Non voglio di certo narrare la vita del sindacalista rivoluzionario Filippo Corridoni (Pausula oggi Corridonia 1887 – San Martino del Carso 1915): troppe persone lo hanno fatto.
La foto
Mi è capitato diverse volte in programmi storici della TV vedere la famosa foto del comizio interventista del maggio del ‘15 all’Arena Civica di Milano (addirittura una volta una gigantografia), dove Corridoni appare con Mussolini, e gli eminenti storici presenti non accennare neanche di sfuggita chi fosse quel tipo elegante e magro in primo piano che era evidentemente, almeno in quel momento, il personaggio più famoso della foto. Io e altre persone abbiamo provato a scrivere a Rai Storia chiedendo che almeno in questi casi fosse doveroso ricordare il suo nome, ma ovviamente, a parte la ricevuta della mail (non poca cosa), niente ci è stato risposto.
Un “santo laico”
Addirittura in una trasmissione, uno dei maggiori storici del “Ventennio” per giustificare che il passaggio di Mussolini all’Interventismo non fu dovuto ai fondi dei servizi segreti francesi, sbottò quasi in modo ironico dicendo: “…e perché Corridoni da antimilitarista non diventò all’improvviso interventista senza essere comprato?”. Almeno gli ha riconosciuto una purezza d’animo che nessuno spero metterà mai in dubbio. Una purezza quasi mistica che molto, e non voglio di certo far retorica, contrasta con la politica attuale: un periodo storico quello del Corridoni dove insieme a politici ciarlatani, venduti e inaffidabili, coesistevano personaggi che definirei “santi laici”. Uomini che vivevano di stenti e nella miseria, giungendo fino alla morte per non rinnegare i propri ideali.
Il fascismo si appropria del mito
Una volta interventista Corridoni si prodigò in modo temerario in prima linea e la morte di certo non poteva che essere questione, come fu, al massimo di mesi. Il povero Corridoni, che era diventato interventista dopo la visita in Francia credendo che la vittoria delle democrazie contro gli Imperi Centrali avrebbe, se non fatto scoppiare una rivoluzione in Italia, almeno elevato i diritti del proletariato, dovette vedere – se mai esiste l’aldilà – l’avvento del Fascismo. Ma avrà pensato: “…non era meglio che rimanevo antimilitarista… e vivo?”. Come del resto si appropriò del suo mito il regime Fascista, onorandolo con costruzione di cippi, busti, vie, piazze, scuole, caserme, un sommergibile e intitolandogli numerose associazioni e addirittura la sua città natale.
Un personaggio scomodo, da lasciare nell’oblio della storia
Operazione che nel dopoguerra mal ha digerito una grandissima parte della Sinistra e del sindacalismo, rimanendo nel giudizio superficiale e vedendo in lui un personaggio scomodo, fastidioso, difficilmente collocabile anche nell’ambito della sinistra: meglio lasciarlo nel dimenticatoio, nell’oblio della storia. Una grande confederazione sindacale invitata qualche decennio fa a una sua commemorazione declinò rispondendo che loro non commemoravano fascisti! Detto ciò, null’altro ho più da aggiungere se non il blando, tardivo e imbarazzato ravvedimento del sindacato che, però, ben poca cosa è di fronte alla figura di Filippo Corridoni nella “cultura di massa”, tirato per la giacchetta del comizio di Milano da Destra e da Sinistra.
Modestino Cacciurri
1 dicembre 2019