Viaggiatori inglesi di passaggio a Montolmo: Thomas Adolphus Thollope

Era l’anno 1862 e, a Londra, il signor Thomas Adolphus Thollope dava alle stampe il suo A lenten journey in Umbria and the Marches, titolo da tradurre liberamente in “Viaggio in tempo di Quaresima tra Umbria e Marche”. Nell’introduzione si legge: “Non c’è un miglio quadrato di terra d’Italia che non meriti la nostra curiosità ed esame”. Thollope si potrebbe considerare uno degli ultimi viaggiatori del Grand tour  (in quel periodo ormai fuori moda), che con quella curiosità e ammirazione e forse senso di superiorità, gira per l’Italia annotando le bellezze artistiche, paesaggistiche e il folclore locale (ed è proprio qui la presunta superiorità culturale inglese). Del resto la frase, “curiosità ed esame”, lascia sicuramente aperta questa interpretazione, senza tuttavia voler essere troppo severi verso l’autore.

 

Chi è Thollope

Thollope nasce a Londra nel 1810 e  passa buona parte della sua vita in Italia, prima a Firenze con la prima moglie, la poetessa Theodosia Garrow (1816-1865), in uno splendido villino (Villino Thollope) nell’attuale Piazza Indipendenza. Il suo salotto era il ritrovo dell’intellighenzia inglese stabilitasi o di passeggio in Italia, intellighenzia che sostenne apertamente l’Unità d’Italia, tant’è che Thollope fu insignito da Vittorio Emanuele II dell’Ordine di San Maurizio e San Lazzaro. La seconda moglie fu la scrittrice Frances Eleanor Lawless (1835-1913), sorella di Ellen Lawless, amante e musa di Charles Dickens; con Frances Eleanor si sposterà a Roma nel 1873 dove resterà fino al 1890 quando ritornerà in Inghilterra dove morirà nel 1892.

 

Da Macerata a Montolmo

Partendo da Macerata, Thollope si dirige verso Montolmo (Corridonia) di cui aveva già potuto ammirare il panorama in lontananza. Perché la chiami ancora Montolmo e non Pausula, avendo cambiato il nome già dal 1851, non è dato sapere: probabilmente veniva ancora normalmente chiamata con il suo vecchio nome. La sua descrizione: “Corona la cresta di una elevata collina sul lato meridionale della valle del Chienti”. La cosa che sottolinea, legata maggiormente a questa “pittoresca cittadina”, è la “lunga controversia” di dove fosse l’antico sito della città romana di Pausolae. Precisa che una vasta gamma di storici, più o meno conosciuti, hanno ipotizzato varie soluzioni.

 

Ricca città sepolta intorno San Claudio

Si va da chi come Cristoforo Cellario (1638-1707), Ludovico Antonio Muratori (1672-1750), J. B. D’Anville (1697-1782), posero Pausulae “sul lato settentrionale delle Alpi”, ad altri che invece ipotizzarono il sito “nella valle del Chienti, sul lato nord del fiume, in un luogo ora segnato da un piccolo borgo chiamato S. Claudio”,  ove furono rinvenute “tracce di bassorilievi, monete di bronzo, gemme, tutte reliquie che indicano, afferma il Brandimarte, che nei campi intorno a San Claudio è stata trovata una ricca città sepolta”. Antonio Brandimarte (Lapedona 1773-XIX secolo), fu uno storico, parroco di San Salvatore in Onda (Roma, rione Regola), Bibliotecario Segreto di Leone XII. Nella sua opera Piceno Annonario (Roma 1825), partendo dall’affermazione dello storico Camillo Lilli che “Monte dell’Olmo esiste sopra i ruderi di Pausula”, cita in contrapposizione Alessandro Borgia (1672-1764) Vescovo di Fermo il quale invece afferma che l’antica città romana fosse stata nel luogo dove oggi sorge San Claudio; tale ipotesi del resto, afferma Brandimarte, viene confermata da Giovanni Francesco Lancellotti (1721-1788) che mette in evidenza l’esistenza nelle carte medievali di un Castrum Pausula nei pressi di San Claudio. Camillo Lilli non nega di certo che ai suoi tempi nella zona di San Claudio fossero emersi marmi pregiati, tracce di pavimenti, iscrizioni e altre vestigia, ma afferma che non vi sia nessuna prova che questa fosse l’antica Pausulae poiché “ci sono così tante città antiche note per essere esistite in questo distretto per cui ora è estremamente difficile assegnare una posizione con ogni certezza”. A esempio, continua il Brandimarte, alcuni storici hanno ipotizzato che nella zona di San Claudio fosse la città scomparsa di Plenina. A questo punto una riflessione è necessaria: di tutti ritrovamenti archeologici di cui si parla, a parte un paio di lapidi, ben poca cosa è rimasta e sarebbe lecito chiedersi che fine abbia fatto tutto il resto. È chiara una cosa, scrive Thollope: Pausulae non è stata completamente distrutta dai barbari poiché nel 465 un certo vescovo Claudio sottoscrive gli Atti del Concilio Romano sotto Papa Ilario. Mi permetto una piccola riflessione: mi ha fatto sempre pensare un vescovo di nome Claudio in un luogo che nei secoli successivi si chiamerà San Claudio… coincidenza? Infine Thollope cita il “noto storico dell’arte italiana” Luigi Lanzi (1732-1810) che “scrisse una dissertazione su Pausulae che fu stampata a Firenze nell’anno 1792”, e il Colucci (1752-1809) che ne “ha dissertato a lungo nel XV° capitolo del suo volume Antichità Picene”.

 

Il viaggio continua verso Monte San Giusto

Ritorniamo ora al viaggio del nostro inglese che giunto a Pausula passa per la contrada San Giuseppe, scende a valle dove attraversa il “piccolo fiume Cremone”, per poi risalire nella strada verso Monte San Giusto. Il viaggiatore nota il forte dislivello che rendeva anticamente la posizione  di Pausula “più forte” da quel lato: si va infatti da quota 173 della contrada San Giuseppe, a quota 75  nel punto più basso dove si attraversa il Cremone, per poi risalire a quota 212 nella strada verso Monte San Giusto. Una piccola nota personale: nella toponomastica non può sfuggire una collinetta (quota 183) all’inizio della discesa della contrada San Giuseppe, denominata “il Castello”. Si può supporre che anticamente nel luogo fosse presente una piccola fortificazione (di cui oggi non esiste nessuna traccia), che facesse da sbarramento proprio nel punto più irto nella salita verso l’abitato. Concludo con la descrizione molto poetica dell’abitato di Monte San Giusto: “una piccola città murata appollaiata su di una cima di una collina nuda, che è spazzata da ogni esplosione dell’infelice Adriatico”. Ultima precisazione a scanso di equivoci: il sito dell’antica città romana di Pausula è stato oggi collocato intorno San Claudio.

Modestino Cacciurri

15 giugno 2019

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