Macerata è territorio ricco di fonti. Tutte con un’antica e affascinante storia alle spalle. Per secoli la loro salutare acqua ha dissetato i nostri avi e lavato i loro panni. Più di una, negli anni, è stata “cantata” e ritratta dal poeta, scrittore e incisore Luigi Bartolini (Cupramontana 1892 – Roma 1963). Non solo da lui. Poi, con il progresso è cominciato per esse l’oblio.
Dopo anni e anni di un triste e irriguardoso abbandono, alcune, grazie alla sensibilità dell’architetto Silvano Iommi (attuale assessore all’Urbanistica nel Comune di Macerata), sono state finalmente riportate alla luce. Altre, purtroppo, ancora soffrono sotto caotica vegetazione o sotto metri di terriccio. Anche quelle riportate alla luce, però, hanno bisogno di manutenzione stagionale (taglio di rovi ed erbacce).
Non sarebbe allora una buona idea, così come si è cominciato a fare con le rotatorie stradali, cercare per ognuna uno sponsor di buona volontà cui affidarle? Le fonti sono un capitale culturale d’inestimabile valore, l’irripetibile passato di sacrifici e poesia senza cui, oggi, nessuno di noi sarebbe qui.
Mario Monachesi
8 marzo 2021