La satira ha diverse forme e può attingere anche ai versi dei poeti del passato remoto e più recente. I grandi poeti sono spesso detti Vati. Dall’enciclopedia Treccani apprendiamo: “vate s. m. [dal lat. vates «indovino, profeta» e quindi (poiché spesso le profezie erano espresse in versi) «poeta»], – 1. Profeta: gli antichi vati; spirando del petto De’ sommi v. (Boccaccio), dal petto dei profeti. – 2. Poeta, soprattutto in quanto sia animato anche da spirito profetico, o acquisti, per il tono elevato della sua poesia, o per l’ispirazione civile, un carattere sacro, quasi sacerdotale…”.
Proviamo a descrivere l’attuale situazione politica e sanitaria italiana con i vaticini dei nostri sommi poeti.
Dante Alighieri – Purgatorio(1315) – canto V
“Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave senza nocchiere in gran tempesta,
non donna (dominatrice) di provincie, ma bordello!”
Questo poteva essere vero nel 1300. Ora di nocchieri ne abbiamo anche troppi (Ministri eletti e non, viceministri, direttori generali, presidenti, commissari, governatori, oltre la pletora infinita di consulenti). Sulla loro capacità di condurre la nave si nutrono forti dubbi, anche se il mare fosse in bonaccia. La vecchia nave “Italia” sembra in difficoltà estrema, non è ancora affondata, ma ha imbarcato molta acqua, il motore è spento e la falla non sembra riparabile. Speriamo che i nostri nocchieri non si ritengano troppo capaci di saper navigare… isola del Giglio docet.
Giacomo Leopardi – All’Italia – (1817)
O patria mia, vedo le mura e gli archi
e le colonne e i simulacri e l’erme
torri degli avi nostri,
ma la gloria non vedo, non vedo
il lauro e il ferro ond’eran carchi
i nostri padri antichi. Or fatta inerme,
nuda la fronte e nudo il petto mostri.
Oimè! quante ferite,
che lividor, che sangue! oh, qual ti veggio,
formosissima donna! Io chiedo al cielo
e al mondo: — Dite, dite;
chi la ridusse a tale? — E questo è peggio,
che di catene ha carche ambe le braccia;
sí che sparte le chiome e senza velo
siede in terra negletta e sconsolata,
nascondendo la faccia
tra le ginocchia, e piange.
Piangi, ché ben hai donde, Italia mia,
le genti a vincer nata
nella fausta sorte e nella ria.
Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive,
mai non potrebbe il pianto
adeguarsi al tuo danno ed allo scorno;
ché fosti donna, or sei povera ancella.
Chi di te parla o scrive,
che, rimembrando il tuo passato vanto,
non dica: – Giá fu grande, or non è quella? –
Perché, perché? Dov’è la forza antica?
dove l’armi e il valore e la costanza?
Chi ti discinse il brando?
chi ti tradí? Qual arte o qual fatica
o qual tanta possanza
valse a spogliarti il manto e l’auree bende?
Come cadesti o quando
da tanta altezza in cosí basso loco?
Ndr: notare come ambo i poeti usino “donna” nel senso latino di “dominus”, femminile “domina” – dominatrice.
Il prestigio dell’Italia nel mondo ha subito un duro colpo. La nazione che aveva una grande attività manifatturiera, capitale mondiale dell’industria dell’abbigliamento non è stata messa in condizione di produrre mascherine e tute. Forse è colpa delle false notizie comminate da gran parte della stampa? Era del gennaio 2020 la notizia che l’Italia era già preparata a combattere la pandemia. Doveva essere verificato e preparato il necessario per l’emergenza: tamponi, reagenti, medicinali, ospedali, personale, respiratori, ecc. Ma per oltre due mesi si è accattonato mascherine pure dall’Albania, si è pietita l’elemosina ad altri stati. “Tutto sta per arrivare!” (campa cavallo che… infatti ancora siamo in affanno). Intanto Chiese chiuse: non possiamo manco raccomandarci alla Madonna. E se facessimo un bando pubblico per assumere, da qualche villaggio sperduto, un numero adeguato di stregoni per fugare tutti i virus e per mettere ordine tra le tende (in ossequio alla multietnicità)? L’unica cosa prontamente attuata resta la condanna agli arresti domiciliari di tutti i cittadini della Repubblica Italiana, con un provvedimento monocratico.
Nazzareno Graziosi
10 febbraio 2021