La riscoperta delle antiche vie: la strada Macerata – Montolmo

Un viaggiatore del XIII secolo che dal Comune di Macerata andava a Montolmo (Corridonia), sarebbe sceso verso la zona delle Vergini (quota 252, dove era già presente un pagus in epoca romana), passando per contrada Ripa (la collina quota 182 che sovrasta Piè di Ripa che ha dato il nome all’omonima contrada) e proseguendo per il castello di Casale (quota 210 – o i suoi resti poiché fu distrutto dai maceratesi nel 1215), per poi arrivare alla chiesa di San Claudio (quota 87).

Ricordiamo che nel 1138 il Podium Sancti Iuliani e il Castrum Maceratae si erano uniti a formare una unica unità amministrativa anche se negli atti, come quello stipulato con il comune di Montolmo del 1219, le due comunità risultano citate ancora separatamente.

I castelli di Casale e di Posuli – Ritornando al castello di Casale, questo era sede di Contea già a partire dal 995: una pericolosa e forte presenza del vescovo di Fermo che il comune di Macerata non poteva tollerare, con  conseguenza che distrusse il centro incastellandone gli abitanti. Altro importante castello della zona era quello di Posoli (chiamato anche Pausuli o Castrum de Posulano) con annessa chiesa di San Pietro, donato da Trasone Infantulo alla Chiesa Fermana nel 995; interessante notare che nell’atto risulti “Posoli in pertinentiis Casal[is]”, pertanto si deduce che Casale fungesse da centro amministrativo della zona dell’antica Pausula. Collocazione di Casale – La presenza di un Conte a Casale in contemporaneità con la donazione di Trasone fa pensare a una espansione del Vescovo di Fermo proprio in questo periodo. Riguardo alla spontaneità della donazione, lo storico Nobili-Benedetti è scettico ritenendo che Trasone fu obbligato all’atto dopo una sconfitta militare contro le forze del prelato. La collocazione di Casale è molto dubbia, lo storico Galiè a esempio lo pone “nell’attuale territorio maceratese agli estremi confini orientali” in contrada Cervare, forse nell’attuale località S. Maria di Loreto (quota 153).

Antica via romana? – Ritornando alla via che da Macerata porta a San Claudio, questa ci viene confermata, come afferma Galiè, da un documento del 1143: molto importante precisare che sempre secondo lo storico, la strada medioevale non sia altro che l’antica via romana. Galiè inoltre afferma che la strada seguitava in maniera quasi rettilinea da San Claudio verso il Chienti: guadando il fiume a Cerreto si sbucava nell’attuale contrada Crocifisso (quota 128) di Corridonia.

Conferma da pergamene – Lo storico deduce che il guado verso Montolmo sia proprio a Cerreto da una pergamena del 1161 con scritto Cerritu S. Claudi, pergamena che trova conferma da altra del 1462 dove espressamente si riporta: versus passum Cerreti in cludendo silvam usque ad dictum passum”. Inoltre citando alcune pergamene del 1089, 1143 e 1159 deduce senza dubbio che Cerreto si possa collocare poco distante dalla Chiesa di San Claudio proprio di fronte a Ripalta (quota 108).

Il castello di Ripalta – A questo punto però non si capisce come si possa affermare che superato il Chienti si sbuchi presso l’attuale  contrada Crocefisso: se Cerreto è di fronte a Ripalta si sbucherà ovviamente a Ripalta e da lì forse, attraverso strade ancora esistenti, all’attuale Chiesa del Crocifisso, o meglio più in avanti verso Corridonia. Questa mia ipotesi può trovare supporto dal fatto che in località Ripalta era presente un castello che anche se nelle carte esistenti viene citato per la prima volta solo nel 1066, sicuramente era molto più antico: potrebbe risalire addirittura al VIII o IX secolo poiché posto in un luogo estremamente strategico che di fatto controllava il guado sul Chienti. Per chi conosce la zona, dovrebbe essere stato più o meno nell’area dell’attuale palazzo detto delle “Cento finestre”.

Vallescura e Infernaccio – Dal Chienti al castello di Ripalta (notare il toponimo “Ripa Alta”) la strada è irta a differenza di quella verso il Crocefisso, dove molto più dolce e graduale è l’ascesa; inoltre intorno al Crocefisso sono presenti toponimi come Vallescura e Infernaccio (un torrentello diventato ormai un fosso) che fanno pensare a una zona molto selvaggia con fitte selve e profondi torrenti che hanno poco a che fare con una strada di transito.

Cambiamenti idrogeologici? – Una considerazione va però fatta, potrebbe darsi che nel periodo romano il guado fosse quello che portasse al Crocefisso ma che poi con la caduta dell’Impero, per motivi naturali come impaludamento e disastri idrogeologici (le piene del fiume Chienti e i suoi straripamenti erano frequenti), fosse stato abbandonato perché non più praticabile e l’attraversamento del fiume si fosse  spostato nella zona di Cerreto di fronte a Ripalta dove il fiume permetteva ancora il passaggio. Da Ripalta la strada risaliva probabilmente (non c’è alcuna certezza storica) verso l’attuale via Eugenio Niccolai (c.da La Piana quota 200 ca.), forse attraverso una delle due strade (una  all’inizio e l’altra verso la fine della via ), ancora esistenti.

Curtis Sejano o Salliano – Nella zona dell’attuale Villa Fermani (a quota 214) era probabilmente presente una Curtis denominata forse Sejano o Seiano, come potrebbe provare l’antico nome dell’attuale Porta Trieste, cioè Porta Sejano, porta che si affacciava verso il villaggio omonimo. Oppure la Curtis presso Villa Fermani era quella di Salliano (Selliano) citata in diverse carte tra cui quella del 897 di Lamberto II di Spoleto (880 ca.-898) che donava proprio la corte all’abbazia di S. Croce al Chienti? Del resto i nomi Sejano, Seiano, Salliano, Selliano, sono abbastanza assonanti e le antiche carte sono piene di imprecisioni.

La chiesa del Beati Petri Apostoli – Nella corte c’era la chiesa del Beati Petri Apostoli e a questo punto una domanda: la corte è stata nei secoli successivi incastellata in Montolmo? L’attuale chiesa dei SS.Pietro, Paolo e Donato è stata ricostruita su una vecchia chiesa dedicata a San Pietro in un luogo orientato proprio verso la Corte di Salliano: coincidenza veramente interessante. Ritorniamo al nostro viaggiatore che dall’attuale viale Niccolai sarebbe poi risalito verso la collina di Montolmo (quota 254 attuale Porta Trieste) e qui sarebbe entrato in una delle porte “esistenti”. Da notare come l’antico passo di San Claudio, nei secoli abbandonato, è stato negli ultimi anni pensato e riprogettato attraverso uno svincolo della S.S.77: la storia si ripete?

Modestino Cacciurri

8 maggio 2020

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