Il Presidente Renzo Leonori di Confartigianato tuona contro il recente DPCM

“Alla preoccupazione legata agli aumenti dei contagi nel nostro Paese, – afferma il Presidente di Confartigianato Renzo Leonori – si aggiunge quella ancor più grande derivante dalle nuove misure restrittive previste dal Governo con il Dpcm del 24 ottobre.

È noto a tutti che, a seguito del lockdown della primavera scorsa, le imprese soprattutto del settore ristorazione e pubblico esercizio, sono state duramente colpite e, sopra le loro forze, si sono prontamente adeguate ai protocolli, investendo ingenti somme per tutelare la salute e rispettare tutte le prescrizioni previste. Ora, la chiusura imposta alle ore 18 sarà per molte di loro il colpo di grazia.

Non capiamo il motivo per cui estendere queste misure indistintamente, senza differenziazione tra Regioni e città che sappiamo avere numeri di contagi assolutamente diversi. Paragonare, con decisioni così drastiche quanto superficiali, città come Milano o Roma a Macerata, Ascoli Piceno o Fermo è sconcertante.

È davvero sufficiente poi, consentire le attività per il pranzo e impedire quelle per la cena al fine di ridurre i contagi? Se si ritiene che il problema principale sia realmente la movida, non sarebbe forse bastato far chiudere tutti alle 23 per scoraggiare assembramenti fuori dai locali? Probabilmente non si è tenuto minimamente conto che la maggior parte dei bar, a esempio, realizzano il 70% dei loro corrispettivi proprio dalle 18 alle 21 grazie agli aperitivi.

Siamo molto preoccupati per la situazione in generale, ma ancor di più per le tante attività di questo settore che, già in forte difficoltà, con questo nuovo Dpcm rischiano di chiudere definitivamente, mettendo a rischio migliaia posti di lavoro. Ricordo che legata al settore in questione, c’è poi tutta la filiera della fornitura di beni e servizi fino al comparto agroalimentare, che subirà inevitabilmenteun brutto colpo.

Se c’è l’osservanza delle procedure, se c’è il rispetto della distanza di sicurezza, se si garantisce la sanificazione dei luoghi, perché chiudere?

Prima la salute, certamente, ma in questo modo il danno all’economia ed all’occupazione potrebbe essere altrettanto grave.Purtroppo la perdita di un’impresa è una perdita collettiva, sociale, non solo privata.

Nel primo trimestre di quest’anno nella nostra Regione abbiamo perso ben 277 imprese, con una calo nella provincia di Macerata di -67 attività artigiane, -64 attività nella provincia di Fermo, -60 nell’ascolano e -90 nel pesarese. Unico segno positivo è stato registrato nella provincia di Ancona con un saldo positivo di 14 imprese.

Inevitabilmente queste restrizioni, oltre alle molteplici ripercussioni come a esempio il calo consumi, condanneranno le imprese al ricorso massivo agli ammortizzatori sociali, che sappiamo avere tempi di erogazione delle prestazioni molto lunghi con ritardi che sono andati oltre i 4 mesi. Per non parlare delle conseguenze che si avranno con il blocco delle assunzioni che colpirà sia i lavoratori a tempo determinato che gli indipendenti.

Il Ministro dell’Economia Gualtieri ha promesso che entro metà novembre verranno indennizzate 350mila aziende penalizzate dalle restrizioni. Ecco, speriamo vivamente che questa promessa venga mantenuta e ci aspettiamo che già in settimana escano detti provvedimenti che prevedano aiuti concreti e importanti per le imprese danneggiate”.

27 ottobre 2020

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