Romolo Murri, precursore della Democrazia Cristiana: una biografia attraverso la satira

In occasione dei 150 anni della nascita del pensatore marchigiano che viene riconosciuto come il precursore della Democrazia Cristiana, nel marzo 2021 è stato pubblicato il volume “Romolo Murri. Una biografia attraverso la satira” di Vincenzo Martines. L’autore, Ammiraglio Vincenzo Martines, ha seguito studi scientifici, tuttavia in alcune interviste mi ha dimostrato ampiamente di avere una sincera attrazione per la storia.

Uno dei motivi che lo hanno stimolato a compiere questa avventura editoriale è stata Rosina, la nonna materna, amica della famiglia di don Luigi Sturzo, sacerdote siciliano fondatore del Partito Popolare. L’altro quello di trascorrere vari periodi dell’anno a Gualdo, paese di adozione del Murri e sede del Centro Studi a lui dedicato. Dal 1989 esiste anche la “Fondazione Romolo Murri. Centro studi per la storia del Modernismo dell’Università di Urbino”.

Armatosi di buona volontà l’autore ha ampliato la collezione di vignette con ricerche alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, con le quali è riuscito a ricostruire pure episodi meno conosciuti di questo personaggio dalle diverse sfaccettature. Tra luci e ombre è stato per decadi al centro del dibattito politico e sociale e quindi bersaglio della satira. Nato nell’anno 1870 a Monte San Pietrangeli, Murri si laureò in filosofia e teologia, fu giornalista, per sedici anni sacerdote e poi deputato. Egli ritenne necessaria la partecipazione dei cattolici alla vita politica, in piena autonomia dalle gerarchie ecclesiastiche.

L’autore fa rilevare che gran parte delle gerarchie della Chiesa furono ostili a Murri, ma l’ala più attenta ai problemi sociali e progressista, come il cardinale Domenico Svampa di Montegranaro gli fu favorevole. Don Luigi Sturzo fu amico di Murri e anche suo ospite a Gualdo nel 1900; entrambi elaborarono l’idea di un partito cattolico. Il pensiero fu in parte comune, ma le strategie furono differenti: mentre Murri continuò a criticare aspramente le gerarchie vaticane, don Sturzo si dimostrò più prudente e il suo coinvolgimento politico fu meno sgradito alla Chiesa. 

Ma questo non impedì a don Sturzo di attirarsi l’avversione di Mussolini per cui dovette riparare prima a Londra poi a New York. Dopo duri attacchi sulla stampa alle medesime gerarchie nel 1907 don Romolo Murri fu sospeso “a divinis” come sacerdote e con l’elezione a deputato (1909) fu scomunicato.

Nel volume non mancano capitoli dedicati alla sua attività parlamentare e politica. Si sposò in Campidoglio il 24 aprile 1912 con Ragnhild Lund, figlia del presidente del Senato norvegese. Una simpatica nota di colore: la satira spietata non si fece sfuggire la ghiotta occasione, raffigurando la giovane come una decrepita. In realtà era una bella donna slanciata, elegante, colta e amante della musica!

Tutto da gustare il capitolo dedicato al giro di conferenze da lui tenuto in America Latina, accompagnato dalla consorte, con interessanti ritagli di stampa locale. Rimase in Argentina, Uruguay e Brasile da luglio a settembre 1912. Nel 1915 si schierò in favore dell’intervento bellico a fianco di Francia e Inghilterra. Nel 1919 divenne collaboratore del quotidiano bolognese “Il Resto del Carlino” come corrispondente politico e, durante il ventennio, si avvicinò alle posizioni fasciste.

Nel volume vi sono vignette tratte dalle testate satiriche molto attive e diffuse nell’Età Giolittiana quali: “L’Asino. È il popolo utile paziente e bastonato”, “Il bastone”, “Il travaso delle idee”, “La frusta”, “Il Pasquino coloniale”, “Il pupazzetto” e altre, delle quali s’è persa la memoria. Anche se oggi la satira su carta stampata è meno diffusa e incisiva di un secolo fa, non è del tutto scomparsa, nel Maceratese se ne può vedere nel “Centro Studi Gabriele Galantara per la satira sociale e di costume” di Montelupone, alla Biennale dell’Umorismo di Tolentino e leggerne sul mensile “La Rucola. Dispetti politici e culturali” di Treia.

Interessanti le riflessioni contenute nella “postfazione” sui successi e le delusioni che ogni ricerca storico-culturale porta inevitabilmente con sé. Il volume di 179 pagine, formato 17 x 24 cm, non è un pesante trattato sul pensiero e la filosofia murriana, ma un testo ben comprensibile, con ampia documentazione iconografica in bianco e nero. L’autore, con incedere sicuro, ci accompagna in un piacevole “viaggio” attraverso vignette, caricature e note satiriche: uno spaccato del pensiero e del costume tra fine ‘800 e primi decenni del ‘900.

Eno Santecchia

15 settembre 2021

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