Nell’esperienza avuta con Nino Ricci il maestro e l’amico si sono confusi: il maestro mi è stato anche amico, e l’amico mi è stato maestro. La pubblicazione di un libro con i suoi scritti è il coronamento di questa storia di amicizia. Non molto tempo fa, Nino, che era appena reduce da un ricovero al Santo Stefano, un pomeriggio disse a suo fratello Luigi e a me che gli avrebbe fatto piacere raccontarci alcune sue esperienze, in parte già scritte sotto forma di appunti, altre da rilasciare oralmente; in tal senso avremmo potuto fare una cosa insieme, lui e noi. Personalmente fui compiaciuto della proposta, la considerai oltre che un onore, un atto di fiducia e di vera amicizia. Ci mettemmo subito alla ricerca di suoi scritti e dichiarazioni già rilasciate (si evitò di raccoglierne altre coinvolgendolo in nuove interviste, rendendoci conto che la cosa sarebbe stata per lui eccessivamente stancante). Ciò fu di stimolo per un lavoro di ricerca “a tappeto” facendo in modo che anche la trascrizione di interviste in sonoro potesse farle valere come suoi scritti. Lo stile usato, spontaneo, discorsivo, cordiale sino alla confidenza, quello appunto che caratterizza il libro, avrebbe preso forma da ciò. L’idea che si andava formando era questa: di Nino Ricci si conosce un’abbondante e pregevole letteratura critica prodotta negli anni, e dunque quello che altri avevano scritto di lui e della sua opera, ma del suo personale pensiero che cosa si sa? Ovvero, Ricci che cosa ha detto di sé? Forse tante cose, ma in gran parte disperse e ormai dimenticate. Eppure l’artista va conosciuto anche attraverso il suo proprio pensiero: è importante, ed è sempre più raro, ascoltare che cosa un artista dice di sé. La critica e il mercato gli creano intorno una specie di ombrello in modo che si sappia soprattutto ciò che è considerato conveniente e favorevole per una migliore promozione. In questo libro Ricci svela il suo metodo, spiega anche quali esperienze lo hanno ispirato, nei toni e nel linguaggio. Ciò facendo dimostra quanto il suo carattere si specchi nella sua pittura, e la traduca pienamente. Si scopre insomma la contiguità che c’è tra narrazione dipinta o incisa e quella detta o scritta, e anche, naturalmente, quella esistente tra l’uomo e l’artista. La delicatezza emotiva, la tenuità, il minimalismo caratteristico della pittura di Ricci descrivono la sua stessa sensibilità, il suo equilibrio, il senso della misura, la prudenza e ponderatezza di giudizio critico, l’antiretorica. Le sue analisi hanno riguardato, oltre l’arte, naturalmente, l’architettura, l’estetica in generale, la storia degli individui, dei luoghi, delle epoche: una visione scelta delle cose e delle circostanze, che dimostra, oltretutto, come l’arte educhi a quella trasversalità di analisi di cui oggi più che mai si avverte il bisogno. Il vizio dell’angusta specializzazione, senza la mediazione di un sapere adiacente e di una umanità che dovrebbe essere la base di ogni conoscenza, è incombente. Ma Nino Ricci, grazie al suo eclettismo, è anche uno straordinario conoscitore e cultore di tecniche. É stato ed è incisore, pittore, scultore, esperto di fotografia, di scenografia e di cinema. È dunque importante considerare come egli, anche in virtù di tali esperienze e delle numerose corrispondenze avute, si sia presto formato come intellettuale dell’arte, cioè artista di una razza oggi assai rara, che oltre a praticarla, l’arte, l’ha anche studiata, insegnata, considerata attraverso il tempo e le mode, giudicata nei suoi vari aspetti, e fruita a livello di pensiero come strumento di riflessione e autocontrollo. Lo studio della tecnica, l’ansia per una innovazione dei modi, la critica di certe degenerazioni che il mercato oggi provoca all’interno del sistema dell’arte, l’interesse per i giovani, tutto questo trapela con equilibrio dai suoi scritti e dalle sue riflessioni. Ne deriva una rotondità di visione che ricorda quella dell’artista rinascimentale. Ma da questo libro scaturisce un significato più generale di quanto ne abbia in riferimento a una specifica avventura creativa, quella appunto di Ricci. Il suo modo di raccontarsi diventa originale e allo stesso tempo emblematico in un senso più generale. Ci fa capire come l’arte sia fatta di tante cose: di tecnica, di ragionamento, di fantasia e di sogno. Elementi che si combinano nella coscienza dell’artista in modo misterioso, fuori di una logica comune: piccoli eventi che possono apparire irrilevanti sono poi quelli che danno carattere e fisionomia all’espressione artistica, la cosiddetta poetica. Questo forse è il pregio maggiore del libro, l’intimismo che lo pervade è anche quello che ci fa capire in profondità il senso e il procedere nascosto di ogni ricerca artistica. Molti di questi scritti e dichiarazioni Nino Ricci li aveva anche dimenticati. Rendere a un artista o a un autore una parte di sé è davvero una grande soddisfazione!
Lucio Del Gobbo
18 gennaio 2019