Fine ‘800, Macerata si faceva conoscere per le sue bellezze

È un giovedì il 25 luglio del 1895 e su “Le cento città d’Italia”, supplemento mensile illustrato del Secolo escono quattro pagine bellissime su Macerata. Cenni storici sul testo scritto e tutta una serie d’incisioni a documentare le architetture cittadine: una immagine più bella (e artistica) dell’altra. 

La Loggia dei Mercanti appare, sia da sola che di sfondo alla piazza, con la parte superiore chiusa da ampie finestre; in piazza, allora Vittorio Emanuele, c’è un’ampia e centralissima aiuola con fontana e curiosità storica è l’abbigliamento dei personaggi che l’incisore ha sistemato da soli o a gruppetti, a passeggio o fermi a parlare.

Particolare il lampione che si stende su corso Cavour per illuminare la strada. Architetture severe, eleganti, che danno un senso di forte compostezza e ben rappresentano la Macerata di quel tempo.

E ancora particolari dei portali della chiesa di Santa Maria della Porta e di Palazzo Conventati, i dipinti che coprono per tutta la loro estensione le pareti dell’Aula Magna dell’Università.

La “barriera” di Porta Romana con, davanti, una piazza dove Garibaldi non c’è ma sarebbe dovuto esserci (le incisioni richiedono tempo e chi le ha realizzate probabilmente aveva fatto i bozzetti qualche mese prima) e laggiù in fondo a Corso Cavour si possono vedere le Tre Porte, oggi scomparse.

Poi, in rapida sequenza due immagini per il Manicomio provinciale con il lezioso Casino Pinel, altre due per lo Sferisterio: vista esterna e interna, perché ambedue notevoli architetture; in ultimo la “Passeggiata esterna”, oggi viale Puccinotti e le rovine di Helvia Recina a testimoniare l’antichissima origine del territorio maceratese. Insomma proprio un bel servizio che fece conoscere positivamente Macerata.


Una città su cento giornali: primi decenni del 2000 c’è confusione intorno il nome di Macerata

Lentamente nell’ultimo decennio Macerata sta cercando di farsi conoscere come “Città della cultura”, una buona mano arriva dallo Sferisterio, da due manifestazioni ormai consolidate nel tempo: la stagione lirica e Musicultura, più che da concerti estemporanei. Il resto, a volte anche di qualità, sui media nazionali lascia il tempo che trova, non sfonda. Si è cercato di costruire una realtà museale diffusa, anche prendendo in carico la gestione del Museo di palazzo Ricci, pur se si sta puntando quasi esclusivamente su Palazzo Buonaccorsi. Il teatro è agganciato all’Amat, troppo. Magari sarebbe stato meglio organizzare un Premio Teatrale di alto livello… ma questo è. Di turismo scolastico non se ne parla, che poi sarebbe propedeutico al turismo delle famiglie. L’orologio del ‘500, bene o male sulla civica torre c’è tornato ma sono sparuti i gruppetti di turisti ad ammirarlo. In pratica manca una promozione turistica degna di tale nome. Vengono dati appalti qua e là che non funzionano eppure, spendendo quei soldi sul web, sui social, con video realizzati ad hoc la visibilità ci sarebbe. Si è data la gestione dei Musei di Palazzo Buonaccorsi a una ditta (la Meridiana) che curava lo sfalcio delle erbe… per carità, buona volontà tanta ma fermati lì, “dentro le mura del palazzo”. Ora si da la gestione dei Musei a una ditta esterna che pare si terrà tutti gli incassi… che dire? Incapacità? Però c’è stata un’altra capacità, chiamata accoglienza, che ha sbattuto la città sui giornali di tutto il mondo. Peccato sia stata una pubblicità negativa. Insomma, dopo 100 e passa anni, dove siamo?

23 dicembre 2018   

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