“Aver fatto il sindacalista è stato un privilegio, non un lavoro!”

Dopo aver sentito la relazione del Segretario della Uil e gli interventi dei responsabili nazionali della Cisl e della Cgil al Congresso della Uil, che concordavano su molti aspetti, credevo, da quello che avevo sentito, che si aprisse una grande stagione contrattuale articolata, su pochi temi (prima di tutto la centralità del lavoro e lo scambio tra salario-produttività-occupazione) ma qualificanti, nei territori e nelle aziende e imprese, e si cominciasse perlomeno a parlare di unità o di federazione delle Confederazioni. La verità è che forse ho scambiato il mio ottimismo, i miei desideri, con una realtà difficile e complicata.

Sono stato Segretario generale della Ulias e Segretario nazionale della Uilm e della Flm e ritengo che aver fatto il sindacalista, svolgere un servizio per i lavoratori, sia stato un privilegio non un lavoro: essere sindacalista a ogni livello è pretendere il meglio da se stessi e “donarlo” agli altri, è passione, è un impegno costante e continuo per migliorare le condizioni dei lavoratori, è lottare per gli sfruttati contro ogni sfruttatore, è difendere l’occupazione senza pregiudiziali verso l’azienda, è autonomia dai partiti non dalle proprie idee personali, è presidio di educazione e di cultura, perché la storia e la filosofia ci aiutano a capire il futuro.

Le società sono prevalentemente liberal democratiche (Croce propugnava la differenza tra liberismo e liberalismo) ma i contenuti vengono dalle idee marxiste, dai laici e mazziniani, dal patrimonio sociale cattolico, dal riformismo e vanno ricondotte a unità ed ecco perché non capisco, sicuramente per limiti miei, gli attuali dirigenti quando vedono che i loro “palazzi” stanno cadendo a pezzi, fioriscono “sindacatini corporativi” (difendono solo gli interessi degli occupati) contro le idealità delle Confederazioni: idealità che sono sostanzialmente comuni tra Cgil-Cisl-Uil, specialmente dopo la fine delle ideologie e la caduta del muro che divideva in due il mondo. Sarebbe un guaio, non da poco, se la ricerca di unità avvenisse per necessità e non per scelta. Il mondo sindacale è profondamente cambiato e la sua pulsione non è più rivolta compattamente verso determinati gruppi partitici, i suoi aderenti chiedono servizi, ma la loro scelta non è più collettiva. Ormai il Congresso della Cgil è vicino e siamo convinti che questa assise imporrà una svolta rispetto alla tradizione, affronterà in modo nuovo i problemi di una società in profonda, continua, trasformazione, renderà di forte pressione il tema dell’unità. Susanna Camusso sarà sostituita da chi il Congresso riterrà opportuno, ma subito dopo, in piena autonomia  si  riprenda  il  confronto (insieme con le confederazioni consorelle) con questo Governo, anche perché non esistono investimenti per nuova occupazione e si interviene sulle povertà in modo assistenziale.

Credo che al Sindacato interessino lo sviluppo del Paese, una crescita equilibrata dell’economia, l’occupazione con investimenti mirati, i rapporti umani con le persone di fronte a un fenomeno migratorio che è imponente e durerà anni, la solidarietà internazionale (non credo che sia obsoleto “…proletari di tutto il mondo unitevi…”) è il mondo intero e per noi la costruzione di una diversa Europa federale fino agli Urali (è importante anche per un Liberal come me), un fisco che non opprima e privilegi i meno abbienti.

Purtroppo tutte queste cose non esistono, come vorremmo e auspicheremmo per i lavoratori, e il sindacato, in autonomia, deve favorire scelte coraggiose che non ci isolino. Il sindacato ha sempre portato avanti le proprie idee (mediate ovviamente tra le tre Confederazioni) e non ha mai pensato che vi fossero governi amici e allora (è vero qualche incontro c’è stato) ci si confronti approfonditamente pure con questo Governo sui temi della crescita (con i fatti concreti), e se non è possibile, si dica liberamente e apertamente come stanno le cose, e si prendano unitariamente le iniziative necessarie. Il confronto deve rendere chiaro che sono fondamentali i corpi intermedi, tra cui il Sindacato dei lavoratori, funzionali alla democrazia rappresentativa, altrimenti le Confederazioni diverrebbero tanti ruscelli.

Giulio Lattanzi

4 gennaio 2019

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