Correva il 1942 quando il famoso poeta e compositore E. A. Mario (pseudonimo del napoletano Giovanni Ermete Gaeta, autore fra tantissime altre della celeberrima “Canzone del Piave” (ricordate: “Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio…”?), scriveva ‘Ci vedremo in Primavera’ canzone che penso in pochi ricorderanno.
Mi è casualmente tornata in testa in un giorno freddo e umido come quest’oggi 8 di gennaio, con il Mondo che attorno impazza, la gente trema per il covid, troppi son costretti a lasciare e… chi cerca Dio se lo prega. Coperto di lana e con la papalina in testa provo a riflettere su quanto circonda, ascoltando piacevoli musiche con animo distratto sognando, come tutti, giorni migliori.
“Mala tempora currunt” recita improvviso il cervello intorpidito e subito dopo, tanto per completare il nero pensiero, prosegue: “ma ricordati che il peggio non è mai morto”.
Certo sì è che, se non ci fosse stata quell’americanata dei giorni scorsi con la folla impazzita che invade il Campidoglio di Washington, scatenando svariati interrogativi sulla sanità mentale di tante persone, pure di vertice, il Mondo poteva forse sperare di essere ancora una cosa seria. Ma evidentemente non c’è limite all’assurdo e non rimane se non piangere quei poveri morti; morti forse solo per rammentarci il rispetto delle regole e dei principi, pur nel momento in cui siamo precipitati grazie al nulla che circonda.
Per fortuna ci sono le radici e l’aiuto di quanti ci hanno preceduto; e il buon E. A. Mario è fra questi. Cosa importa dunque, se quella canzone la scrisse per risollevare il morale durante una guerra da dimenticare, se oggi può dare ancora una qualche speranza e fiducia di vita? “Ci vedremo in primavera, primavera tornerà! Ora infuria la bufera, l’aria è fredda e il gelo sopra i monti sta … ma la nostra primavera certamente fiorirà!” Coraggio, Amici! Auguriamoci giorni migliori e teniamo duro, perché ciò che conta è, come sempre, il “chi vivrà, vedrà”…
Giuseppe Sabbatini
6 marzo 2021