Abbiamo guidato una coppia milanese in un tour nel maceratese: torneremo!

Quanto vale il nostro territorio maceratese dal punto di vista turistico? Fino a pochi anni fa (prima del terremoto dal 2016) valeva davvero poco, un po’ meglio nelle tre cittadine costiere, un po’ meno in montagna più che altro meta di chi, emigrato da quelle zone verso Roma, ritornava al paesello natio, nella casetta natia a trascorrere le vacanze. Qualche evento tipo la stagione lirica allo Sferisterio “mordi e fuggi” e poco altro.

Il terremoto ha aperto uno squarcio – Il terremoto ha aperto uno squarcio nei muri delle case ma anche svelato i nostri tesori segreti, messi in salvo da volontari, dai Vigili del Fuoco, dai Carabinieri, dagli uomini della protezione Civile. Opere d’arte impolverate, spaccate, imballate, trasportate lontano dal sisma, messe in salvo, poi esposte e documentate… tutto il mondo le ha viste e in tanti si sono chiesti: “Ma dove stavano nascoste? Che posto è le Marche? Come mai un territorio così piccolo racchiude una immensità di capolavori?”

Il fascino delle Marche – Ecco. È servita una scossa per dare la scossa al turismo e il meccanismo, lentamente, è partito. Oggi le Marche, il territorio maceratese, sono un po’ più in vista. Un territorio che ha una storia millenaria, paesaggi straordinari, paesi medievali arroccati che serbano intatto il proprio fascino, opere d’arte ovunque si posano gli occhi (e non robetta da poco ma capolavori unici e assoluti), aria poco inquinata e, buon ultimo, prodotti enogastronomici di gusto e qualità di alto livello.

Due turisti milanesi – Ebbene, abbiamo avuto l’occasione di condurre un esperimento, con una coppia di amici venuti a Macerata da Milano. Milàn l’è ‘n gràn Milàn… se non hai visto le Marche… Si sono fermati alcuni giorni in un bed and breakfast, Macerata se la sono vista da soli ed è piaciuta molto, specie l’uscita dei Pupi; noi gli abbiamo dedicato un tardo pomeriggio e la giornata successiva.

L’abbadia di Fiatra tra natura e buon cibo – Dunque… tardo pomeriggio nell’oasi naturalistica dell’Abbadia di Fiastra e mentre passeggiavamo abbiamo raccontato la storia del luogo, dei principi, dei reperti, della strada deviata che fino a pochi decenni fa passava davanti alla chiesa, purtroppo trovata chiusa per l’ora tarda. Cena con la coratella d’agnello, tagliatelle al tartufo, prodotti della norcineria locale tutto annaffiato da un ottimo sangiovese. Risultato? Il parco di Monza è più grande ma qui è tutto bello, ci sono ordine e pulizia e tra “eno” e “gastronomia” si mangia da Dio e c’è tanta di quella storia…

Una chiesina… –  Mattina successiva si va per San Ginesio ma, strada facendo, c’infiliamo in un gruppetto di case, parcheggiamo in uno spiazzo accanto a un blocco romano cui sta appoggiata una chiesina (Santa Maria del Massaccio), esternamente anonima (siamo a Maestà di Urbisaglia) ma dentro è una sinfonia di affreschi! datati tra il 1300 e il 1400. I nostri amici sono stupiti dalla sorpresa, non pensando di trovare tanto tesoro mentre scattano foto a raffica. Poco avanti, mentre raccontiamo di storia (siamo sulla Salaria Gallica, antica strada Picena), uno sguardo ai resti di Urbs Salvia senza perdere di vista il paesaggio così vario e ricco di verde.

San Ginesio – Passeggiare per San Ginesio in piazza, per vicoli, sopra le mura urbiche con lo sguardo che si perde sulla sottostante vallata e sui Monti Azzurri, la storia della Sibilla, la chiesa di San Barnaba strappa esclamazioni di meraviglia, il Colle, lo strazio del terremoto e, infine, “Hoc Opus”: incantati! Qui, sparse nelle chiese c’erano tante opere d’arte? Ma erano colti e ricchi… non lasciano con gli occhi gli ori del Folchetti e la Battaglia tra fermani e ginesini. Stanno cominciando a capire il nostro territorio, attraverso la storia e le opere lasciate dai nostri antenati.

In montagna: storia, natura e formaggio pecorino – Pranzo a Sarnano con il duo “eno” e “gastronomia”, apprezzatissimo, a farci compagnia. Il tour continua dentro la montagna (che vario territorio!) fino a Fiastra (lago pieno di bagnanti) fin su, al castello Magalotti da cui si gode dall’alto la vista sul lago: storia e natura! Gli abbiamo parlato del formaggio pecorino, del suo profumo che sa di erbe di montagna, li abbiamo incuriositi per cui ci addentriamo ancor più nella montagna, con vertiginosi sprofondi di fianco alla strada, un paesaggio mozzafiato che ci accompagna fino al biancore del Santuario di Macereto che spicca in mezzo alla scenografia di arcate e prato verde. Poi acquisti da Scolastici: pecorini in varie stagionature, aromatizzati, affumicati e via dicendo.

Torneremo… – Si è fatto tardi, riprendiamo la via di casa, i nostri amici ritorneranno nelle Marche, vogliono conoscere di più di questa regione rimasta per tanto tempo così defilata, quasi nascosta.

Fernando Pallocchini

19 ottobre 2020

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