Per rendere meno “irreale” il senso dello schema genealogico pubblicato su “La rucola” n° 237 (scaricabile su internet al link: https://www.larucola.org/wp-content/uploads/genealogia-carlo-magno.pdf) proponiamo brevemente al lettore informazioni su alcuni personaggi in esso riportati, legati al territorio piceno, sempre per dimostrare l’importanza di questa popolazione. Dallo schema di cui sopra si evince come dal Piceno derivino i Merovingi, i Carolingi fino a Carlo Magno, personaggio dove ci siamo fermati nelle ricerche, ripromettendoci, più avanti, di proseguire.
Lucius Nonius Asprenas, vissuto tra l’80 e il 36 a.C. fu un importante generale e console romano amico di Giulio Cesare, proveniente dal Piceno (vedi Wikipedia inglese e spagnola). Di lui scrisse Tacito riguardo a un clamoroso processo, in quanto durante un banchetto organizzato da Aspreno, morirono 130 invitati. Troviamo in Toponomastica Marchigiana di Giulio Amadio, vol. IV del 1955 tre righe riguardo a un luogo denominato Collis Apreni, descritto così: Colle di Aspreno. I Franchi, come ridussero Aspromonte ad Apremont, così ridussero Aspreno ad Apreno. Non specifica dove questo Colle nel maceratese sia posto, forse trovato su una iscrizione. Confidiamo nella memoria popolare per scoprirlo. In ogni caso la famiglia Nonius è stata individuata a Urbisaglia, un personaggio vissuto circa cento anni dopo di Aspreno: Lucius Flavius Silva Nonius Bassus (48/81 d.C.) senatore e militare romano nativo proprio dell’Urbe Picena, ricordato in una iscrizione conservata presso l’abbadia di Fiastra, a commemorare che fu lui a edificare l’anfiteatro che ancora oggi possiamo visitare a Urbisaglia.
Marcus Scribonianus Camerinus, ±50/±69 d.C., non parente diretto di Pupieno, ma cognato di una trisavola, era membro dei Camerinus, una delle famiglie patrizie della gens romana Sulpicia. I Camerini erano originari dell’attuale Camerino, l’abate Colucci nel 1700 ne parla nel suo “Delle antichità Picene”.
Gaius Memmius Caecilianus Placidus, la pronipote dell’imperatore Pupieno, Pupiena Rufina nata intorno al 245 d.C., va in sposa a tal Gaius Memmius Caecilianus Placidus. Guarda caso, c’è sul sito della Provincia di Macerata un interessante articolo (link: http://www.provincia.mc.it/curiosita-cms/antiche-vestigia-citta-di-pausulae/) dove si legge che nei pressi dell’abazia di S. Claudio al Chienti: nel corso di scavi eseguiti a sud-est dell’abazia tra il 1980 e il 1982, sono state rinvenute “etichette plumbee iscritte, usate come contrassegno di produttori o nel tra-sporto di merci, testimonianza dunque di attività produttive e commerciali. Un’altra attestazione di tali attività è rappresentata da un frammento in terra sigillata italica con bollo in planta pedis dell’officina di C. Memmius, vasaio aretino la cui produzione è ampiamente diffusa e attestata nelle Marche”.
Quintus Clodius Germogenianus Olybrius, ±335/±380 d.C.; nei Comuni di Venarotta (AP) c’è la contrada Olibra Incinesca, e a Roccafluvione (AP) c’è Olibra Incinante, che questi Olybrius fossero originari di qui? In ogni caso Quintus sposò una sua parente, Anicia Juliana, membro della famiglia Bassus, sopra menzionata.
Tarrutenio Massimiliano, ±370/±400, fu governatore della Provincia Picenum Suburbicarum a 19 anni, poi vicarius urbi, poi per due volte ambasciatore del senato romano presso l’imperatore. È noto grazie all’iscrizione sulla base di una statua eretta in suo onore dal genero Anicio Acilio Glabrione Fausto (ora conservata presso i musei vaticani). È menzionato nelle prime pagine de “La Reggia Picena” di P. Compagnoni.
Anicius Acilius Glabrio Faustus, ±395/±438, fu console del piceno, genero di Tarrutenio, al quale dedicò la lapide sopra menzionata. La gens Anicia, presente con molti nomi nello schema, è originaria della zona di Norcia.
Julius Agrius Tarrutenius Marcianus – Tarrutenius Marcianus, 4° secolo d.C.; politico romano del V secolo, è noto per una iscrizione posta sulla base, ora perduta, di una statua a lui dedicata dal senato romano dopo che ne aveva fatto parte per 30 anni. I Marcianus sono collegati alla gens romana Marcia, o Marzia, che vide Anco Marzio come quarto re di Roma. Abbiamo nelle Marche i toponimi Marcelli, Montemarciano…
Damnatio memoriae
Avvicinandoci alla data della caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.), si nota che i nomi dei personaggi non sono più tassativamente riportati in latino nelle fonti: siamo nel medioevo, un cambio di guardia che spazza via il passato, come già i Romani avevano fatto con i loro vinti. Purtroppo già dopo l’anno 1000 le lotte di potere utilizzeranno ancora questo strumento di damnatio memoriae, ogni generazione ha la presunzione di ritenersi l’unica depositaria del sapere mondiale e considerare vetusta e scomoda la precedente… Ecco perché sarà difficile ricostruire la storia di Alpaide, madre di Carlo Martello, che troviamo anche nominata Elphide. Avrà a che fare con il culto di San Elpidio, l’anacoreta piceno sepolto a Sant’Elpidio a Mare? Il nome Elpide in verità era già diffuso ai tempi di San Elpidio, si chiamava così anche la madre di San Severino e questo fa pensare piuttosto a un nome di famiglia. Ah preziosi Santi! Più strambe e impossibili sono le loro storie, e più si rivelano interessanti!
Simonetta Borgiani
29 agosto 2018