Nelle Marche, il numero degli occupati è salito a 638mila unità ovvero 22 mila occupati in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con un aumento pari al 3,6%, in positiva controtendenza rispetto al dato nazionale (+0,8%) e a quello delle altre regioni del Centro Italia (+0,8%).
Aumento confermato anche dai dati del IV trimestre, in tendenza con il dato annuale.
L’aumento interessa il lavoro dipendente, in particolare il settore delle costruzioni (+4,8), quello dei servizi (+3,4%), il settore industriale-manifatturiero (+3,3%) e l’agricoltura (+9,1%). Il dato positivo interessa sia la componente maschile (+3,4%) sia quella femminile (+3,8%).
Il lavoro indipendente, invece, continua a diminuire del 2,8% passando dai 156mila occupati del 2017 a 151mila del 2018. Occorre sempre ricordare che l’ISTAT considera occupati tutti coloro che, nella settimana di riferimento, hanno svolto almeno un’ora di lavoro.
Complessivamente, i posti di lavoro perduti dal 2008 ad oggi, ammontano ancora a 15 mila.
Si evidenzia il fatto che cresce il lavoro precario con 6 mila lavoratori dipendenti a termine in più rispetto al 2017 (+6,9%) ma cresce anche il lavoro stabile con altri 20 mila lavoratori in più
(+5,4%). Nello stesso tempo aumenta il part-time del 3,6% passando da 109mila occupati del 2017 a 113 mila del 2018.
Secondo Giuseppe Santarelli, segretario CGIL Marche, “questi dati confermano una crescita dell’occupazione, che arriva in ritardo rispetto al resto d’Italia e alle regioni del Centro ma che ancora non ha recuperato i livelli occupazionali pre-crisi, come avvenuto per altri territori. Si evidenziano, comunque, le debolezze del mercato del lavoro marchigiano che abbiamo più volte denunciato: i lavori a termine e precari stanno lentamente erodendo sempre più il lavoro stabile, contribuendo ad accrescere la condizione di disagio di intere generazioni. Il lavoro, anche quando c’è non riesce a rappresentare più una condizione di benessere e una uscita dalla condizione di povertà e precarietà.”
Sono 56 mila le persone in cerca di lavoro, in calo del 23% rispetto al 2017 e si registra anche una diminuzione degli inattivi (-10mila) che decidono di tornare a ricercare un lavoro e di coloro, soprattutto giovani, privi di precedenti esperienze lavorative.
La diminuzione dei disoccupati riguarda sia i maschi (-25%) sia le donne (-21,2%) mentre tra gli inattivi la diminuzione interessa sopratutto i maschi (-5%) e meno le donne (-2,4%).
Il tasso di disoccupazione è in calo e si attesta all’ 8,1%, inferiore a quello nazionale (9,1%) e a quello delle regioni del centro (10,0%), resta particolarmente alto il dato della disoccupazione femminile che comunque è al 9,7%.
I lavoratori dipendenti tornano a crescere in misura apprezzabile nell’industria manifatturiera, con oltre 10mila unità in più rispetto al 2017 (+6,2%), nei servizi con 12mila lavoratori in più (+4,6%), nelle costruzioni (+15,4%) e nell’agricoltura (+17,2%).
Conclude Santarelli: “E’ necessario che questi segnali di ripresa dell’occupazione vengano tradotti in lavoro di qualità ed in investimenti, a partire da quelli in innovazione, per creare solide condizioni di sviluppo e di crescita. Non possiamo rassegnarci a un’idea di regione che produce lavoro precario e bassi salari. E’ necessario che il sistema delle imprese faccia la propria parte”.
13 marzo 2019