La traduttrice Elisabeth de Moreau d’Andoy lasciò il Belgio nel 1979 e, dopo un periodo di lavoro trascorso negli Stati Uniti e Milano, nel 1983 si stabilì a Pievebovigliana (oggi Valfornace). Forte è la sua passione per le ricerche storiche e archeologiche. Donna che vuol difendere “a spada tratta” la storia delle Marche, è molto attiva nella realizzazione di video sui sopra citati argomenti.
Cosa ricorda di Namur (capitale della Vallonia) e della sua bella nazione? – “Tutto. Ci ho passato la mia infanzia e gioventù tra le campagne nelle Ardenne, Namur e Bruxelles che è una bella città, gradevole da vivere. Ho grande nostalgia del Belgio”.
Come si trova nella provincia maceratese? – “Mi trovo benissimo. Mi piace la gente, il modo di vivere, il clima, il paesaggio. Mi sento al mio agio”.
Cosa ha trovato d’interessante? – “Sono traduttrice trilingue, ero registrata nell’Ordine dei Traduttori e Interpreti di Milano, dove ho lavorato per anni. Può immaginare che vita avevo: lavoravo a tempo pieno come traduttrice per grosse ditte come la canadese Bombardier e la francese Danone, facevo ricerche storiche e pubblicavo i miei libri. Nel frattempo, ho restaurato due case coloniche in una frazione di Pievebovigliana che ha il più bel mausoleo che si possa immaginare: la “cripta” sotto la chiesa Santa Maria Assunta. Ogni volta che entro in questo mausoleo ho la pelle d’oca! (Non è una vera cripta: ha finestre e porta esterna murata). In archeologia, c’è tanto da vedere nelle Marche. Quando vengono i miei amici di Milano, non credono a tutto quello che c’è da visitare. Da un punto di vista dello straniero che ama l’archeologia e la storia e ha visto meraviglie in tre giornate al Louvre di Parigi o in due giornate nel museo dell’Archeologia del Cairo in Egitto, il problema delle Marche è il sistema del “museo diffuso” che hanno adottato. È fantastico per i piccoli centri che possono tenere i loro pezzi unici nel mondo, ma per la gente che viene da fuori e ha a disposizione una/due settimane all’anno è proibitivo perché tra un pezzo e un altro, deve fare, diciamo, ottanta chilometri. E dunque, le meraviglie archeologiche – e ricordiamo le tombe picene – non sono disponibili per tutti; poi si deve anche sapere dove andare perché non esiste un percorso da seguire. È tutto decentralizzato. Io vorrei vedere un bel museo moderno, fuori Ancona, di accesso facile, con parcheggi, raccogliendo le bellezze del territorio in UN luogo, non la situazione attuale, dove si deve dipendere dalla generosità di volontari, dove non c’è neanche una lista dei pezzi nel museo archeologico di Ancona, e dunque è impossibile fare una ricerca o controllare se i pezzi ci sono…”.
Come considera i marchigiani? – “I Marchigiani mi piacciono. Per me è facile andare d’accordo con loro. Normalmente, quando dicono una cosa, è quella. Sono accoglienti, precisi, tengono le loro case bene. È una piccola Svizzera. Trovo sempre gente che la pensa come me”.
Racconti al lettore le sue ricerche e conferenze di argomento storico – archeologico – “Diciamo che a me interessa la preistoria, ho visitato i siti archeologici più importanti del mondo: Messico, Perù ecc. Quando sono arrivata nelle Marche ho cominciato a visitare il territorio e mi sono imbattuta nelle teorie di don Carnevale su Carlo Magno. Prima mi sono sembrate strambe, ma più studiavo la questione, più era chiaro che aveva ragione. C’era una implicazione morale per me dal momento che sono una Franca e che, anzi, sono una dei tanti discendenti di Carlo Magno. Ho voluto lavorare per restituire all’Europa la sua vera storia dell’Alto Medioevo. Mi sembrava la cosa giusta da fare”.
Ci racconti dei suoi video per You Tube – “Ormai, ho una certa età, a parte i libri che ho scritto e i siti che ho su Internet, sempre in tre lingue, ho voluto lasciare in testimonianza parecchie cose che so. C’è anche il fatto che la gente difficilmente legge un libro ma guarda i video. Ho identificato una rappresentazione di Carlo Martello, il nonno di Carlo Magno, su un capitello nella chiesa Santa Croce dei Conti a Sassoferrato. Non c’è nessun dubbio: è lui ed è importante. Ne ho parlato nel libro che ho scritto in inglese, poi tradotto in tedesco, “Charlemagne, the Dark Secret”, ora gli Italiani sono al corrente”.
Quale ritiene sia il suo lavoro più importante? – “Il più importante è la ricerca sui mausolei (detti cripte) carolingi nelle Marche. C’è consultabile per il pubblico il documento sul sito in lingua italiana http://elisabethdemoreauit.wordpress.com
Un aneddoto curioso – “La prima volta che sono giunta nelle Marche nel 1983, arrivavo in macchina da Colfiorito e ho visto i Sibillini con le cime innevate. Ho pensato: è qui che voglio vivere!”.
Eno Santecchia
22 marzo 2022