“Dicerie popolari marchigiane”

Notizie vere, curiose e divertenti

raccolte da Claudio Principi

 

Il fratello della serva

A servizio come domestica presso una facoltosa famiglia vi fu Teresetta, una procace contadina. Costei era povera di educazione ma ricca di temperamento sicché distribuiva con facilità le sue grazie ai maschi che si accendevano di desiderio per lei. C’erano difficoltà ad avvicinarla essendo sempre impegnata con il lavoro per cui gli spasimanti più audaci penetravano nella casa padronale con concordati sotterfugi. Un pomeriggio estivo, durante la sacra ora della siesta, successe che la padrona, sòra Mòma (Girolama), girando imprevedibilmente per casa sorprese la servotta in cucina, in piedi e abbracciata a un baldo giovane. Scandalizzata si ritirò in buon ordine, mandando poco dopo il giardiniere a chiamare la serva e affrontandola con cipiglio disse che mai si sarebbe aspettata da lei un contegno così riprovevole, esigendo una spiegazione. Teresetta, faccia meravigliata, ribatté: “Ma sòra Mòma mia, e ccome fai a ppenzà’ tando male de me? Quillu jònottu era fràtumu ch’adè rvinutu da sott’all’arme!” (Ma signora Girolama mia, come fai a pensare tanto male di me? Quel giovanotto era mio fratello che è ritornato dal servizio militare!) “Tuo fratello? Ah! Non lo conoscevo: e come si chiama?” – “Boh! – fece Teresa presa alla sprovvista – Me pare ch’à ditto che sse chjama Carlì!”

 

Fratelli e sorelle

Un gruppo di amici, seduto al tavolo fuori da un Caffè di Macerata commentava il proverbio “Chji ‘llèa um porcu, lu ‘llèa grassu; chji ‘llèa un fiju, lu ‘llèa mattu” (Chi alleva un porco lo alleva grasso, chi alleva un figlio lo alleva matto). Ognuno deplorava il figlio unico facendo presenti le sue negatività e uno citò dal Na-bucco “Il maledetto non ha fratelli!”, al che un altro fece osservare: “Spirìamo che ci-agghjia sorelle!” (Speriamo che abbia sorelle!).

 

Un cliente esigente

Un salumaio serviva un cliente che aveva chiesto del prosciutto e chiese: “Quandu ne vòli?” – “Tàja, tàja!” rispose il cliente con aria di sufficienza. Il bottegaio taglia poi, a un certo punto, prudentemente, domandò: “Io tàjo, ma quandu te ne ‘ffetto?” – “Tàja, tàja!” ripeté l’altro. Dopo aver tagliato ancora per un bel po’ il salumaio deciso chiese: “Se pò sapé’ quandu te ne serve?” “Ah ! – esclamò il cliente – Ne vojo tre fette… ma ‘ccando a ll’ossu!”

 

 

 

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