Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia, commenta i dati sulla denatalità in Italia resi noti dall’Istat: “Ancora un minimo storico delle nascite ufficializzato da Istat nel 2019: -4.5%, 19mila nati in meno. Nel 2020 scenderemo sotto le 400mila unità. Nel 1946 l’Italia risorse dalle macerie facendo più del quadruplo dei neonati. Si moriva di fame nel 1946 ma l’Italia era pronta a rimboccarsi le maniche e meno di trent’anni dopo nel 1975 il nostro Paese, grazie a quei giovani, era nel G7 tra le nazioni più ricche del mondo. Solo con il reddito di maternità proposto dal Popolo della Famiglia torneremo a fare figli e vedremo l’Italia ripartire”.
Lauretta Gianfelici, candidata a Sindaco di Macerata per il Popolo della Famiglia, sottolinea: “L’Istat dunque ci informa che la denatalità ha raggiunto stime drammatiche, con tutto ciò che comporta; che il Covid aumenta la disuguaglianza sociale, che Lavoro e Sanità si confermano le priorità. Siamo in un cambiamento d’epoca in cui la politica è chiamata più di ieri a promuovere le condizioni che consentono la vita e la sua dignità. Le nuove sfide che tutta la società si trova ad affrontare sono insite nelle problematiche delle famiglie”.
Da tutto questo non è esente la città di Macerata la cui situazione è peggiorata a causa delle mancanze della Politica cittadina.
Continua Lauretta Gianfelici: “Da decenni la politica non produce risultati concreti nel welfare sociale perché ha omesso di creare una «relazione» sul piano orizzontale, -ossia familiare, sociale, lavorativo- che incontrasse quella sul piano verticale, dove colloco la cultura, non come nozione, ma come inclusione nella formazione della rieducazione. Non sono state di certo il distintivo della governance le politiche giovanili di accompagnamento verso nuove conoscenze -comprese quelle occupazionali del lavoro e della formazione- alla scoperta anche del desiderio e della motivazione, motori che muovono l’uomo e in cui nasce l’armonia dello sviluppo. Macerata non ha una “leadership”, ossia una guida o una regia situazionale, dentro i fatti reali che si acutizzeranno in autunno. La mia esperienza di volontariato mi ha mostrato come la famiglia – anche a Macerata – sia in misura abbondante un centro che ha abbandonato i suoi naturali progetti e diritti: si è snaturata perché abbandonata sotto molti tipi di pressioni, causate dalla granitica mancanza di politiche che non favoriscono la città come punto di partenza dell’uomo”.
Forte della sua esperienza diretta in campo sociale, Lauretta Gianfelici afferma: “Il Centro Zaccheo ha raccolto voci trasversali nella classifica sociale, dai ragazzi agli adulti, anche anziani, dai singoli alle famiglie, dai più abbienti ai meno, ha agito concretamente dentro le situazioni, -culturali, economiche e di malattia come lo sono le dipendenze- rischiando con coraggio e ricercata prudenza, soprattutto col cuore. Anche in situazioni veramente difficili, l’animo di chi incontravo, anche il più accanito, rabbioso e deluso, chiuso nel proprio bunker, oppure minaccioso, si trasformava, recuperava uno sguardo vero nei colori che non vedeva più e la famiglia pian piano rifioriva e si univa alle altre nella relazione e nello scambio, con fiducia e speranza. Ecco le due parole chiave, che si costruiscono solo sui fatti e sui criteri condivisi di agende politiche leali e trasparenti, nella scelta dei metodi e delle strade percorribili. Ho raccolto prove tangibili che questo è possibile, ma occorre riconoscere la grande necessità di dare un compimento ‘ufficiale’ ai tanti bisogni che nascono proprio all’interno della cellula che lo Stato e le Istituzioni dovrebbero difendere e garantire: quella della famiglia, che rimane il nucleo importante dei tasselli della società e, al contempo, il filo che li cuce insieme”.
Lauretta Gianfelici conclude con osservazioni, purtroppo, incredibilmente reali: “Il tasso di persone che non sanno né leggere né scrivere, è ancora molto alto; fra i giovani, sembrerà strano, ma moltissimi, a esempio nel mondo musicale, conoscono solo il genere che condividono con gli amici, oppure quello di tendenza, figuriamoci quanto accade in merito ai libri e altro. Se non ci concentriamo su politiche concrete per sostenere il desiderio dei giovani a costruire una famiglia e la politica non li sostiene in questo, con iniziative economico-finanziarie concrete, con un progetto che defiscalizzi il lavoro dei giovani, le spese che affrontano per costruire una casa, per promuovere la vita, vuol dire che non prestiamo un servizio che ci imporrebbe di riscoprire con determinazione un comune destino per evolvere e migliorare, ma continuano a trattare la città come fosse una impresa privata con pubbliche perdite e privati profitti”.