Fino a qualche anno fa, non molti per l’esattezza, il mese dei morti era rispettato e dedicato al culto della memoria delle anime dei cari defunti. I cinema chiudevano, erano sospesi gli spettacoli teatrali, le sale da ballo chiuse e, se si doveva festeggiare un compleanno, lo si faceva in casa in maniera semplice e limitato ai familiari. Altre celebrazioni festive erano rimandate al mese successivo. Il culto delle anime dei defunti era molto forte. La loro destinazione era il purgatorio, motivo per cui erano ritenute il trait d’union fra il cielo e la terra essendo state prima vive e poi vicine al paradiso. A loro si rivolgevano le nostre nonne per chiedere piccole grazie o protezione. Se dovevano rivolgersi a qualcuno per un piacere, fatta la richiesta, dicevano: “Fammelo pé’ l’àneme sande de lu purgatoriu” oppure: “Fammelo e io te prego pè l’àneme sande de lu purgatoriu”. Il culto era profondo, sentito e integrato da innumerevoli cerimonie religiose. In ogni casa c’era o l’immaginetta o la statuina in terra cotta con le anime dei morti a metà immersi nelle fiamma del purgatorio. Novembre è stato, per secoli, il mese dei morti. Poi la civiltà dei consumi e la televisione, con la potente arma della pubblicità, ha sfatato tutto questo. Oggi il mese dei morti, tranne il secondo giorno, è un mese come tutti gli altri e il ricordo dei defunti è stato quasi cancellato. Oggi i morti, a novembre, si usano solo come scheletri o zombi, per fare la squallida, stupida e utile solo alla società dei consumi, festa delle zucche… vuote, che gli Usa ci hanno regalato.
Cesare Angeletti (Cisirino)
10 febbraio 2020