Perché sono da unificare i piccoli Comuni dell’Alto Nera

A Visso si è tenuto un’incontro per tutto l’alto Nera (nessuna presenza dell’Amministrazione Comunale di Visso e di quella di Ussita, giustificata perché senza Sindaco, mentre ha partecipato ed è intervenuto a favore dell’ipotesi il primo cittadino di Castelsantangelo sul Nera, Mauro Falcucci) per rilanciare l’idea dell’unione dei Comuni di Visso-Ussita-Castelsantangelo sul Nera (paesi spopolati e in via di spopolamento), per la realizzazione di una comunità unica.

L’ipotesi, sostenuta dai numerosi partecipanti all’assemblea, può risultare positiva in sé, anche se non risolverebbe i numerosi problemi che si debbono affrontare e risolvere oggi, dopo i tremendi terremoti, in quanto si metterebbero assieme tre debolezze.

Non è ben chiaro, poi, quali servizi e investimenti fondamentali sarebbero assicurati ai residenti di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera. La soluzione presentata dall’assemblea sarebbe debole se l’unione non fosse inserita in un progetto complessivo, che veda l’aggregazione di ulteriori Comuni e territori, per confrontarsi con maggior determinazione con la Regione e con lo Stato centrale.

Sono convinto che se si realizasse questa prima unione ci sarebbe la partecipazione di altri territori, questo perché gli ammistratori non vorrebbero far di meno dei loro predecessori del medioevo i quali, anche se in modo rozzo e per censo, attraverso le Guaite (il cui ricordo, grazie alle sfilate rievocative, è presente in tutti noi) avevano assicurato nelle decisioni il coinvolgimento dei territori di Visso e delle valli dell’alto Nera.

Questi territori erano già Comune unico – sballottati tra Umbria e Marche (la storia ne spiega i motivi) – poi divisi in Castello e  Ussita per obiettivi demografici e non solo.

Sono favorevole affinché si giunga a un nuovo assetto “amministrativo” con l’abolizione delle Provincie e l’istituzione della macroregione “Marche-Umbria-Toscana”: se questa integrazione si realizzasse daremmo più forza “politica” alle Regioni piccole (Umbria e Marche), e sarebbe facile per l’alto Nera unificato inseririrsi in un comprensorio naturale che comprenda Preci, Norcia, Castelluccio.

Siccome questa scelta – a dir poco coraggiosa – è lontana dal realizzarsi, l’alto Nera dovrebbe proiettarsi verso Camerino, dove da lungo tempo si decide – anche per l’alto Nera – su sanità, trasporti, e per la scuola a Pievetorina.  La montagna, le zone interne, Camerino e l’alto Nera, devono contare di più non solo nel panorama politico delle Marche, ma anche in quello nazionale.

Non è possibile risolvere i problemi che ci circondano – terremoto, richiesta di provvedimenti specifici o diversi per le zone più colpite dal sisma, sviluppo economico e sociale – con il solo assistenzialismo o da soli e isolati, ma definendo una prospettiva, un progetto largo, creando le necessarie sinergie e le alleanze indispensabili.

Camerino deve saper aggiungere al suo attuale ruolo quello di città servizio per un comprensorio allargato e da Muccia all’alto Nera, tutti assieme, bisogna richiedere il tanto promesso riequilibrio tra zone forti economicamente e quelle deboli del nostro territorio regionale specialmente dopo i sismi.

Un’esempio per tutti: se non ci sono politiche “attraenti” da tutto il territorio a monte e verso Camerino la superstrada Foligno-Civitanova, invece di essere un’occasione positiva, potrebbe divenire un ulteriore strumento di divario economico per le nostre zone, in particolare per il settore turistico.

Nessuno può pensare che possano rimanere in Italia più di 8000 Comuni – e relative amministrazioni –  i cui due terzi sono piccoli o piccolissimi, ed è quindi importante unificare guardando al futuro e alla crescita delle nostre aree con progetti specifici e inclusivi, senza pensare all’unificazione come a un mero strumento burocratico.

Giulio Lattanzi

22 novembre 2019

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