San Severino omaggia Remo Scuriatti, il più grande artista settempedano del 900

“Questa mostra sarà l’evento di fine e inizio d’anno non solo per la Città di San Severino Marche ma per l’intera regione”. Così il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei, alla cerimonia d’apertura dell’esposizione che, a 120 anni esatti dalla morte, intende ricordare il fotografo e pittore Remo Scuriatti, “il più grande artista settempedano del Novecento”, ha ricordato ancora il primo cittadino compiendo insieme al curatore, Alberto Pellegrino, un tour per il vernissage nelle tre sedi espositive che accolgono una lunga serie di straordinarie opere: il palazzo della Ragione Sommaria, che ospita la sezione dedicata alla fotografia e alla prima stagione pittorica, la chiesa della Misericordia, che apre alla visita alle opere sul paesaggio marchigiano e alla serie della Galattiche, e la pinacoteca comunale, dove trova spazio una mostra nella mostra che ricorda la “cerchia” di artisti che furono molto vicini al protagonista dell’evento culturale che proseguirà fino al 28 febbraio 2021.

“Scuriatti è stato un personaggio unico che ha operato tra gli anni Venti e gli anni Settanta, prima come fotografo estremamente valido nell’arte del ritratto e nel testimoniare la vita cittadina, poi come pittore che, in una iniziale fase figurativa, ha trattato tematiche emotivamente “forti” e che ha, in particolare, esaltato il paesaggio marchigiano mentre nell’ultimo periodo della sua esistenza ha realizzato opere informali di grande fascino cromatico e di indiscussa poesia “visiva”, quelle “Galattiche” che gli hanno permesso di viaggiare con la fantasia nelle infinite distese della volta celeste”.

“Allestire la mostra è stato un lavoro lungo, impegnativo e faticoso, durato circa un anno e reso difficile dalla pandemia – ha ricordato il curatore, il professor Alberto Pellegrino che di Scuriatti è stato amico e frequentatore – Sono state riunite, restaurate e analizzate tutte le opere pittoriche di proprietà comunale e, per molti, queste saranno un’autentica rivelazione. E’ stata fatta un’ampia selezione delle fotografie per completare l’opera e la personalità dell’artista. E’ stato pubblicato un catalogo con un ricco apparato iconografico accompagnato da una serie di saggi critici di sicuro valore preceduti da una introduzione riguardante il contesto storico e sociale nel quale ha operato Scuriatti con cenni sulla società, il costume, lo spettacolo, il cinema, l’ambiente letterario e artistico formato da poeti, pittori e scultori vicini all’artista”.

“Scuriatti non fu un isolato; la sua personalità d’artista fu presente, dialogante e ben considerata in un ambiente di dimensione almeno regionale – ha spiegato Lucio Del Gobbo, critico d’arte – Non è stato un realista tout court e  si può per questo ipotizzare che i suoi paesaggi, a lui prossimi e familiari, concorressero a una sua stabilità psichica e identitaria. L’astrazione vi aleggia sempre e più tardi deborderà in una produzione molto interessante che l’artista stesso definirà “spaziale”, “cosmica”, “galattica”, ove insieme allo spazio si imporranno il colore e la luce, una luce vivida che erode le forme sino a cancellarle sfociando in una visionarietà complessiva, colma di pathos e di eccitazione.

Nel timore che l’opera di Scuriatti, interamente donata alla sua città, insieme a parte del suo patrimonio, e la stessa sua memoria subissero un degrado, si è proceduto al restauro delle opere e a una riconsiderazione complessiva della sua vicenda artistica sotto un profilo storico e critico. Un atto di civiltà ben congegnato che ha visto impegnati operatori di vario genere per mostre, giornate di studio, visite guidate perché la storia, ogni tanto, rimedia!”.

“Il lavoro di questo artista – è intervenuta alla cerimonia di presentazione della mostra Giuliana Pascucci che ha parlato di “quieta accesa” nella pittura di Scuriatti – si nutre incessantemente del tempo che vive: della natura, della campagna, del mare, delle radure e della umanità che lo caratterizza. Un “pittore per lo più d’istinto, dotato di grande senso coloristico”, come lo ha descritto il poeta e scrittore settempedano Achille Alba. La sua vocazione pittorica si fonda sul colore, mettendo in atto una personale linea espressiva dal duplice risultato, quello figurativo, inteso come rappresentazione della realtà, e quello emotivo, insito nell’interiorità dell’animo umano. Scuriatti è un pittore dal profondo sentire che afferma la priorità dell’essenza sull’esistenza”.

La progettazione e l’allestimento dell’intero percorso esposito sono stati affidati a Shura Oyarce Yuzzelli, il pittore Paolo Gobbi ha coordinato le operazioni di recupero delle opere affidandole ai restauratori Cristina Raimondi per la pittura e Michele Boncagni per la fotografia.

Orari di apertura: dal martedì al giovedì dalle ore 9,30 alle 13, il venerdì dalle 15 alle 19. Sabato, domenica e festivi: dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 15 alle 20. Lunedì chiuso eccetto i festivi.

La mostra è promossa dal Comune di San Severino Marche, ed è seguita in prima persona dall’assessore alla Cultura, Vanna Bianconi, e dall’ufficio Cultura, con il patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, della Regione Marche P.F. Beni e attività culturali, del Consiglio Regionale – Assemblea legislativa delle Marche, della Provincia di Macerata, dell’Unione Montana Potenza Esino Musone, dell’Arcidiocesi di Camerino – San Severino Marche, dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, dell’Università degli Studi di Camerino, dell’Università degli Studi di Macerata, della Fondazione Claudi, della Fondazione Salimbeni per le Arti Figurative, del Rotary Club di Tolentino.

Del comitato di studio fanno parte il sindaco Rosa Piemattei, l’assessore Vanna Bianconi, Alberto Pellegrino, Lucio Del Gobbo, Paolo Gobbi, Silvio Gobbi e Giuliana Pascucci.

30 settembre 2020

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