Sabato mattina 6 Novembre 2021, i volontari per “Mondo libero dalla droga’” hanno raggiunto il Centro Storico di Macerata per distribuire ben 400 copie degli opuscoli “La verità sulla droga” con l’obbiettivo di informare sugli effetti sconvolgenti che queste sostanze generano in chi le assume. Volete informazioni dettagliate su una delle droghe più diffuse nel mondo, la cocaina? Ecco di seguito un report completo.
L’analisi delle acque reflue – l’UNODC (l’agenzia delle Nazioni Unite che monitora il consumo di droghe nel mondo) segnala come negli ultimi anni in alcuni Paesi del mondo, soprattutto nel Nord America e nell’Europa Occidentale, il consumo della cocaina sia in costante aumento. La relazione Europea sulle droghe del 2018 concorda nel ritenere la cocaina sempre più presente nei mercati europei come documentato anche dalle analisi delle acque reflue di alcune grandi città metropolitane.
La polvere di cocaina e il crak – In Europa esistono due tipi di cocaina: il più comune è la polvere di cocaina (sotto forma di sali), mentre, meno facilmente reperibile, è la cocaina crack (base libera) che si assume inalandone il fumo. Storicamente la maggior parte della cocaina arriva in Europa attraverso i porti, per grandi navi porta container, della penisola iberica ma recenti sequestri suggeriscono come questa rotta non sia più la sola. Nel 2016 infatti, il Belgio ha superato la Spagna come paese con il maggior quantitativo di cocaina sequestrata nei porti.
Chi consuma cocaina in Italia – In Italia, con riferimento alla relazione al Parlamento del 2017, si stima che il consumo di cocaina interessi l’1% della popolazione generale pari a circa 4.000.000 di individui fra i 15 ed i 64 anni mentre, se si analizza solo la popolazione giovanile (15 – 34 anni), la cocaina incide per il 2,5 % pari cioè a circa 640.000 persone. Sono riscontrabili differenze di genere con un rapporto maschi/femmine di 2/3. Nell’ambito di questa sostanziale stabilità si possono comunque osservare, per la cocaina, lievi cambiamenti rispetto alle rilevazioni precedenti che indicano nuove linee di tendenza: oltre il 75% dei consumatori ha una età inferiore a 34 anni; il consumo di cocaina molto spesso è associato alla cannabis, all’alcool e al tabacco.
Chi e come la usa – La cocaina a differenza di altre sostanze è generalmente utilizzata in maniera compulsiva (binge) con periodi di non uso che, dal punto di vista neurochimico, corrispondono a un forte esaurimento dei neuro trasmettitori. Preferenzialmente si utilizza la via nasale (snorting) e solo raramente la via parentale. Di recente è diventato più frequente fumare la cocaina nella sua forma base: il crack. La cocaina è utilizzata da persone appartenenti a tutti gli strati sociali senza differenze etniche, ed è dimostrato inoltre che le giovani donne hanno, rispetto ai loro coetanei maschi, una più elevata probabilità di ricorrere ai binge.
Gli effetti collaterali più comuni – comportamento stereotipato e ripetitivo; ansia; attacchi di panico; paranoia; allucinazioni; aggressività; violenza; problemi cardiovascolari come infarto del miocardio o angina, aritmie; accidenti neurologici come vertigini, cefalea, visione offuscata, ischemia, infarti ed emorragie ed emorragie.
Gli effetti psicologici – Occorre ricordare il sistema nervoso centrale non può essere artificialmente stimolato oltre un determinato limite poiché tende a un esaurimento metabolico se sovraeccitato in tempi relativamente brevi. È frequente osservare infatti dopo vere e proprie abbuffate forti sintomi di: depressione; mancanza di motivazione; sonnolenza; paranoia; irritabilità e psicosi (Gold, Verebey, 1984).
Effetti a livello cardiovascolare – L’ischemia e l’infarto miocardico acuto rappresentano le patologie più frequentemente descritte nell’abuso da cocaina, ma gli effetti di questa sostanza a livello cardiovascolare sono molti e complessi e possono determinare un ampio ventaglio di complicanze che vanno dalle sindromi coronariche acute alla dissecazione aortica, alla morte improvvisa per cause aritmiche. Il meccanismo principale, ma non l’unico, è rappresentato da un incremento del livello di catecolamine circolanti e da una stimolazione prolungata dei recettori adrenergici a livello cardiaco. Questa alterazione determina vari effetti, tra i quali un aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa sistemica e della contrattilità delle cellule cardiache, fenomeni che conducono a un incremento della domanda di ossigeno da parte del miocardio. Di contro, a livello coronarico la cocaina induce vasocostrizione e quindi una riduzione del flusso sanguigno al muscolo cardiaco determinando un disequilibrio tra richiesta e apporto di ossigeno e conseguente sofferenza ischemica.
