Siamo nel 1969, Martin Luther King era stato assassinato l’anno prima e il suo motto: “I have a dream”, si! il suo grande sogno di garantire più parità di diritti e umanità alla sua gente, al suo popolo, erano morti insieme con lui. Amstrong aveva fatto i suoi primi passi sulla Luna, era un’epoca di scioperi, di contestazioni studentesche, della guerra in Vietnam, di proteste in nome del pacifismo e il fulcro del rock non era più a Londra, con i Beatles o gli Who, ora la rivoluzione culturale si era spostata in California, con gli hippie, le chitarre elettriche e le droghe, e al centro dello scenario musicale troviamo gruppi e artisti come Janis Joplin e Jefferson Airplane.
L’annuncio
“Uomini giovani con capitale illimitato cercano interessanti opportunità, legali, d’investimento e proposte di affari”. Tutto ha inizio da questo insolito annuncio pubblicato, sul New York Times, da Roberts e Rosenman, due dei promotori di quello che sarà il Festival di Woodstock. Letto l’annuncio e incuriositi, Lang e Kornfeld, prendono contatto e i quattro iniziano a progettare qualcosa insieme. Inizialmente l’idea era quella di costruire uno studio di registrazione che avrebbe visto la luce proprio nel villaggio di Woodstock ma ben presto, al suo posto, si decise per qualcosa di più ambizioso, come un festival musicale e artistico.
Il successo
Il prossimo passo era quello di trovare un luogo adatto per l’evento. Tra l’opposizione degli abitanti del posto, che non volevano quel raduno di “drogati e capelloni”, e spazi non abbastanza grandi per accogliere il festival, alla fine la scelta cadde su Bethel, una piccola cittadina nella contea di Sullivan. Il Festival di Woodstock, i “3 days of peace and music”, si svolsero dal 15 al 18 agosto mattina e nessuno avrebbe potuto mai immaginare un afflusso di persone di quella portata! Così imponente che arrivò a bloccare tutte le strade intorno a Bethel e, addirittura, quelle dello stato di New York. Ebbene sì, perché da circa 50 mila persone, al massimo attese, alla fine se ne stimarono più di 500 mila! Tra i grandi gruppi e musicisti che vi parteciparono ricordiamo Jefferson Airplane, Canned Heat, The Who, Janis Joplin, The Band, Joan Baez, Jimi Hendrix e Richie Havens, che fu chiamato all’ultimo mo-
mento per riempire un vuoto, visto che i musicisti i quali avrebbero dovuto esibirsi prima di lui erano rimasti bloccati nel traffico.
L’esibizione di Jimi Hendrix
“La parte più intima, emotiva, dell’uomo veniva liberata e portata alla superficie, è stata la riscoperta di una parte di noi stessi, molto di più di un’affermazione di tipo politico”. Queste sono le parole e lo stato d’animo, di Richie Havens sula sua esperienza al Festival di Woodstock. Tra le esibizioni più importanti va ricordata quella di Jimi Hendrix. L’artista chiese di poter essere l’ultimo a esibirsi; salì sul palco alle 9 del mattino del 18 agosto, molti se ne erano già andati ma 80 mila persone erano ancora lì, ad ascoltarlo, dopo tre giorni di pioggia, servizi igienici fuori uso e una situazione sanitaria spaventosa. Quella di Woodstock fu l’esibizione live più lunga della sua carriera, due ore di musica che terminarono (all’insaputa della band) con la sua improvvisazione con la chitarra elettrica dell’inno americano: si narra che i suoni distorti abbiano rappresentato le bombe del Vietnam.
La riflessione
Il festival di Woodstock non è stato soltanto un festival musicale della durata di tre giorni che ha arricchito quel particolare periodo storico, è stato anche il raduno di una generazione che con i suoi capelli lunghi e i suoi blue jeans, ha scelto “genuinamente” di correre dei rischi per le proprie convinzioni. Terminiamo con le parole di Susan Carey, con le sue riflessioni personali riguardanti Woodstock e quel periodo rivoluzionario: “Mi piaceva che la gente si occupasse di politica, che discutesse contro la guerra, il modo di vestirsi era diverso da tutto quello che avevo visto prima, il modo di comportarsi della gente, i capelli liberi e selvaggi, la musica, ecco adoravo la musica e non so… mi piaceva la giovinezza di tutto ciò”.
Emanuela Ginevra
26 luglio 2019