Tullio Crali visse lo choc del volo come battesimo di tutta la sua arte. Forse non c’è stata altra vocazione artistica, tanto fedelmente legata a una prima folgorante emozione del volo aereo quanto quella dell’artista dalmata (Zara 1910-Milano 2000). Ciò gli fu riconosciuto dallo stesso Marinetti che si espresse a suo riguardo in questi termini: “Crali si può considerare il più grande pittore del momento, la sua serietà nel lavoro è una virtù rara nei pittori di oggi, noi aeropoeti futuristi elogiamo la meravigliosa passione per le altezze e le velocità aeree, passione che costituisce la massima garanzia del trionfo di Crali”.
L’artista aveva scoperto il Futurismo giovanissimo, a quindici anni, mentre era studente all’istituto tecnico della sua città, e fu influenzato nei suoi primi lavori da Balla e Prampolini. Nel 1928 volò per la prima volta, e l’anno successivo – quello in cui nacque l’aeropittura futurista – si mise in contatto con Filippo Tommaso Marinetti ed entrò ufficialmente nel movimento futurista. Visse la storia del Movimento ben oltre il suo periodo storico e se ne fece portabandiera nell’intero arco della sua ricerca pittorica.
Non ebbe timore d’essere tacciato di anacronismo, e per questo combatté le sue battaglie, come nel 1950 quando, partecipando nella casa milanese di Marinetti a una riunione di futuristi, in contrasto con Benedetta, moglie del fondatore del Movimento, si oppose a decretare la fine del Futurismo, e con un atto chiaramente provocatorio, espose sue opere alla Galleria Bergamini di Milano organizzando poi una serata di poesia futurista, che fu la prima dalla fine della guerra.
Da dove trasse le ragioni di tale suo convinto radicalismo Crali? Dalla sua stessa pittura, intimamente sentita, sempre ispirata a valori immateriali incentrati sul rapporto uomo-cosmo, attinti da quella visione aerea innovativa, che egli aveva personalmente vissuto da aviatore, ma non limitandosi esclusivamente a essa.
Nella sua vita si mantenne a contatto con vari ambienti artistici, oltre che italiani (Milano e Torino in particolare) e occasionalmente maceratesi (fu militare per alcuni mesi nella nostra città e partecipò a varie iniziative del Gruppo Boccioni consolidandovi numerose amicizie che lo indussero poi, insieme alla sua famiglia, a scegliere Macerata come luogo di sua sepoltura) ma anche parigini, egiziani, sia in qualità di artista sia come docente di discipline legate all’arte.
Crali si mantenne su una linea di ricerca solidamente caratterizzata sin dagli inizi da determinati valori: uno spiccatissimo senso del colore, dinamismo, plasticità di visione in forme dinamiche sempre ispirate al modo nuovo di scrutare la realtà dal cosmo. In questa sua arte si può dire che restò emblematicamente storicizzata l’emozione del volo sin dalle origini, con una fecondità di varianti. Il tutto ispirato a una gradevolezza formale e a una coinvolgente espressività.
La mostra, organizzata dal Comune di Macerata e da Macerata Musei, in collaborazione con l’Associazione culturale Futurcrali e il sostegno della Regione, è curata da Barbara Martorelli, già presentatrice di una recente retrospettiva dell’artista a Londra. Nell’attuale circostanza, nelle stanze di Palazzo Buonaccorsi figurano, insieme a interessanti documenti inediti, come diari, foto e materiali d’archivio, circa 40 opere, in buona parte messe a disposizione dalla nuora di Crali, signora Anna Bartolozzi, che spaziano dall’Aeropittura a cicli più tardi di vario soggetto: il deserto, la nudità della materia, test di astrazione miranti a una sperimentazione intensamente meditativa.
Lucio Del Gobbo
29 luglio 2021