Nei giorni passati è nevicato un po’ ovunque, da noi ci sono state solo gelate. Il ricordo va al passato. Quanti anni sono trascorsi da quando i contadini venivano fino al centro dei paesetti con la lupa spartineve in legno. Era tirata dai cavalli o dalle mucche e serviva ad aprire un varco, nei giorni “de lu neò”, per arrivare fino alla chiesa, alla farmacia, al forno, ecc. In certi punti delle strade, spazzata e accumulata dal vento, la neve arrivava anche a due metri di altezza.
I contadini, con questo strano attrezzo fatto di pesanti tavole montate a “V”, e con tante pale, cercavano di ripristinare il collegamento col centro dei paesi. Quando la tormenta finiva e usciva il sole, i bambini si divertivano a tirare palle di neve sui giganteschi “pimpilòcchi” che scendevano dai tetti, per farli cadere, e si mettevano a succhiare i ghiaccioli di nonno inverno.
A questo punto, però, voglio darvi sulla lupa una spiegazione forse ancora più sconosciuta. Qualcuno da noi, ma soprattutto in Emilia, chiamava questo attrezzo “pujana”, “li pujii” erano i nostri polli, e la “pojana” è un rapace pericoloso per i piccoli pennuti da cortile. Lo spartineve, per altro, nella forma assomiglia al rapace quando si butta in picchiata per catturare i pulcini. Sarebbe bello riuscire a collegare questi nomi per capire come si è evoluto l’attrezzo di cui sto parlando.
La pujana in legno è un aggeggio che affonda le sue origini nei secoli e non serviva solo per togliere la neve, ma era un po’ la ruspa tuttofare di campagna: si usava per risistemare le strade imbrecciate, perché passando riempiva le buche con la ghiaia che trascinava avanti, la si usava dopo la semina, e caricata con sassi (“li pesi” per appesantirla), serviva per costipare il terreno attorno al seme; in tal caso sotto la slitta veniva fissata una lamiera, “lu zinale”, per farla scivolare senza affondare. Stesso uso alla fine dell’inverno sui seminativi, per compattare il terreno sollevato dai geli invernali e per favorire l’accestimento del frumento.
(Ndr: Quando i lupi si muovono sulla neve, il primo apre il varco e gli altri, in fila, gli vanno dietro sul solco tracciato: forse è da questo comportamento che deriva il nome “lupa”).
Alberto Maria Marziali
19 marzo 2021