A Macerata un monumento a Mazzini unico nel suo genere: realizzato da tre artisti!

Nei giorni  scorsi, passando sul far della sera per piazza Mazzini, ho avuto un incontro ravvicinato con il titolare (nominale) della predetta piazza, colà da poco trasferito dallo slargo di via don Minzoni, dove peraltro era giunto lustri addietro provenendo dalla sede originaria dinnanzi al Palazzo degli Studi.

Un bel girovagare, non c’è che dire, ma del resto anche Mazzini in carne e ossa non era un tipo sedentario. Sono però sicuro, conoscendo il suo carattere, che dopo tanto girovagare in giro per l’Europa, avrebbe gradito guardare dall’alto del piedistallo la città in mezzo agli alberi e ai fiori dello slargo di via don Minzoni, stando anche accanto agli studenti della vicina Università, un ricordo vivo della sua “Giovane Italia”.

Quella sera, di fronte al monumento, non ho potuto fare a meno  di ricordare a me stesso e all’ Esule genovese, nel corso di un soliloquio certamente surreale, quanto poco la città lo abbia considerato, rispetto all’altro grande protagonista del Risorgimento. È certamente vero che la città, nei confronti di un condottiero, ha voluto risparmiare sul cavallo, limitandosi a riprodurre l’eroe dei due mondi in piedi, tutto intero, con la spada al fianco e con lo sguardo fiero che guarda, a seconda della collocazione del basamento, verso l’Adriatico o verso Roma o, infine, verso la città, che Lui onorò di un commosso Addio, ricambiato dalla fornitura alla sua Legione di scarpe con le suole di cartone e di farina per il pane avariata.

Per l’Esule genovese, invece, il doveroso ricordo marmoreo si limitò a un piccolo busto, realizzato da un Rosa junior (Sestilio) e solo dopo 25 anni dalla morte quando il Comitato Organizzatore del monumento a Garibaldi trasferì al Comitato Mazziniano la cifra di lire 162,85 centesimi: quanto restava a chiusura dei conti. Se pochi furono i soldi, non mancò, è vero, l’entusiasmo popolare il giorno di inaugurazione del monumento il 22 giugno del 1897, ma ci fu anche il distaccato interesse della locale Prefettura e il pesante intervento della polizia per la copertura di tutte le scritte che ricordavano in qualche modo la Repubblica, inneggiando alla quale, tre anconetani in trasferta vennero arrestati, processati per direttissima e condannati.

Allora l’istituto monarchico era sacro e intoccabile, durerà però ancora solo 50 anni, dopo aver concorso a distruggere il Paese. Dopo tanto peregrinare il nostro monumentino – unico nel suo genere perché realizzato da ben tre artisti: Sandro Piermarini per la testa, dopo che la statua era stata decollata nottetempo, Sestilio Rosa l’autore per il busto (testa decollata compresa) e Giarrizzo per il basamento – dovrebbe aver trovato la sua sistemazione definitiva, anche se un terzo trasloco non è da escludere in una città povera di monumenti, ma tutti abituati a muoversi, forse per far vedere che sono tanti.

Quella sera di qualche giorno fa, sulla piazza, quel soliloquio terminò dopo aver ripercorso, davanti al busto di Mazzini, la travagliata storia del marmo. Al momento di andarmene, rivolsi un saluto alla statua e, sarà stata sicuramente una impressione, dato che a una certa età è facile prendere lucciole per lanterne o sarà stato per la luna che illuminava parzialmente la piazza, beh, non ci crederete ma mi è sembrato che la testa della statua si movesse leggermente, come per un amichevole saluto.

Forse con il trasloco qualcosa dei tre pezzi si è mossa, forse vi è stato un leggero movimento tellurico, oppure… Ritornerò di giorno sulla piazza anche perché, alle spalle del monumento vi è una piccola libreria antiquaria, specializzata in libri del secolo scorso, curata con amore e competenza da giovani. Mazzini ha finalmente ritrovato la compagnia che amava.

Siriano Evangelisti

26 aprile 2022

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