È uscito il libro “Villa Cozza – Parco urbano e bene comune”, scritto da Letizia Carducci, edito da Edizioni Simple di Macerata. Un volume che parla di una villa e di un parco urbano maceratesi in modo diffuso, sia dal punto di vista storico che da quello urbanistico o ambientalistico, nonché sociale. Una pubblicazione corposa di 150 pagine fitte di notizie e di note a margine, corredata da belle foto che, in special modo quelle più datate, raccontano la vita del luogo. Immaginiamo quante ore la scrittrice abbia passato a scartabellare negli archivi: quello di Stato di Macerata; quello dell’Ircr; la biblioteca comunale Mozzi Borgetti; la Biblioteca Nazionale di Napoli, sezione di Macerata. Questo per una ricerca delle fonti che siano le più attendibili, nonché certe, per dare la massima credibilità storica alle vicende di Villa Cozza. Il volume è strutturato in tre parti.
Prima parte – Nella prima troviamo la storia del costruito e le vicende umane. Si inizia con un breve cenno al Castrum Filiorum Adam, posizionato sul colle dove sorgerà la villa e dove vennero ritrovate una lapide e due statue di marmo, poi le notizie, grazie alle ricerche d’archivio, si fanno più dettagliate e la storia prende corpo. Siamo nel 1554 a la proprietà è della famiglia Ricci – ramo Ottifredi – che dona parte del territorio ai Frati Cappucini per la erezione del convento, terra acquisita nel 1808 dal Demanio del Regno d’Italia. La ricerca porta al Basilj e alle sue figlie dai nomi stravaganti, poi al conte Augusto Caccialupi Olivieri Parteguelfa che portò una “botta di vita” a Macerata e vivacizzò la villa fino alla sua debacle economica. E arriviamo a colei che ribattezzò la villa con il nome che è arrivato fino ai giorni nostri: l’orvietana contessa Anna Cozza Luzi. Passata anche questa stagione della “Belle époque” l’ameno colle dopo aver ospitato la villa signorile cominciò a divenire sempre più “luogo di cura” fino agli odierni Ospedale e Casa di Riposo.
Seconda parte – Nella seconda parte protagonista è il parco sempreverde. Il parco è stato sempre presente, bellissimo, goduto dai proprietari ma amato anche dai maceratesi. Popolato da piante maestose è sempre stato una oasi di pace che ha accolto adulti e bambini. In tempi recenti è stato arricchito da un percorso sensoriale dove venne allestita l’ultima mostra di Sirio Bellucci, artista in quel periodo ospite della Casa di riposo (https://www.larucola.org/2012/07/25/sirio-bellucci/).
Terza parte – Nella terza parte ci sono scritti e contributi. Inizia l’architetto Antonio Migliorisi con “L’inclusione di Villa Cozza” che da parte esterna alla città ne è divenuta parte integrante. C’è la collezione d’arte del conte Caccialupi, trattata dalla docente di Storia dell’arte Angela Montironi e ci sono i residenti che ricordano momenti di vita nel quartiere, per continuare con l’erborista e scrittore Carlo Signorini che si dilunga piacevolmente a parlare della “memoria degli alberi”. Sergio Labate, docente di Filosofia teoretica, propone “Il diario segreto della città” mentre l’architetto Antonio Pagnanelli di Italia Nostra relaziona su “Il giardino di Villa Cozza tra storia e condivisione”. La chiusura tocca a Paola Castelli, curatrice della mostra “Vita su Marte” che ha ornato Villa Cozza di opere d’arte, tra queste anche quelle del Maestro Silvio Craia. https://www.larucola.org/2014/07/24/colore-e-calore-se-dono-damore/
Fernando Pallocchini
14 aprile 2020