A Valle Cascia di Montecassiano il Parco della Poesia è il luogo così battezzato dai ragazzi e dalle ragazze de “I fumi della fornace” perché deputato a ospitare appunto le voci dei poeti. Ieri sera lo spazio è stato inaugurato ufficialmente con il più grande interprete che oggi possa vantare la tradizione interpretativa italica: Maurizio Boldrini, che ha donato un ricchissimo “parco” poeti.
Tanti spettatori, opportunamente distanziati, sono arrivati anche da fuori regione appositamente per ascoltare Boldrini, a due anni dalla sua ultima apparizione in pubblico, la memorabile serata del “Robespierre” al Teatro Mugellini di Potenza Picena, in cui ricevette il premio Mugellini alla carriera.
Il programma del recital è sotto il titolo “Mistica minore” e si apre con una spietata “Legge sulle gelosie” dall’antico testamento che colpisce immediatamente il pubblico, il cinismo della sacra scrittura è reso magistralmente dalla voce di Boldrini, spettatori subito attoniti. Appena il tempo di riprendersi con una citazione filosofica di Keplero, I moti celesti, e via verso l’alto con Vola alta parola di Mario Luzi. A seguire l’anteprima dell’inedito Sibilla regina di Giampaolo Vincenzi (la prima si svolgerà a Bolognola, 10-11-12 settembre, nell’ambito della rassegna “Carte sibilline”), che sospende il pubblico in leggerezza diafana per poi farlo precipitare nell’aspro ed inflessibile Ad Arimane di Giocomo Leopardi.
Oramai gli spettatori sono presi completamente nel vortice delle sensazioni, ma “l’arco teso della bellezza” ha solo lanciato le prime frecce. Con la celeberrima Cantica XXXIV dell’Inferno dantesco Boldrini fa un compendio della recitazione in versi, la registrazione dovrebbe circolare obbligatoriamente nelle scuole di ogni ordine e grado per far ascoltare l’autentica voce di Dante Alighieri e per far piazza pulita del ciarpame interpretativo col quale solitamente si mortifica il sommo poeta.
A seguire , Giacomo Leopardi, Alla luna con incipit del Canto Notturno, gli spettatori sono letteralmente de-collati, non c’è spazio per la testa che chiede sensi: spazio e tempo sono imbambolati nell’intimo della visione nostalgica. Tocca a Gabriele D’Annunzio riportare il pubblico al materico, macabro e tattile, con la pagina del Carnaio da Il Trionfo della morte. Si cambia completamente registro con Emilio Villa, con Però prima del vento, struggente lezione di scrittura, ideale passaggio di testimone con il momento più atteso dai convenuti: Advocata di Giovanni Prosperi, l’amico poeta di Boldrini che è venuto a mancare improvvisamente il 3 di luglio. Advocata è una poesia-preghiera alla Madonna d’incomparabile bellezza, l’interprete muove alla commozione, è il momento più alto del teatro, cioè della vita.
Ci si accorge di essere seduti su sedie e non su nuvole con La morte di Stracci dalla sceneggiatura de La ricotta di Pasolini, anche qui Boldrini è capace di trasportare gli spettatori e le sedie sulle quali sono seduti dentro il set del film, egli, con la sua voce, potrebbe rendere sacro anche l’elenco del telefono.
Il pubblico ringrazia l’interprete calorosamente, sentitamente, sinceramente. Ma non è finito ancora l’appuntamento con la grazia, c’è un fuoriprogramma, e che fuoriprogramma! – Genova di Dino Campana. È un maremoto, una folgorazione, non si sa più quale sia il confine tra scrittura e voce, anzi non c’è mai stato questo confine nell’alta quota poetica.
A cura di Patrizia Mancini – Foto di Gianmaria Pennesi e Chiara Bruschini
22 agosto 2021