Mentre da mesi ormai, con particolare intensità nelle ultime settimane, il presidente della regione Marche Luca Ceriscioli è impegnato a incontrare i direttori di area vasta e i sindaci per diffondere a mezzo stampa stucchevoli rassicurazioni circa l’azzeramento delle liste d’attesa, l’assoluto rispetto dei tempi di attesa nell’erogazioni di visite mediche e prestazioni in regione, la riuscita impeccabile del meccanismo Bonus/Malus, oltre che la bontà indiscussa (“indiscussa” nel senso che proprio non se ne discute: ipse dixit, punto!) del progetto degli ospedali unici provinciali, il Ministero della Salute nella serata di lunedì 30 settembre scorso, ha contattato il Comitato Regionale Pro Ospedali Pubblici delle Marche con una telefonata al presidente Carlo Ruggeri che ha sinteticamente descritto la drammatica situazione sanitaria marchigiana e ha indicato le urgentissime soluzioni correttive.
A seguito di questa apertura al dialogo da parte del Ministro sono già seguite due mail del Comitato, la prima nella giornata di lunedì 7 ottobre e l’ultima nella mattinata di lunedì 14 ottobre, alla segreteria personale nelle quali il presidente Ruggeri ha posto l’accento su alcuni dei problemi più imminenti.
Diritto del malato alla continuità delle cure
Una delle questioni da risolvere e normare che abbiamo evidenziato nelle nostre comunicazioni al Ministero, riguarda, nell’ambito del diritto del malato alla continuità delle cure, la necessità del paziente di poter prenotare e tornare, anche a mesi di distanza da una visita all’altra, e senza spese aggiuntive, presso lo stesso medico specialista che lo ha seguito precedentemente, che ha già effettuato una prima diagnosi o che ha prescritto una cura, una terapia di cui occorre in itinere valutare l’esito, l’eventuale proseguo o evoluzione. Valutazioni che se operate da specialisti diversi ogni volta, possono non avere gli stessi benefici per chi è in cura. Tale bisogno di continuità nella figura del medico specialista di riferimento, oggi, stante l’organizzazione attuale dell’erogazione dei servizi specialistici ed i meccanismi delle prenotazioni, può essere soddisfatto solo a pagamento, cioè ricorrendo a visite private suppletive oppure a visite in intramoenia dallo specifico specialista con cui si è iniziato l’iter, con evidente svantaggio e preclusione di pari opportunità d’accesso, per le categorie più deboli: cittadini a basso reddito e/o soggetti ad alta intensità di cure (anziani, malati cronici, disabili).
Fermare gli ospedali unici provinciali
Altra situazione sottolineata al Ministro è l’urgenza di fermare la realizzazione dei costosissimi, inadeguati e dannosi ospedali unici provinciali con un unico pronto soccorso, il primo dei quali avrebbe già ottenuto approvazione e stanziamento di fondi da parte della precedente ministro. Importante, inoltre, modificare al più presto il decreto ministeriale 70/2015 Balduzzi-Lorenzin, ossia il provvedimento nazionale di riferimento con cui sono state avallate negli ultimi 3 anni le chiusure dei 13 ospedali delle Marche ridotti in cronicari, oltre che di moltissimi reparti negli ospedali rimasti.
Gli ospedali “chiusi a porte aperte” nel maceratese
Nell’Area Vasta 3, provincia di Macerata, dal 2015 ad oggi sono stati “chiusi a porte aperte” e trasformati in cronicari per opera della attuale giunta ben 5 di questi 13 ospedali: Tolentino, Recanati, Treia, Matelica e Cingoli. Interventi negativi a cui si aggiungono sia l’analoga chiusura con declassamento del vicino ospedale di Loreto sito in area vasta 2 ma comunque gravato in parte dell’affluenza di cittadini del maceratese, sia i tagli drastici operati sul nosocomio di San Severino, un tempo efficiente ospedale di rete, oggi fortemente ridimensionato, pesantemente oggetto di chiusure di reparti e servizi. Enormi per i cittadini del maceratese i disagi che ne sono conseguiti, acuiti oltretutto dalla progressiva riduzione nei territori, specie interni, dei presidi ambulatoriali ed infermieristici distrettuali.
Entroterra fortemente penalizzato
Gravissima ad esempio a partire dall’estate scorsa,la decisione di accentramento nella sola sede di Sarnano dei servizi ambulatoriali distrettuali fino a pochi mesi fa erogati anche nelle strutture di San Ginesio e Sant’Angelo in Pontano, destinati alle popolazioni dell’entroterra maceratese ed in particolare dell’intera vallata del Fiastra, zone peraltro già penalizzate dagli eventi sismici, dalla mancata ricostruzione post-terremoto e dai conseguenti fenomeni di migrazione verso la costa e di spopolamento.
I reali effetti negativi
Complessivamente gli effetti di questi interventi di riduzione e concentrazione dei servizi sanitari si sono avvertiti in termini di affollamento dei pronto soccorso, mancanza di posti letto negli ospedali di rete rimasti: Civitanova, Macerata, Camerino, e allungamento delle liste di attesa. Contrariamente ai proclami governativi e istituzionali regionali, le segnalazioni inoltrate dai cittadini al Comitato Pro Ospedali Pubblici delle Marche mostrano, con documentazione ufficiale e incontestabile, prenotazioni la cui prima data utile è al 2021: emblematico il caso recentemente pubblicato sulla pagina social del Comitato regionale di una signora che prenota una mammografia e riceve appuntamento per l’11 marzo 2021.
I 4 punti cardine del Comitato
Per evitare tali disservizi ed inefficienze, anche per la provincia di Macerata, Il Comitato Pro Ospedali Pubblici delle Marche, che fin dalla sua costituzione sposa una visione policentrica della sanità regionale, sostiene i suoi 4 punti cardine ossia che:
1 – non si debba realizzare l’Ospedale Unico Provinciale;
2 – si debbano mantenere e fortemente potenziare gli attuali Ospedali (ossia quelli di Civitanova, Camerino, San Severino e Macerata centro);
3 – si riaprano parzialmente gli ospedali filtro chiusi a fine 2015, cioè i 5 della provincia di Macerata sopra citati e di tutte le altre province;
4 – si organizzino punti di intervento rapido nelle zone più impervie, specie le aree terremotate, duramente penalizzate.
Questo sarebbe il vero equilibrio sanitario territoriale avverso alle scelleratezze attuate e programmate dall’attuale potere regionale. Questa l’unica via per ricostruire una rete sanitaria ospedaliera pubblica veramente in grado di garantire a tutti in modo equo e pienamente accessibile, il soddisfacimento del bisogno primario di cure, di assistenza socio-sanitaria e di conduzione di una vita dignitosa e rispettabile pur nella malattia.
Dott.ssa Marinelli Beatrice – Vice Presidente per la provincia di Macerata del Comitato pro Ospedali Pubblici Marche
14 ottobre 2019