Vi raccontiamo “Aminta”, al Lauro Rossi per la regia di Latella

“Il teatro non è comodo” come dice lo stesso Latella. E questo spettacolo non è comodo. Il sipario aperto, un cerchio a terra e una luce che inizia lentamente a percorrere il binario circolare, illuminando con sempre più intensità i quattro attori in scena.

Questo spettacolo non è comodo, per il linguaggio antico che subito colpisce lo spettatore, ma che per magia e bravura degli attori diventa immediatamente comprensibile e diventa esso stesso musica.

 

La trama

La storia narra del pastore Aminta che s’innamora della ninfa mortale, Silvia, ma non viene ricambiato. Dafne, amica di Silvia, gli consiglia di recarsi alla fonte dove si bagna di solito Silvia. Silvia viene aggredita alla fonte da un satiro che si appresta a violentarla, quando interviene Aminta che la salva.

Ma lei, ingrata, scappa senza ringraziarlo. Aminta trova un velo appartenente a Silvia sporco di sangue e pensa che sia stata sbranata dai lupi. Addolorato per la presunta morte dell’amata decide di suicidarsi gettandosi da una rupe. Silvia, che in realtà è ancora viva, ricevuta la notizia del suicidio di Aminta, è presa dal rimorso e resasi conto di amarlo si avvicina al corpo piangendo disperata. Ma Aminta è ancora vivo perché un cespuglio ha attutito la caduta e riprende i sensi, così la vicenda si conclude con il coronamento dell’amore tra i due.

 

Emozioni

Tutta la narrazione è fortemente intrisa di grande sensualità e profonda gioia dei sensi in un crescendo di libertà da ogni remora fisica o morale.

“Perduto è tutto il tempo che in amar non si spende!” e così questo amore senza veli, profondo, carnale viene raccontato e sottolineato dalle parole che diventano carnali esse stesse, e da un basso che esplode in un battito di cuore infernale, che inchioda sulle poltrone e ci fa annaspare e costringe anche il nostro cuore a battere più forte.

Questo spettacolo non è comodo, ma è un inno all’Amore e ai sensi. Innegabile.

Poi nel secondo atto il basso diventa una chitarra elettrica, le parole una canzone rock, e il ritmo diventa un ruggito che ti azzanna alla gola mentre racconta la scena dei lupi  e il dolore di Aminta per aver creduto Silvia morta.

Latella è riuscito nella essenzialità del suo teatro a fascinare tutti gli spettatori che vengono catturati dalla passione del giovane pastore fino al trionfo del lieto fine.

 

Gli attori

Assolutamente da sottolineare la splendida prova dei quattro attori, Giuliana Bianca Vigogna, Matilde Vigna, Emanuele Turretta e Michelangelo Dalisi: mai un attimo di calo nella tensione fisica ed emotiva dello spettacolo, mai un cedimento di fronte a quelle parole così difficile da maneggiare e sempre così scomodi in questo spettacolo non comodo!!!

Ottimo l’impianto scene e luci.
Un grande spettacolo da non perdere nelle prossime repliche.

Lucia De Luca

12 novembre 2018

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