Alberto Cicarè e Matteo Sciapeconi affrontano un argomento di cui si sta parlando poco e che, invece, ricade pesantemente sui cittadini maceratesi, non solo economicamente ma anche, per esempio a Sforzacosta, sulla loro salute.
Affermano: “Perché in questa campagna elettorale si parla di tutto meno che di rifiuti? Ce lo chiediamo spesso quando arrivando a Sforzacosta si viene accolti dall’odore ormai tipico della vallata; ce lo chiediamo ancor di più a seguito di articoli di stampa che denunciano sprechi, gestione allegra, zero trasparenza da parte del Cosmari. Eppure, la questione rifiuti ha una rilevanza determinante per la vita di un Comune e dei suoi cittadini, non fosse altro per il prezzo che ogni famiglia paga per smaltire la “monnezza”: a Macerata ben più di 8 milioni di euro, circa 200 euro a persona all’anno.
Ma i rifiuti significano molto di più: essi sono la cartina al tornasole di come una comunità affronta la sfida di minimizzare il proprio impatto su madre terra, sono lo spartiacque tra degrado e civiltà, separano la società dello spreco da quella del consumo responsabile. Per questo motivo ci suona strano il silenzio, condiviso da tutti gli amministratori e da tutte le forze politiche della nostra provincia, che aleggia intorno alla gestione dei rifiuti e intorno al Cosmari. Solo il sindaco di Camerino Sborgia, ex carabiniere dei NAS, e quello di Pollenza Romoli hanno sollevato in tempi recenti perplessità su gestione e bilanci.
Da cosa deriva questo apprezzamento così unanime? Da un sistema di raccolta e trattamento dei rifiuti particolarmente virtuoso? O c’è un sistema di interessi che ruota intorno a questo argomento che porta alla reciproca tutela?
I comuni della provincia, riuniti nell’AATO 3, affidano per legge la gestione dei rifiuti al Cosmari, società pubblica che, in quanto tale, deve essere soggetta al controllo politico dei comuni partecipanti. Ma la questione rifiuti è molto complessa, per cui si preferisce abdicare al ruolo di controllori e ci si limita ad approvare annualmente l’operato dell’ente, preferendo piuttosto contrattare col Cosmari, in particolare con il suo direttore Giampaoli in carica dal 1997, i servizi e le tariffe del proprio comune. E’ evidente a tutti che un sistema del genere alla lunga crea un problema grosso come una casa: un soggetto tecnico praticamente svincolato dal controllo politico e quindi dagli interessi e dalle istanze dei cittadini.
Tralasciando gli aspetti giudiziari sui quali non entriamo in quanto ci sono procedimenti in corso, riteniamo di dover porre pubblicamente alcune domande di natura pratica e politica.
1) Il Cosmari vanta percentuali altissime di raccolta differenziata: esiste un sistema certificato atto a verificare che l’impegno che ogni cittadino mette nella raccolta differenziata abbia un effetto reale in termini di separazione dei materiali all’interno dello stabilimento di Piane di Chienti? Il controllo deve essere svolto dalla Polizia Provinciale. C’è un report delle verifiche effettuate?
2) La raccolta differenziata che i cittadini si sforzano di fare segue regole corrette? Crediamo che ciascuno di noi, in tutta coscienza, nutra forti dubbi su come differenziare i materiali di scarto, e questo si ripercuote evidentemente sulla qualità del riciclo. Il Cosmari incassa dalla vendita dei materiali riciclati cifre assai ridotte e in continuo calo, segno di un sistema che si alimenta praticamente solo con le tasse versate dai cittadini.
3) Il sistema porta a porta, un paradigma imposto dal Cosmari che sembra immodificabile, è il sistema più efficiente (raggiungimento degli obiettivi) ed efficace (risparmio sui costi) per differenziare i rifiuti? Vediamo camion vetusti e inquinanti che si fermano e ripartono ogni dieci metri per prendere pochi sacchetti alla volta; vediamo non di rado in centro storico sacchetti stracciati con perdita di materiale con le conseguenze immaginabili in termini di sporcizia e animali infestanti. Non è immaginabile una raccolta di prossimità che sia più ordinata e meno dispendiosa?
4) Quali vantaggi abbiamo noi cittadini dall’impegno sacrosanto nella differenziazione? Il Cosmari, per far fronte a costi fissi altissimi anche alimentati da un contingente di personale che supera le 500 persone, ha aumentato le tariffe che a oggi sono allineate a quelle di altri territori meno virtuosi, almeno nominalmente. Abbiamo una città più pulita? Abbiamo una educazione diffusa al risparmio, al riuso, al riciclo? C’è un ritorno in termini di benefit per le città, per esempio parchi giochi, panchine realizzati con materiale riciclato?
5) Nel 2021 la discarica di Cingoli, anche a causa del conferimento delle macerie del sisma, andrà ad esaurimento. Il Cosmari ha già dichiarato che non sarà possibile approntare una nuova discarica prima dell’esaurimento di quella esistente (e già si percepisce la guerra sotterranea tra comuni per evitare di accogliere quella nuova). Saremo costretti a portare altrove i nostri rifiuti, con conseguente aumento dei costi, oppure si pensa già ad altre strategie (qualcuno ha parlato di valorizzazione della frazione secca, leggasi termovalorizzatore)?
6) L’impianto di digestione anaerobica, il cui investimento è previsto per il 2021, consentirà effettivamente di eliminare il problema delle puzze che provengono dal sito del Cosmari e che impattano così fortemente sulla qualità di vita di chi abita nelle vicinanze (non solo a Sforzacosta)?
In attesa di chiarimenti in merito, ci permettiamo di fare alcune proposte minime, sicuramente non risolutive di una questione che va affrontata complessivamente, ma che possono essere il segno di una inversione di rotta. Non si tratta di idee campate in aria, ma di cose già realizzate in altri comuni, da prendere ad esempio:
– una app per verificare dove vanno gettati i rifiuti;
– cassonetti apribili con una tessera, integrati con l’ambiente urbano e in particolare col centro storico, dove buttare i rifiuti organici, il vetro e la plastica;
– incentivare la consegna alle isole ecologiche di materiali ingombranti o rifiuti pericolosi (spesso lasciati lungo le strade a mo’ di discarica abusiva) mediante riduzioni della TARI.
Noi crediamo che in questa campagna elettorale, ma soprattutto subito dopo, si dovrebbe parlare di questi argomenti. Il Comune di Macerata ha il 15% delle quote del Cosmari. Insieme con altri comuni con la medesima sensibilità dovrebbe riprendere un controllo politico effettivo sulla società affinché la sua gestione sia trasparente e i suoi servizi realmente siano indirizzati a tutelare gli interessi dei cittadini e a proteggere l’ambiente in cui viviamo.
Alberto Cicarè, candidato Sindaco per Potere al Popolo e Strada Comune
Matteo Sciapeconi, candidato consigliere comunale per Strada Comune
8 settembre 2020