Sarà “Arcuza” l’antica Macerata? Passando per il dialetto, la Corsica e Lornano

Cercando tracce di marchigianità fuori dai nostri confini, con l’aiuto della rete internet e anche di studiosi come Lando Siliquini (v. “Il dialetto fermano-maceratese” 2007 Livi Editore), siamo giunti -virtualmente-  in Corsica.

Il dialetto – C’è una zona in questa isola dove capita che i fermani in vacanza parlino in dialetto con i residenti: idioma identico! In quanti altri posti “spegnere” si dice in dialetto “stutà”?  I Corsi sono persone orgogliose, dopo il secondo conflitto mondiale lottarono lungamente prima di accettare l’imposizione della nuova nazionalità e del francese come lingua ufficiale. Tengono molto alla loro identità, e si considerano un po’ i figli dimenticati e traditi dell’Italia. Per mantenere il loro antico idioma, organizzano corsi, serate di conversazione in italiano e in còrso, pubblicano periodici in vernacolo. In un sito di proverbi còrsi abbiamo trovato, tra le centinaia di detti identici ai nostri, un paio di proverbi intraducibili, sia in italiano e peggio ancora in Francese: “Ascu prìmu per méle e casgiu” (Ascoli primo per mele/miele e cacio), “Purta a déda in Ascu”: forse qualche ascolano può sciogliere l’arcàno? Un giornaletto molto interessante, era “A viva voce”, assai simile a La rucola nei contenuti e nella forma, peccato che tempo fa il cartaceo sia stato eliminato e che il sito attuale non offra lo stesso materiale. Nei vecchi numeri ci sono lunghe dissertazioni sulle similitudini e possibili origini dell’idioma, la cui conclusione è: non è simile al dialetto ligure, né al dialetto toscano, né a quello sardo.

I soprannomi – Altra curiosità: i còrsi ritengono una loro specialità i soprannomi familiari, ancora di uso comune nei villaggi, che vengono tramandati al di fuori dello stato civile. Guarda un po’, proprio come da noi. Leggiamo ancora in queste riviste: i cognomi sono le casate formate dal nome dell’antenato fondatore. Alcuni cognomi più singolari invece, siccome con la storia ufficiale “non quadrano”, sono considerati “ispirati alla Chanson de Geste”, come dire, il contadino, o il fabbro,  che nel 1700 viene obbligato a registrarsi con un cognome, avendo sentito al mercato la storia del paladino Rinaldo decide di chiamarsi Rinaldo di cognome. Inverosimile! Sarà mica, piuttosto, anche questo un cognome nato dal nome del fondatore della sua casata? Perché hanno preso i nomi dei paladini? Secondo una corrente di pensiero i paladini erano della Francia Picena: non per caso nel piceno c’è un paese che si chiama Monte Rinaldo e c’era pure Monte Milone (oggi Pollenza). Ecco allora che i nomi delle casate dei paladini si ritrovano in Corsica al seguito dei piceni lì giunti per reperire i metalli usati per realizzare le armi.

I Piceni – Ma arriviamo al dunque, in questi ultimi anni abbiamo pubblicato più volte la teoria secondo la quale gli antichi piceni, formidabili forgiatori di armi, realizzarono la via dello stagno per andare alla ricerca di minerali e metalli oltremanica, e fecero lo stesso andando a realizzare il porto di Ostia, poi fondare Roma: per andare a estrarre in Corsica. Ecco il perché della presenza delle famiglie, delle gens picene, a Roma e anche in Corsica.

La famiglia Colonna – Una di queste famiglie è la famiglia Colonna, discendente dalle gens Anicia e Julia, marchigianissime, dalla quale a sua volta ebbe origine la casata D’Ornano, fin dal X secolo una delle più potenti della Corsica, con possedimenti a Roma e rami in Toscana.

Ci sorge qui l’ucronìa: D’Ornano-Lornano-L’Ornà, sempre gli stessi piceni maceratesi, la cui casata paterna era il castello con relativi possedimenti nella omonima frazione vicino Macerata, Lornano. E poi, un’ultima fantasia, tanto per fare di questo articolo una provocazione particolarmente fantasiosa… Uno dei “capostipiti” della famiglia D’Ornano còrsa, tal Vinciguerra d’Ornano, classe 1500 circa, da una genealogia stampata nel 1689 risulta maritato alla signora Antonia d’Acorza. Una città di nome Arcusa esiste, sta in Spagna; ce n’è un’altra anche in Romania, Arcus. Ma in Corsica? Non ne siamo a conoscenza. Moglie spagnola per il prode Vinciguerra? Forse. Oppure, anche lei di origine italica, magari una lontana cugina, e proveniente dalla stessa zona di origine del marito?

Arcuza al posto di Macerata

Arcuza – Il nome Arcuza compare in alcune antiche mappe delle Marche (mappa del Gastaldi, 1548 – collezione Volpini), si tratta della fantomatica città situata, non si sa se per errore o meno, al posto dell’attuale Macerata, che in queste non viene riportata affatto. I piceni hanno l’inclinazione a inversioni (es. crastàre invece di castràre; cerqua invece di quercia) e storpiature, quindi Acorza potrebbe essere una modifica di Arcuza. Forse una città scomparsa, forse proprio il primo nome, censurato in un momento storico, mettiamo XI secolo o giù di lì, e poi dimenticato, di Macerata. Ma è solo una ucronìa. Forse. Non sarà Arcuza una località come Popiano (poco distante da Macerata) che ha preso (o dato) il nome dalla famiglia Pupinia che dette un imperatore a Roma? E se Arcuza avesse preso  (o dato) il nome dalla famiglia d’Acorza? E su quel castello piceno i romani poi eressero il castrum? Arcuza era Macerata? Certo è che su tutte le carte di ispirazione tolemaica lì non c’è Macerata ma troviamo… Arcuza.

Simonetta Borgiani

11 agosto 2020

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti