sapremo mai e forse non lo sanno neppure loro. È pur vero che anche in Italia si registrano i clienti degli alberghi e si comunicano i dati alla polizia, ed è altrettanto vero che anche in Italia la burocrazia regna sovrana, rispettando il vecchio assioma: “Ove tutto il facile è reso difficile attraverso l’inutile”.
Gianni Carnevale
26 luglio 2022