Alterazioni della coagulazione del sangue – Oltre agli effetti emodinamici, l’utilizzo di cocaina determina anche alterazioni a carico della coagulazione in senso protrombotico; numerosi sono i casi di infarto miocardico da trombosi acuta relati all’utilizzo di cocaina anche in assenza di stenosi significative a livello delle coronarie. La cocaina promuove la trombosi alterando l’espressione di molecole implicate nell’attivazione e aggregazione piastrinica, ad azione pro-infiammatoria e coinvolte nel processo biochimico della coagulazione. Tra i principali meccanismi protrombotici correlati all’uso della cocaina, c’è la disfunzione endoteliale: l’endotelio è il “tessuto” che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni e dell’endocardio e svolge un ruolo fondamentale nella corretta regolazione del tono vascolare (vasodilatazione e vasocostrizione), nei processi infiammatori, di aterosclerosi e nella coagulazione. La cocaina, alterando la produzione da parte delle cellule dell’endotelio delle sostanze atte a regolare tutti questi processi, favorisce la formazione di coaguli ed accelera il processo di aterosclerosi.
L’abuso di cocaina causa l’infarto – I soggetti con angor o infarto miocardico in atto da abuso di cocaina al momento dell’accesso nei dipartimenti di Emergenza-Urgenza possono essere indistinguibili dalla popolazione generale per caratteristiche e durata del dolore e coesistenza di altri fattori di rischio cardiovascolare (fumo, familiarità, diabete, dislipidemia, etc…), sebbene mediamente si tratti di soggetti di età più giovane rispetto alla media dei soggetti con coronaropatia da altra causa. Nell’infarto da cocaina i tempi di insorgenza dei sintomi dall’ultima assunzione della sostanza sono variabili dai 30 minuti ad alcune ore (talora tardivo a oltre 15 ore dall’assunzione) con un picco di incidenza dopo circa un’ora dall’utilizzo; l’insorgenza dei sintomi non sempre è correlato alla dose assunta o alla tipologia di somministrazione. Nel lungo termine, si può osservare un deterioramento progressivo della funzione cardiaca, anche in assenza di pregressi eventi ischemici sintomatici, con importante riduzione della “funzione di pompa” e lo sviluppo di scompenso cardiaco cronico. Questa disfunzione cardiaca sembra essere il risultato di numerosi fattori quali: ischemia subendocardica asintomatica; esposizione ricorrente all’eccesso di catecolamine; aumento dell’apoptosi (morte) dei miociti; induzione di variazioni nella struttura stessa delle cellule cardiache. Oltre al danno ischemico mediato dalle catecolamine o da fenomeni di trombosi, la cocaina può determinare un danno diretto alle cellule del miocardio aumentando la produzione di specie reattive dell’ossigeno implicate nei processi di stress ossidativo.
Abuso di cocaina e aritmie – L’abuso di cocaina è correlato, inoltre, a fenomeni aritmici di vario grado: tachicardia e/o bradicardia; comparsa di disturbi di conduzione; tachicardie sopraventricolari; tachicardia e fibrillazione ventricolare; torsione di punta; comparsa di pattern elettrocardiografici che mimano la sindrome di Brugada (sindrome relata a morte improvvisa). Anche i meccanismi attraverso i quali la cocaina esercita i suoi effetti pro-aritmogeni sono molteplici. Agendo a livello dei canali ionici (sodio, potassio, calcio), può alterare la normale formazione e conduzione dell’impulso elettrico e l’aumentata “instabilità” delle cellule cardiache, indotta dal quadro di ischemia, determinano un substrato favorevole per l’insorgenza di aritmie sia atriali che ventricolari.
La cocaina e le infiammazioni del muscolo cardiaco – Non è rara nei cocainomani l’insorgenza di endocardite e miocardite, in maggior misura nei soggetti che ne fanno un uso endovena. L’uso di sostanze stupefacenti endovena rappresenta un fattore di rischio per l’ingresso di patogeni nel torrente ematico aumentando il rischio di patologie infettive a carico del tessuto cardiaco e valvolare, ma dalle statistiche la cocaina sembra essere essa stessa un fattore di rischio indipendente rispetto ad altre sostanze assunte sempre per via endovenosa. Verosimilmente l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa sistolica e il quadro di disfunzione endoteliale può determinare un danno a livello vascolare e valvolare in grado di favorire l’ingresso di agenti patogeni nel tessuto. Nei soggetti cocainomani si osserva, infatti, anche una maggior incidenza di patologie vascolari come flebiti e tromboflebiti. Anche l’incidenza delle patologie dell’aorta (dissecazione, rottura) e di ictus (sia di tipo ischemico che emorragico) è statisticamente maggiore nei soggetti cocainomani rispetto alla popolazione generale.
In conclusione è bene essere informati su ciò che comporta l’uso e l’abuso di tutte le droghe perché, come ben scrisse, l’Umanitario L. Ron Hubbard: “Le droghe distruggono”.
8 novembre 2021