È possibile, nella nostra epoca così specializzante e tecnologica, giunti in età di pensione, dare sfogo al lato artistico in modo autodidatta ed essere chiamati a esporre in ogni parte del mondo? La risposta è “Sì!” e ce la fornisce Silvio Natali di Corridonia, cittadina defilata dalle grandi platee artistiche ma che ha saputo esprimere talenti come Silvio Craia, Amleto Rocchetti, Angelino Balistreri, Mario Rapanelli… solo per citarne alcuni. Lo incontriamo nel suo studio, circondato da migliaia di cd musicali, specialmente colonne sonore di film. Una sua passione.
Prima della pensione quale lavoro svolgevi? – “Medico. Ho lavorato nell’ospedale di Corridonia fino alla sua chiusura, poi sono passato a incarichi dirigenziali, sempre in Sanità, grazie alle mie specializzazioni”.
Il tuo rapporto con i pazienti? – “Ho sempre svolto il lavoro di medico con passione, pensando sempre al bene delle persone che si affidavano a me. L’apprezzamento nei miei confronti c’è stato e continua ancora oggi: i miei vecchi pazienti quando m’incontrano per strada mi fermano per salutarmi. Ho ottimi ricordi!”
Il tuo lato artistico quando ha iniziato a esprimersi? – “Inizialmente in modo… letterario: ho scritto un libro storico, poi sono passato a scrivere un poemetto per i miei figli. Tenevo in fondo al letto la macchina da scrivere e mio figlio ha imparato a leggere su quei tasti! Successivamente sono arrivato alla poesia dialettale, stimolato dal fatto di essere stato il medico curante di quel gran personaggio che è stato Claudio Principi”.
La pittura come è saltata fuori? – “C’è sempre stata, magari in sordina, ero il medico con l’hobby della pittura anche se, in verità, mi dedicavo più al disegno”.
C’è stato un incontro, un evento, che ti ha spinto verso il mondo dell’arte pittorica? – “Sì, capitò un giorno nel mio ufficio Lucio Del Gobbo, il critico d’arte, che fu incuriosito dai miei disegni. Li sfogliò, li osservò con attenzione e mi disse: sono molto interessanti e potrebbero esserlo ancora di più se fossero colorati. Così iniziai con i pennelli”.
Quale tecnica preferisci? – “Come ho scoperto i colori acrilici li ho trovati perfetti per il mio modo espressivo: asciugano subito e posso lavorare di continuo”.
Come e dove hai iniziato a esporre? – “Un mio amico ferrarese, responsabile di ‘Ferrara Arte’ rimase colpito dai miei quadri, tanto che mi fece esporre a Palazzo Massari in Ferrara, luogo deputato a mostre di prestigio. Era il 1997 e fu la mia prima personale ed ebbe uno straordinario successo: ero incredulo! Pensi che vennero a prendere le mie opere con un camion climatizzato! Ci provò Lucio Del Gobbo a smorzare il mio entusiasmo dicendomi: non t’illudere che sarà sempre così…”.
Poi? – “Grazie alla risonanza di quella mostra cominciarono a giungermi inviti per esporre non solo in Italia ma anche in tutto il mondo (Ndr: Austria, Belgio, Germania, Spagna, Francia, Inghilterra, Usa, Giappone, Croazia, Romania)”.
La prossima mostra? – “Dopo quella tenuta nel novembre scorso al Palazzo della Cancelleria Vaticana a Roma, tornerò nella capitale per una mostra a Palazzo Velli Expo in Trastevere”.
Come ti fa sentire questa notorietà? – “Mi sento in buona compagnia per un fatto – sorride – Einstein fu bocciato in matematica, Manzoni in italiano e io… in storia dell’arte!”
Ci racconti un aneddoto? – “Volentieri. Era la mia prima esposizione personale a Milano e avevo il patrocinio del Comune. Il depliant stampato per l’occasione portava la dicitura: si da il patrocinio alla mostra del pittore Silvio Natali recentemente scomparso. Bene, i pittori in genere diventano famosi dopo la scomparsa quindi… ora non mi resta che diventare famoso!”
Hai un segreto? – “Il mio segreto? Quando dipingo mi devo divertire: musica in sottofondo, la tela davanti e la fantasia prende il volo… linee, macchie, ideazione, finissaggio…”.
Fernando Pallocchini
27 marzo 2020