Il lampione era acceso e dava la misura del buio che ancora avvolgeva quella tranquilla aria d’estate; la mente lo guardava ancora assonnata, confusa da quelle giornate intense così tanto sudate ed attese, che Ti danno –assieme al sollievo– il sapore amaro della vita che passa. Quella foto, rubata all’attimo fuggente dell’imminente sorgere del sole, era lì a svegliare il ricordo non tanto di quel mattino ahimè lontano ma di un intero piccolo mondo che le Persone care –in quel momento giustamente assopite– riuscivano sempre a rendere completo e indimenticabile. Ecco la porta di casa, chiusa con cura evitando rumore. Quante volte avrò visto quel gradino sbeccato che la luce della fioca lanterna ora scopriva e su cui ogni tanto inciampavo specie con gli zoccoli, quando rientravo onusto di cavi, remi e gavitelli; ‘ché quelli no –si rubano– ed è meglio riporli ogni sera senza lasciarli in barca? Ora sta lì, beffardo, in quella foto sbucata davvero inattesa, che restituisce all’improvviso il profumo di mare, con quella salsedine che il corpo di chi gli nasce vicino inconsciamente sospira, quando gli manca. Lo sfondo non c’è, il mattone lo ha quasi cancellato, ma basta che la mente si avanzi ed ecco splendente compare quel piccolo raggio riflesso sullo specchio dell’onde, donato dal chiaro risveglio del sole. La mèta è già lì; le voci degli allegri compari, immemori della dolce sposina, si rincorrono felici pronte a dar vita a una nuova giornata di vita fluente e radiosa. Presto, presto, occorre far presto! Perché hai perduto quegli attimi a fotografare un lampione? Non vedi che le altre barche sono già al largo? Salpa l’ancora, accendi il motore, prepara le canne e gli ami! E le esche? Dove le ho messe? “Marcello, non dovevi portarle Tu?” – “Eccole, malfidato”. Bigattini contorti, prede gustose per le voraci bocche delle mormore dalla carne deliziosa. Il sole si alza. Lo stupore per quel rosso colore di nebbie fuggenti lascia presto il suo posto alla certezza che subito sarà caldo e cocente. Ma che bello! Il verde delle pinete si sposa con l’azzurro incontaminato delle baie del Conero, il suo profumo è un balsamo inebriante e non importa se il tuo pesce preferisce le profondità del mare al richiamo del sole. La vita è bella anche così. Perché mi sarà capitata fra le mani questa foto? Forse per farmi piangere un altro po’, ma va bene lo stesso.
Giuseppe Sabbatini
16 agosto 2018