Ante Covid, al bar, in genere, si diceva: “Un caffè…”. Oggi non più, il caffè va ordinato per telefono oppure online e non può essere consumato al bar ma portato lontano da questo luogo di perdizione e bevuto, ormai raffreddato, a casa…per cui il caffè “nero bollente” è rimasto solo “nero”, rischiando pure di essere tacciato di razzismo per la colorazione del termine usato. Benvenuti, siete in Italia!
E le Marche non fanno eccezione stando a quanto afferma il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, Elena Leonardi: “Sarebbe proprio il caso di dire ‘caffè sospeso’ invece di ‘caffè espresso’. Sospeso tra le norme e la confusione creata dalle Istituzioni, in questo caso regionale, che invece in questo momento dovrebbero avere il compito di semplificare la vita e il lavoro ai cittadini e alle attività economiche che con tanto impegno e rispetto delle regole, stanno cercando di rimettersi in piedi. Piuttosto che venire loro incontro e cercare le soluzioni più praticabili, anche la Regione Marche comincia il balletto delle norme e delle correzioni creando ulteriore complicazione. Aveva certamente sollecitato un sorriso amaro la disposizione che obbligava gli esercenti somministratori di cibo e bevande, fra tutti penso a esempio ai bar, a non poter effettuare asporto o domicilio di sole bevande, che dovevano essere necessariamente accompagnate da un prodotto solido. Questo impediva anche il semplice caffè a portare via, e in generale qualsiasi acquisto di sole bevande che non dovesse comprendere anche del cibo. Poi il governatore Ceriscioli ha corretto anche questa disposizione permettendo la vendita d’asporto anche di sole bevande. Quello che è rimasto in vigore però è che l’acquisto si può fare soltanto previa ordinazione telefonica o online. Quindi, paradossalmente, si potrebbe passare a piedi o in macchina di fronte a bar e locali che sono aperti, senza che sia consentito ordinare ‘a voce’ un caffè d’asporto, ma si potrebbe farlo al telefono con il barista a pochi metri da noi. Sembra assurdo, ma è tutto vero. Continuo a ripetere come faccio da mesi che il compito delle Istituzioni oggi deve essere quello di mettere ‘ordine’ e di semplificare una situazione già tanto difficile e complicata. Questo non vuol dire che non si debbano rispettare le disposizioni per la sicurezza e l’incolumità ma di certo non si può sentire che per correggere il tiro di una norma già assurda, si crei ulteriore confusione e caos a chi sta cercando con tanta fatica di rialzarsi in piedi”.
11 maggio 2020